-Quanto, dottore?-
-Tre mesi.-
-Solo...solo tre mesi...-
-Mi dispiace.-
Le voci si smorzarono di colpo, rimpiazzate dal rumore di alcuni passi che si dirigevano nella mia direzione, staccai l'orecchio dalla porta, affrettandomi verso il letto, cercando di contenermi. Non dovevo piangere, non ancora. Forse non parlavano di me, giusto? Forse...Forse parlavano di qualcun altro. Si, di sicuro stavano parlando di qualcun altro, senza ombra di dubbio.
Bussarono.
-Avanti.- sussurrai, tentando di mantenere la mia voce ferma.
Mia madre fece capolino dalla porta. A differenza dei giorni precedenti, sulle sua labbra non c'era un sorriso tirato, buttato lì come mero tentativo di sostenermi. No, in quel momento c'era solo la sua espressione affranta, gli occhi gonfi, il naso arrossato.
-Frank...- Il suo tono era basso, il mio nome pronunciato con sofferenza. Strinsi le palpebre più forte che potei. Stai calmo. Stai calmo.
-S-sì?-
Fece qualche passo verso di me, sedendosi sul bordo del letto. Ora le lacrime le rigavano le gote. Non si sforzava nemmeno di trattenerle, e tutto mi era chiaro. Poggiò una mano sul mio ginocchio, coperto solo da quel sottile strato di lenzuola bianche.
-Frank, ho...ho parlato con i dottori e...- Si fermò di botto, incapace di proseguire, portandosi il pugno alla bocca, mordendosi appena il pollice, le labbra che tremavano per il pianto silenzioso.
-Sopravvivrò?- Domandai, una punta di speranza appena udibile. Ci speravo, ci speravo davvero. Non volevo morire, no, non ero pronto.
Lei mi guardò attraverso quei suoi occhi velati, e dopo secondi interminabili, scosse la testa, abbandonandosi alla disperazione, lasciandosi cadere in avanti, la fronte sorretta dai palmi delle mani.
In quel momento, una lacrima solitaria riuscì a creare una breccia tra la muraglia d'apatia e finto coraggio che avevo costruito in tutti quei giorni passati in ospedale.
In quel momento, crollai.
***
Non voglio morire.
Non voglio morire.
Non voglio morire.
Non ancora.
Non ho ancora vissuto davvero.
Non ho ancora fatto ciò che volevo fare.
Non voglio morire.
Non ancora.
Le tenebre mi circondavano. Tutto ciò che riconoscevo era l'oscurità.
Forse ero cieco. Forse ero già morto.
L'unica cosa a cui potevo pensare era quel desiderio, quell'unico desiderio che mi era rimasto.
Non volevo morire.
Udii delle urla poco distanti, udii un frastuono assordante.
Mi facevano male le orecchie.
Provai ad aprire gli occhi, ma era come se il mio corpo si fosse dissolto nel buio.
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The Devil's Gift.
FanfictionA Frank, 17 anni, rimangono solo tre mesi di vita. Ha ancora così tante cose da fare, così tanti progetti da realizzare. Non é pronto a morire, non vuole morire. E sarebbe disposto a qualsiasi cosa, pur di vivere, pur di inseguire i suoi sogni. Anch...