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«Hai sentito anche tu?» disse Maybelle, tutta tremolante.
«Si.» rispose lentamente il fratello. «Vado a vedere di sotto e in giardino.» si alzò dal letto.
«No no no!» la ragazza iniziò ad agitarsi e lo prese per il braccio, tirandolo verso di lei.
«Non lasciarmi da sola, ti prego.» le si spezzò la voce e una lacrima scese sulla sua guancia.
«Tornerò subito, amore. Tu sarai al sicuro, okay?» si poteva vedere benissimo che Graham non era sicuro di quel che stava dicendo ma cercò di nasconderlo, girandosi velocemente e mordendo le sue labbra.
I riccioli oramai troppo lunghi gli erano finiti sugli occhi e sbuffando, li tirò via.
Scendendo le scale, ebbe un brutto presentimento ma non ci fece caso.
Continuò a scendere le scale con una lentezza esagerata e sospirò di sollievo quando non vide nessuno né in salotto né in cucina.
Maybelle cercò di calmarsi e si mise un cuscino sulla faccia.
Fece respiri profondi fino a quando una mano si posò sulla sua guancia mezza scoperta.
«È tutto apposto Graham?» tolse il cuscino e cercò di urlare ma la sua bocca venne coperta prima che potesse emettere ogni tipo di suono.
Davanti a lei non c'era suo fratello Graham con i rassicuranti e dolci occhi verdi smeraldo, ma un ragazzo biondissimo con degli occhi azzurri freddi e minacciosi.
Era l'azzurro più chiaro che avesse visto, come il colore del ghiaccio, quasi trasparente.
Collegò tutti gli eventi e realizzò.
Lui era il killer ed aveva organizzato tutto per far andare via suo fratello e ucciderla.
Iniziò piangere e tremare allo stesse tempo, mentre si chiedeva dove fosse suo fratello.
Aveva una paura tremenda e lo stava mostrando fin troppo bene al ragazzo davanti a lei.
Tolse lentamente la mano del ragazzo dalla sua bocca e lo supplicò.
«Ti prego! Farò quello che vuoi ma non uccidermi! Ti prego! Non ho fatto nulla di male!» lo guardò negli occhi in cerca di una reazione che non arrivò.
La guardò per orecchi secondi negli occhi e rilasciò un ringhio.
«Dannazione! Forza, tuo fratello starà fuori per ancora qualche minuto quindi prendi la borsa più grande che trovi e mettici più cose che puoi. Prendi il cellulare e le cose essenziali. Muoviti!» quasi urlò, guardandola minacciosamente e prendendola per il polso, pur sempre cercando di non farle del male.
Quella ragazza aveva qualcosa di diverso, non aveva niente a che fare con i motivi delle sue azioni (del perché uccideva) ed evidentemente aveva fatto i calcoli sbagliati.
Gli faceva pena. Non sapeva bene il motivo ma quelli erano i fatti.
Non provava quell'inconfondibile istinto di ucciderla.
Sentiva come una forte voglia di confortarla, di togliere quelle lacrime che continuavano a scenderle sul viso.
«Cosa dirò a mio fratello?» singhiozzò forte e cadde a terra sulle ginocchia, prendendosi la testa tra le mani.
Era indeciso sul da farsi. Le emozioni contrastanti che sentiva dentro lo facevano confondere.
No era di sicuro di quel che stava facendo, ma si avvicinò a lei e le posò una mano sul braccio, accarezzandola leggermente.
«Gli dirai che una tua vecchia amica di Londra sta molto male e che vuoi andare da lei. Ti giuro, te lo giuro su ogni cosa che ho che lo rivedrai.» Maybelle lo fissava, rapita dal suo sguardo.
Non era più il burbero e freddo killer di prima, in quel momento era un ragazzo normale che cercava di consolarla.
Si rese conto che il suo comportamento era strano e tornò lo stesso stronzo di prima.
«Muoviti, ti aspetto alla mia macchina.» lo strano e spaventoso ragazzo di cui non sapeva ancora il nome uscì dalla finestra e Maybelle sospirò.
Prese il borsone, il cellulare e il caricabatterie mente si infilava una giacca pesante.
Corse giù e passò davanti a suo fratello.
«Graham non fare domande! Una mia vecchia amica di Londra sta molto male e devo andare da lei. Giuro che cercherò di tornare al più presto. Ti voglio un mondo di bene.» lo strinse in un veloce abbraccio e corse via con le lacrime che le scendevano sulle guance senza dargli il tempo di replicare o dire qualcosa.
Si guardò intorno e vide il biondo appoggiato ad una macchina, mentre la guardava da lontano con le mani nelle tasche.
Lei esitò un attimo ma poi camminò in avanti lentamente, cercando di non crollare in uno dei suoi attacchi di panico davanti a lui e fare scenate.
Il ragazzo la fece salire in auto dalla parte del passeggero e dopo corse velocemente verso il lato del guidatore, partendo con molta velocità e facendo anche molto rumore.
Destinazione: aereo porto.

[ecco qua il capitolo quattro, mamma mia è stato un parto.
Sono stata tutto il giorno a lavorarci sopra anche perché non avevo 10 minuti di fila di tempo per scrivere.
Alla fine ce l'ho fatta e boh spero che vi piaccia.
Y xx]

4.35 am » lrhDove le storie prendono vita. Scoprilo ora