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«Posso sapere dove stiamo andando?» sussurrò quasi impercettibilmente Maybelle.
«A Londra. Devi aiutarmi a fare una cosa.» rispose tranquillamente, lanciandole degli sguardi alternati alla strada.
«Fare cosa?» si allarmò all'istante. Si rese conto di essere in macchina da sola, con un assassino di cui non sapeva nemmeno il nome o come facesse a sapere così tante cose su di lei.
In quel momento le tornò in mente che lui sapeva che lei e suo fratello erano di Londra. Ma come faceva?
Poche persone lo sapevano ma erano le più fidate del mondo e non sarebbero andate a dirlo in giro così senza un motivo.
«Niente di preoccupante, puoi stare tranquilla.» le posò una mano sul ginocchio con una calma che metteva paura. Sembrava tutto fin troppo tranquillo.
«Qual è il tuo nome?» gli chiese, fissando insistentemente le sue mani rovinare da numerose cicatrici.
Chissà come se le è procurate, pensò la ragazza dentro di se.
«Non ti deve interessare.» da un momento all'altro, tornò freddo e distaccato, cosa che fece rattristare May.
La piaceva ricevere attenzioni, nel senso di essere accarezzata e abbracciata dolcemente.
Non era mai stata completamente da sola, avendo avuto un fratello come Graham accanto.
Per questa cosa, Maybelle lo ringraziava e malediceva allo stesso tempo, perché anche se l'aveva protetta da alcune cose, la rendeva vulnerabile ad altre per colpa dell'ingenuità.
Il biondo portò le mani sul volante e lo strinse così forte da far diventare le nocche bianche, facendo spaventare Maybelle.
Si schiacciò contro la portiera, appoggiando la testa contro il finestrino e cominciando a piangere.
Le mani le tremarono freneticamente e cercò di nasconderlo, coprendole con la sciarpa che teneva sulle mani.
Il ragazzo sospirò ma rimase in silenzio.
L'aereo porto era vicino, mancavano solo 15 minuti di viaggio.
Maybelle si torturò le mani e provò a calmarsi, senza risultati.
Prese un respiro profondo e metabolizzò il tutto.
Era stata rapita dal killer più ricercato della California, la stava portando a Londra (quasi dall'altra parte del mondo) perché doveva aiutarlo a fare qualcosa che nemmeno sapeva.
«Hai il passaporto con te?» chiese il ragazzo con voce soave. Divina, l'avrebbe definita Maybelle.
Lei restò in un attimo di troppo a guardare il profilo ben delineato del biondo.
La mascella era affilata e le ciglia lunghe facevamo ombra sulle guance quando sbatteva le palpebre.
Lui girò il viso e le regalò un sorriso tra il divertito e il dolce.
Maybelle arrossì leggermente e rispose con un "si" affrettandosi a prendere il passaporto e mostrarglielo.
«Va bene tesoro, ci credo.» le spostò una ciocca di capelli castani dagli occhi e si girò velocemente, sentendosi in imbarazzo per il gesto che aveva compiuto.
Non era solito a comportarsi così ma con lei gli veniva naturale. Fin troppo.
Arrivarono al tanto atteso aereo porto e scesero, portando con loro borsoni e valigie.
Fecero il check-in e ogni controllo da fare prima di salire sull'aereo e sedersi ai loro posti.
Il biondo aveva prenotato uno di quegli aerei last minute ed erano riusciti ad accaparrarsi la prima classe.
Maybelle era così stanca che appena si sedette al suo posto, le si chiusero gli occhi.
«Luke, il mio nome è Luke.» sussurrò una voce accanto a lei, è quella fu l'ultima cosa che riuscì a sentire prima di addormentarsi.
[capitolo 5 omg.
Non mi piace particolarmente apparte quel "va bene tesoro" urleggio.
Spero che vi sia piaciuto più di quando piace a me e..beh ciao!
Y xx]

4.35 am » lrhDove le storie prendono vita. Scoprilo ora