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L'odore di caffè invade le mie narici.
Bethany è seduta nel tavolo in fondo al locale.
<<Buongiorno!>> la saluto. <<'giorno>> ricambia lei.
<<Vado io ad ordinare, cosa prendi?>> le chiedo. <<Un cappuccino con panna e cannella. Aspetta che prendo i soldi>> tira fuori dallo zaino i soldi per pagare e vado alla cassa.
<<Buongiorno, vorrei due cappuccini con panna e cannella grazie.>>
<<Nomi?>> chiede. <<Carol e Bethany >> rispondo.
<<Okay, vi chiamiamo quando sono pronti.>>
Pago e torno al tavolo.
Dopo qualche minuto Bethany si alza e va a prendere i cappuccini. Mentre beviamo parliamo del più e del meno.
Usciamo da Starbucks e ci avviamo verso la scuola, il cancello è già aperto, ciò significa che siamo un po' in ritardo, ma non importa.
Il professore è seduto alla cattedra, in classe ci sono solo cinque persone, io e Bethany ci guardiamo stranite.
<<Buongiorno ragazze, i vostri compagni hanno pensato di starsene a casa oggi. Se volete andarvene fate pure, tanto è una perdita di tempo stare qui l'ultimo giorno.>> Ridacchia.
Il Professor Scott è uno dei più simpatici della scuola.
Incredule usciamo dalla classe augurando al professore delle buone vacanze.
Usciamo dalla scuola assaporando il primo giorno di libertà.
<<Carol, facciamo un giro?>> mi chiede Bethany.
<<Si certo.>> rispondo.
Dopo aver girato qualche negozio siamo esauste. Guardo l'orologio e sono già le 10.30.
<<Carol io vado. Mi ha chiamata mia mamma e mi ha detto che ha bisogno in negozio, ne approfitto e vado ad aiutarla. Ci vediamo stasera, ceniamo insieme?>>
<<Si va bene, a stasera allora!>> la abbraccio e vado a prendere la metro per andare a casa, non prendo il pullman perché ci mette troppo.
Mentre scendo le scale noto un ragazzo con il cappellino e le cuffie che mi guarda. Ha gli occhi grigio-azzurri e i capelli castano chiaro. È davvero strano. Indossa dei jeans neri strappati, una t-shirt bianca e le converse nere. In testa ha un cappellino con la visiera girata al contrario nero con una scritta bianca e verde. È dannatamente bello. Beh mi sta ancora fissando. E io fisso lui.
Oh merda.
Distolgo lo sguardo e arrossisco. Si sta avvicinando e guarda i miei piedi.
Guardo anche io in basso e mi rendo conto che mi è caduto il telefono.
Si avvicina e lo raccoglie.
<<Ecco, tieni.>> dice porgendomi il telefono.
<<Beh...io...>> balbetto <<Io ti ringrazio>> dico imbarazzata.
<<Stà più attenta la prossima volta. Per fortuna è ancora intatto.>> sorride.
Non ho mai visto un sorriso così bello.
Mi saluta con un cenno del capo e si allontana.
Salgo sulla metro e lui si siede vicino a me. Cerco di mantenere la calma. Poi lo guardo e senza riflettere dico <<comunque piacere, Carol>>
Perchè non me ne sto zitta?
<<Brandon>> si presenta lui.

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