6. Rosa nera

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Il giorno dopo non andai a scuola,
Ovviamente,
E Sofia se lo aspettava,
Perché non mi ha ne chiamato ne scritto ne cercato in nessun modo.
Non volevo rivedere tutti quelli che lo conoscevamo e sarebbero corsi da me a farmi le condoglianze.
Le condoglianze.
Mentre penso questa parola
Un vortice di altre parole mi vengono in mente.
Ad esempio:
"Condoglianze è da vecchi."
"Condoglianze è per i morti."
E poi mi ricordo tutto.
L'incidente, la telefonata di Giulia; sua madre.
Le lacrime, i pianti, tutto.
Non andai a scuola per un'altra settimana e poi ne fui obbligata.
Entrando in quella porta mi sentivo osservata.
Forse perché ero in pigiama,non truccata ed ero un mostro.
Oppure perché mi conoscevano tutti come "la ragazza di Carlo".
Probabilmente per tutti e due i motivi.
Quando entrai nella mia classe sentii di nuovo quella fitta al cuore di quando Giulia mi avvisò.
Sul suo banco,
C'erano fiori.
Tanti fiori colorati.
E davanti ad essi, un bigliettino.
Con scritto "ci manchi Carlo."
Le lacrime mi tornarono agli occhi,uscii un attimo dall'aula ed andai in giardino.
Presi una rosa nera.
Dalla coltivazione del preside, rientrai in classe e la misi sopra a tutti quei fiori colorati.
Non dovevano essere colorati.
Subito dopo mi resi conto che avevo pianto, appoggiato la rosa nera sul banco, e pensato a voce alta davanti al mio professore di italiano, il preside,la vicepreside e tutti i miei compagni;
Che alla saputa del mio rientro a scuola erano tutti corsi a parlarmi.
Ma io non ascoltavo nessuno.
Vedevo le bocche muoversi senza sentire alcun suono.
Sentivo la voce di Carlo.
Che mi diceva di stare tranquilla e che c'era lui con me.
Mi guardavo in torno cercandolo ma non c'era.
Non c'era.

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