✖️

26 4 2
                                    

Non ho trovato nulla che possa uguagliare Jonas.
Ma perché farlo? Insomma, se una cosa ti da piacere perché respingerla?
Forse perché provare il dolore di perdere qualcosa, ma al contempo il desiderio di averla, ci fa sentire vivi. Ci ricorda che ciò che stiamo vivendo è reale è ineguagliabile.
Voglio vederlo. Ora.
Vado a casa sua.
Una villetta a schiera in mattoni, circondata da un giardinetto ricco di rose rosse, bianche e rosa. È così armoniosamente celestiale e perfetto.
Busso alla porta in legno finemente inciso.
Apre una signora bionda, con il volto segnato dall'età ma ancora che risplende di bellezza e via.
I capelli biondi rilegato in uno chignon disordinato, un sorriso smagliante ma stanco.
Ha un grembiule giallo con fiori rossi stampati sopra, le ciabatte che le signore indossano a casa, quelle con i buchi sopra. Sorrido pensando a quelle di mia madre: identiche solo di colore diverso.
-Salve cara, hai bisogno di qualcosa?
-Salve. Scusi se la disturbo, c'è Jonas? -lanciò uno sguardo oltre le sue spalle.
Vedo il salotto. Un divano rosso e il camino acceso, molto confortevole. Ma di Jonas non c'è traccia.
-Oh, no. È andato al Jolly North Club con Jordan, Nathan, Mood e Clark per mangiare qualcosa tutti insieme. Vuoi entrare? -mi rivolge un sorriso gentile.
-No... la ringrazio molto. Buona serata, signora McTomson. -la saluto con un gesto della mano e sfilo via nella notte, diretta al Jolly North Club.
Le strade di sera sono così lugubri: marciapiedi i cui bordi esterni sono illuminati dalla luce fioca dei lampioni, la quale si riflette anche su un pezzo di strada.
Un rivolo di paura mi scorre lungo la schiena. Sono sola, al buio sulle strade della periferia di Miami. Non è un bel posto di notte.
Arrivo davanti al locale: luci colorate si riflettono sull'erba e un acre odore di candeggina si dirada dal retro.
Ed eccolo lì.
Sul muretto vicino al Club, con Mood, Jordan, Nathan e Clark.
Ma ha un'espressione arrabbiata. Infuriata. Sta gridando contro a Mood, Clark e Jordan.
Ha in mano qualcosa. Qualcosa di tremendo.
Con orrore mi rendo conto di cos'è.
Una siringa.
Ai suoi piedi ci sono alcune pillole bianche.
Jonas... Jonas si droga.
D'un tratto, come si sentisse osservato, si gira verso di me esterrefatto. La bocca semi socchiusa, le braccia che tremano. Lascia cadere a terra la siringa troppo scioccato per dire qualsiasi cosa.
Mi porto le mani alla bocca e corro via.
Avevo ragione: mai affidarsi a qualcuno.
Non bisogna mai fidarsi di nessuno.
Sono di nuovo caduta nella trappola dell'innamorarsi. Di nuovo un ragazzo mi ha ferita. Di nuovo. Di nuovo.
Sbagliare serve a ricordare a se stessi quanto si è stupidi nel non imparare dagli errori fatti in passato.
Sento che mi corre dietro, che mi chiama. Tra poco mi raggiungerà.
Ho paura di lui.
Non ho mai avuto veramente paura.
Ma un drogato è instabile. Incontrollabile.
Due mani possenti mi prendono per la clavicola e mi bloccano.
Urlo e mi dimeno, ma non serve a nulla: è troppo forte.
Mi gira verso di lui.
Non ha gli occhi di un drogato. Non ha l'espressione di un drogato. Sembra semplicemente Jonas.
-Lasciami. Lasciami, mi farai del male.
Gli occhi mi si inzuppano di lacrime.
Lacrime salate che mi rigano le guance.
-Elly. Io non sono, non sarò mai, un tossicodipendente. Mai.
Alzo lo sguardo. Mi lascia e mi asciuga delicatamente le lacrime.
-Ma tu avevi la siringa in mano...
-Quei quattro idioti. Nel locale hanno conosciuto uno ragazza tutta tatuata che ha fatto un po la... Provocante, con loro e si sono lasciati andare più del dovuto. Io li stavo solo ricordando che si sarebbero ammazzati se ci avessero preso gusto.
Un ondata di sollievo, felicità mi travolge.
Ma non sono sorpresa. Da qualche parte, sapevo che infondo non era così stupido da rifugiarsi nella droga.
Mi abbandono su di lui.
Lo abbraccio. Gli metto le mani fra i capelli. Annuso il suo profumo.
Cannella e... freschezza.
-Pensavi veramente che fossi così?
-Non completamente. -gli sorrido.
-Per quanto riguarda ciò che è successo oggi... -scosta lo sguardo dal mio viso, lievemente imbarazzato. 
-All'inizio ti odiavo. Ma poi ho capito che quell'odio era soltanto desiderio. Desiderio di averti.
Mi guarda. Mi contorna i fianchi con le braccia e china il suo viso sul mio.
La sua bocca sulla mia.

Scherzo cosmicoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora