- Qui c'è gente che potrebbe uccidermi per quello che sto per dirti - disse lui avvicinandosi sempre di più a me, ero confusa e il mio stato confusionale aumentava mano mano che si avvicinava a me. Ero a disagio, la sua presenza mi faceva avere una strana stretta alla bocca dello stomaco e non riuscivo a capire perchè tutte quelle sensazioni di disagio mi attraversavano il corpo; brividi mi percorsero le braccia e mi fecero squotere le spalle, mi spostai i capelli dagli occhi e li feci rimbalzare da una parte all'altra della stanza - Ti vedo spaesata, ti ci abituerai. Vieni, andiamoci a sedere così ti racconto tutta la verità - continuò osservandomi per poi prendermi la mano e accompagnarmi gentilmente verso un divano di pelle dorata che sembrava molto antico.
- Ti hanno sempre ripetuto che al mondo esistono solo Americhe e Europa, giusto? - disse lui togliendosi il cappello - Esatto - dissi senza mezzi termini - Puoi toglierti le cuffie? Sai, trasmettono tutto quello che senti e non vorrei essere individuato, hanno allertato il migliore Eraser di tutti per captare tutto il possibile su quello che sto per rivelarti - continuò facendomi cenno di sfilarmi le mie tras-riceventi di dati, le tolsi e le sconnessi subito, avevo un'ottima memoria quindi avrei ricordato senza fatica tutto ciò che mi avrebbe detto anche senza una registrazione - Fatto, ora puoi parlare - dissi ripiegandole, non sospettava minimamente che ero io quell'Eraser; avrei potuto farmi rivelare il minimo e poi prenderlo di sorpresa per cancellare o modificare i dati in suo possesso, ma prima volevo sapere tutto: perchè questi dati erano di vitale importanza per l'H-TEC, perchè ne era entrato in possesso lui? Cosa contenevano? Lo guardai intensamente, cercando di capire quali misteri nascondeva nella sua testa, mentre si passava una mano in mezzo ai capelli, rendendoli ancora più spettinati di com'erano.
- La H-TEC ha creato una comunità chiusa, le Americhe e l'Europa sono solo una minima parte dell'impero che vuole costruire - disse dopo un po', sospirando appena - Ha impedito la fuga dei dati più complessi e rinchiuso o cancellato definitivamente quelli di maggior valore e tutto questo per poter controllare l'intera umanità - lo guardai scossa, l'H-TEC era stato inventato per mantenere la pace dei popoli e prevenire guerre con conseguenti impoverimenti e malattie, o almeno così mi era stato insegnato molto tempo prima - Ha reso tutti più controllabili e manovrabili a piacimento perchè ha eliminato diverse caratteristiche di vitale importanza che rendevano un individuo diverso da ogni altro - disse ancora giocherellando con il berretto che aveva tolto, le sue mani erano molto belle quasi come quelle di chi aveva compiti delicati come bicchieri di cristallo puro e le dita affusolate avevano una stretta forte e decisa; come faceva ad avere due caratteristiche, così contrastanti tra loro, in un'unica parte del corpo? Era affascinante vederlo piegare le dita e muovere le mani, era come una danza delicata e ipnotica al tempo stesso. Si zittì per qualche istante, troppo preso a osservare il suo cappello torto dalle sue stesse mani, all'improvviso si rabbuiò brevemente, durò pochi attimi ma vidi un'aria molto tesa in lui. Forse stava capendo che stavo per coglierlo con le mani nel sacco? Mi stava per rivelare un segreto Nazionale? L'aria tesa sparì, così com'era arrivata, in un soffio di vento. Una finestra era aperta e gli spifferi arrivavano sin lì facendoci scompigliare i capelli - Sai che cosa significa H-TEC? - mi chiese, io annui; quella era una domanda scontata, sapevano tutti cos'era. - High Tecnology and Economical Computer - risposi meccanicamente sentendo bruciare il polso destro, come se dicendolo avessi evidenziato qualcosa e attivato un rilevamento - E se ti dicessi che in realtà la sigla è una copertura? Che leggendola in un altro modo significa cose molto brutte? - mi chiese - Sei convinto di quello che dici? - dissi sempre in attesa di risposte concrete - Sapevo che mi avresti fatto questa domanda, ho fatto bene a portarti qui, ero sicuro che mi avresti dato ascolto - rispose enigmatico lasciando vagare lo sguardo per la piccola stanza - Cosa significa la sigla in realtà? - chiesi spostando le mani e mettendole sulle ginocchia, inavvertitamente alzai la manica del cappotto di lana e sul mio polso brillò il chip che mi aveva messo Aureo quella mattina; quello che avrebbe dovuto solo autorizzarmi a fare viaggi e prendere quello che mi serviva, in realtà era un localizzatore a distanza e i piccoli suoni che stava emettendo erano sempre più udibili.
Fenix mi guardò spaventato, forse aveva capito che ero io l'Eraser mandato a recuperarlo e che lo stavo cercando. Si alzò immediatamente e corse via dalla stanza, salì di fretta le scale e uscì dalla porta lasciandola spalancata. Mi alzai, subito dopo la sua reazione, e lo rincorsi per non perderlo di vista, ma salite le scale trovai solamente il suo berretto in terra.
Dopo pochi minuti il suono nitido del chip si interruppe bruscamente e alzando gli occhi dal cappello rividi finalmente la mia guida robotica.
- Avevo trovato i dati! - gli dissi ad alta voce mostrandogli il berretto - Erano qui qualche secondo fa! Sarei riuscita a... - continuai per poi fermarmi, già, sarei riuscita a....cosa? Cosa sarei riuscita a fare o a farmi dire? pensai - Ti avevo persa di vista, temevo di non trovarti, così ho dovuto attenermi al codice delle evenienze e attivare il chip che ti ho impiantato nel polso - disse Aureo interrompendo i miei pensieri - Il localizzatore funziona - dissi monocorde mettendo il cappello nello zaino. Guardai le chiusure a lacci, erano vecchi ma ancora forti, che sia stato quest'oggetto del mio bis-bis nonno a portarlo velocemente ad avere fiducia in me? Che i dati abbiano a che fare con il passato? E se avrebbero a che fare con gli Hikers? Queste erano alcune delle domande che cominciai a farmi dopo quell'incontro.
Aureo illuminò il display mostrando un puntino blu fermo sullo schermo - Ho rintracciato il segnale dei dati - disse svolazzandomi intorno - Andiamo, ci infiltriamo e completiamo la missione - continuò fermandosi a vedere la mia reazione; annuì rimettendomi lo zaino in spalla - Fai strada - dissi fermamente, lui cominciò ad andare verso il punto che aveva individuato; mano a mano che ci avvicinavamo il riflesso dei palazzi mi accecava sempre di più, mi resi conto che stavamo andando sempre più all'interno dell'area industrializzata in cui spiccava un palazzo altissimo; tutti gli edifici vicini in confronto sembravano pallide copie dell'immenso palazzo dorato. La scritta 'H-TEC' brillava fulgida quasi in cima, verso la punta. Per un momento pensai che i calcoli di Aureo fossero errati, i dati non potevano assolutamente essere nel palazzo principale e stazionario della H-TEC di Praga: li avevo visti fuggire di gran carriera, poco prima, per le vie della città! - Aureo sei certo che siano qui dentro i dati che stiamo cercando? - chiesi appena ci fummo fermati proprio davanti alla sede centrale del computer - Sono un robot, i mie dati non sbagliano mai - disse mostrandomi nuovamente il display: ora i puntini erano due, rosso e blu. Quello rosso lampeggiava su quello blu, eravamo veramente arrivati. Non è possibile, continuai a ripetermi nella testa mentre le porte scorrevoli ci lasciavano entrare, scivolando lente sui cardini, nella hall - Benvenuti visitatori alla sede principale della H-TEC di Praga, sono Li-5.2 ma potete chiamarmi Litium, sono il guardiano dell'entrata e responsabile di questa struttura - ci disse un robot alto all'incirca un metro e mezzo che aveva indosso un buffo vestito a pinguino - Salve unità robotica Li-5.2, sono Au-09 - disse Aureo - Io sono 37153 - dissi io imitandolo - Cosa posso fare per voi? - - Abbiamo bisogno di accedere al database dei dipendenti, abbiamo l'autorizzazione - disse Aureo alzandomi la manica e mostrando a Litium il chip - Bene, vogliate seguirmi prego - disse portandoci con se in una stanza buia . Ci mostrò tutte le persone che lavoravano lì e scoprimmo una falla nel sistema: l'ufficio 190 aveva violato il codice della H-TEC introducendoci dati estranei. L'avevamo beccato. Fenix non avrebbe avuto scampo. Non ci rimaneva altro che prenderlo in flagrante. Andammo nell'ufficio. Aveva la luce accesa, un uomo stava bruciando il suo computer e una pila di fogli lì accanto - L'H-TEC deve cadere! A morte la H-TEC! - gridò quando entrammo nella stanza. Aureo lo stordì e lo catturò mentre io rimanevo allibita sulla porta. Fenix non era lì. Possibile che non sia lui e mi sia sbagliata?, mi domandai accasciandomi a terra incredula, eppure ero sicura che lui potesse avere le risposte che cercavo. Dovevo trovarlo, c'era qualcosa in lui che mi spingeva a cercarlo, era come un magnete e io ero inevitabilmente attratta dal suo comportamento: Perchè?
Interrogammo l'uomo, ma le poche informazioni ricavate non placarono l'orda di domande che si affacciavano sulla mia mente, ne fecero arrivare molte altre. Era il padre, aveva creato lui i dati Fenix e poi gli avevano cancellato la memoria. Aveva deciso che quei dati non andavano archiviati e prima che potessero cancellargli tutto ne salvò un backup che consegnò al figlio. Purtroppo poi lo aveva distrutto proprio nel momento in cui eravamo arrivati. Ci disse che l'unico ad avere una copia era il figlio, quel ragazzo che io avevo incontrato e che lui aveva chiamato così perchè gli ricordava vagamente qualcosa d'importante. Dovevo ritrovarlo. Non dovevo farmelo scappare ancora.
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2321 - To past From Future -
Ficção CientíficaLa tecnologia ci ha completamente soggiogato a volte sembra più che sia lei a controllare noi che il contrario, la scuola non esiste; si studia a casa con i file del ministero H-TEC ovvero un gigantesco computer costruito nel 2100 che ha preso il po...