Capitolo Secondo (Prima parte)

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Decise di prendere solamente il necessario per la sua partenza. Prese la valigia più grande che possedeva e ci mise dentro pochi vestiti. Non ne aveva molti, per fortuna. Aveva da parte abbastanza soldi per sopravvivere e nel frattempo cercare lavoro. Tutto quello che aveva in casa lo avrebbe dato in donazione a qualche Associazione. Non voleva più nessun legame con tutto ciò che era la sua vita prima di quella decisione. Lasciò tutto com'era. Diede un'ultima occhiata alla casa, ai luoghi della sua infanzia e si chiuse la porta alle spalle.

Stava andando a piedi alla stazione con la valigia e lo zaino in spalla quando una macchina si accostò a lei. Era Alex.

Il suo volto era una contrazione di muscoli e terrore.

- Audrey, ma dove stai andando?- scese dalla macchina e le si parò davanti. Audrey voleva solamente continuare per la sua strada e fece per schivarlo.

- Non sono affari che ti riguardano!- disse in tono glaciale.

- No, adesso tu mi ascolti – le tolse con violenza la valigia dalle mani,

- Ho bisogno di parlarti. Sali in macchina – il suo tono era perentorio. Il cielo minacciava pioggia e Audrey decide di ascoltare una volta per tutte quello che aveva da dirle, prima di lasciarsi alle spalle anche lui.

Sospirò guardando Alex dritto negli occhi. Annuì lentamente e i muscoli di Alex si rilassarono in tutto il corpo.

Il ragazzo caricò la valigia in macchina e Audrey si accomodò nel posto accanto al guidatore.

- Ti ascolto – disse guardando dritto davanti a sé. Provava emozioni contrastanti nei confronti di Alex. Era stato il suo unico vero amore. Con lui era stato amore a prima vista, ed era stato sempre presente in ogni momento fragile. L'aveva sorretta, sostenuta ed incitata.

- Voglio solamente che ascolti quello che ho da dirti. Prima fammi finire il discorso poi potrai rispondermi, se avrai qualcosa da dirmi. Che non siano parolacce ... anche se me le merito – sussurrò.

Audrey non proferì parola alcuna.

- Sono stato uno stupido per quello che ho fatto. Tu non te lo meritavi per niente. Credimi, non c'è un motivo per cui io lo abbia fatto. Io ... - Audrey fece per ribattere. Era furiosa, ma Alex le mise una mano sulla bocca.

- Ti prego, fammi finire. Quel giorno avevamo bevuto un po' mentre preparavamo la cena per la sera. Stavamo ridendo e scherzando- poi improvvisamente Susan si è avvicinata e mi ha baciato. Io mi stavo chiedendo che cavolo stessimo facendo. Invece di fermarmi, io ... ho continuato. Ho risposto al suo bacio. Lei si è spinta oltre e non sono riuscito a fermarmi. Audrey, io non la amo. È stato solamente uno sfogo. Amo te e non mi importa assolutamente niente di lei. Ti prego di credermi e di perdonarmi, se ci riuscirai. Ho toppato alla grande questa volta e me ne rendo conto- il tono del ragazzo era pieno di dispiacere e di vergogna. Tentò di prendere la mano di Audrey ma lei la tolse di scatto. Eruttò come un vulcano dormiente da troppo tempo.

- E tu credi davvero che io possa perdonarti per una cosa del genere? Con la mia migliore amica oltretutto. Tu ti stai sbagliando alla grande. Mi fidavo di te e non pensavo che saresti arrivato a tanto. Forse un giorno potrei perdonarti ma non puoi pretendere che lo faccia ora – fece per scendere dalla macchina, le lacrime le scendevano sulle guance, ma Alex la afferrò.

- Audrey, io ti amo – Alex la baciò teneramente.

Per un attimo la ragazza si abbandonò a quel dolce bacio. Chiuse gli occhi e annusò il suo profumo. Si staccò da quelle labbra che aveva tanto amato. Il volto di Alex era rigato dalle lacrime.

- Alex, mi dispiace. Ma non ti posso perdonare -.

Il ragazzo capì per la prima volta in vita sua che gli errori si pagavano amaramente. Soprattutto se di mezzo c'era la persona che amavi di più al mondo.

- Ti ritroverò un giorno, Audrey – sussurrò, piangendo.

Audrey scese dalla macchina, prese la valigia e camminò sotto un incessante pioggia, diretta verso il suo destino.

Il treno viaggiava veloce e il paesaggio, fuori dal finestrino, cambiava velocemente. Direzione Francia. Audrey la adorava e se avesse potuto scegliere è lì che sarebbe voluta nascere. Dal momento che poteva scegliere dove vivere, decise che quello sarebbe stato un ottimo luogo dove poter cominciare una nuova vita.

I ricordi di Audrey viaggiavano veloci quanto il treno ma ben presto si addormentò. Sognò forme e persone malformi, circondati da un buio spaventoso. Persone che la volevano trascinare in un abisso profondo e oscuro. Si svegliò di soprassalto e, davanti a sé, vide la stella del mattino.

La portatrice di luce.



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