Prologo

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I passi del ragazzo erano attutiti dall'erba soffice su cui camminava a piedi nudi, avanzando piano. Un venticello salato si rincorreva tra i suoi capelli pece, mettendo in mostra occhi come zaffiri che brillavano alla luce della luna.

Quel giorno era alta nel cielo, e al giovane tornarono in mente immagini di un'altra occasione in cui aveva potuto ammirare quello spettacolo riflesso sullo specchio etereo del mare.

Un'altra vita... ormai lontana, ormai irraggiungibile.

Quei pensieri svanirono con la velocità con cui erano apparsi, e presto raggiunse la donna che lo stava attendendo sulla riva del lago, in ginocchio a sfiorarne la superficie con la punta delle dita.

«Sei in ritardo» constatò lei, sollevando gli occhi sulla sua figura. Il suo sguardo castano era quello che il giovane si era abituato a vedere giorno dopo giorno, bello come la prima volta che l'aveva incontrato, in un'altra vita. L'unica differenza erano i suoi capelli, pallidi come la luce della luna, quella notte, a rappresentare le sue gelide emozioni. Li aveva raccolti in un'alta crocchia che rimase immobile quando si alzò in piedi, mostrando per intero la sua figura sinuosa.

Una donna tanto bella quanto egoista, gli aveva detto una persona in quell'altra vita, ormai lontana, ormai irraggiungibile.

Il ragazzo alzò appena il capo a mantenere il contegno che in anni aveva imparato fosse necessario per portare a termine una conversazione con lei.

La donna sorrise. «Hai trovato ciò che ti ho chiesto?» domandò, e nella sua voce c'era un tocco di impazienza che non sfuggì al giovane. Un tempo aveva creduto si trattasse di un'inflessione nel suo modo di parlare, o addirittura di allucinazioni che scomparivano in fretta. Ora, però, la conosceva abbastanza bene da saper riconoscere le emozioni che la attraversavano, dall'impazienza alla rabbia, dalla rabbia al desiderio con cui alle volte lo chiamava a sé.

E lui sempre l'assecondava, si lasciava cullare dalla sua voce. Lei era tutto e lui era stato niente.

Adesso invece era il Prescelto.

«Sì, è lei» confermò, e colse negli occhi della donna l'approvazione.

Gli si avvicinò con movimenti ipnotici. «Ne sei proprio certo?»

«Sono sicuro» affermò lui, pensandoci. «Ma è ben protetta. E lontana.»

La donna sollevò una mano a sfiorare gli zigomi del ragazzo. Le sue dita erano morbide e gentili, e si persero tra i suoi capelli, attirandolo a sé. «Dove?»

«Nel regno di Dya» mormorò lui, guardandola negli occhi. Quelle parole non le piacquero, notò, e la sua mascella si serrò appena. Fece un passo indietro, ma il ragazzo le mise una mano sul fianco, riportandola a sé.

Non parlò ma la fissò duramente, in attesa. Sempre, sempre in attesa di ciò che gli avrebbe ordinato.

«Sai già ciò che va fatto» gli sussurrò la donna, avvicinandosi lenta alle sue labbra. «Sai cosa devi fare, per me.»

Sì, il giovane lo sapeva. C'erano verità che la Natura gli aveva sussurrato con le parole di un'amante, promettendogli in cambio ciò che il suo cuore desiderava più di ogni altra cosa. Lui avrebbe aiutato il mondo a rialzarsi, perché gli era stata data l'opportunità di farlo.

La donna tra le sue braccia avrebbe cambiato le cose, e il giovane sarebbe stato al suo fianco perché lei era tutto ciò che aveva.

La Natura lo aveva scelto.

Il ragazzo inspirò profondamente sentendo l'odore di lei, l'odore del cambiamento, di ciò che stava per giungere. Un sentore salato impregnò l'aria e l'immagine di una bambina sorridente gli sfiorò la mente, ma solo per un attimo.

Poi le labbra della donna sfiorarono le sue e il Prescelto dimenticò ogni cosa, ma non lei, lei, lei.

Era giunto il momento. Presto tutto sarebbe iniziato.

L'inizio della fine.

Il Canto delle SpadeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora