Simon & Isabelle

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Simon sedeva sull'unica panchina non innevata, la testa di Isabelle in grembo. Le accarezzava i capelli con movimenti ritmici, lenti, quasi meccanici. Aveva le dita gelate e insensibili, tuttavia riusciva ancora a percepire la morbidezza della chioma della sua ragazza.

Ragazza. Che grande parola. Stentava a crederci, nonostante fosse ormai chiaro ad entrambi che erano nati per stare insieme. Ne avevano passate di cotte e di crude, ma sembrava che il futuro si prospettasse più semplice. Non privo di problemi e pericoli, certo; solo più semplice.

Se fosse stato possibile – e se lui non fosse stato ebreo, in un tempo precedente alla sua Ascensione – per regalo di Natale Simon avrebbe chiesto di poter vivere in pace. In cuor suo era consapevole che scegliendo di Ascendere si era messo nei guai, guai seri. Ma era sicuro che, se fosse tornato indietro, l'avrebbe rifatto senza pensarci due volte.

Dopotutto essere uno Shadowhunter significava anche e più di ogni altra cosa avere Isabelle.

— Ehi? Simon? — Iz gli schioccò le dita guantate davanti agli occhi. — Sei tra noi?

— Ops... scusami — farfugliò lui, riscuotendosi dai suoi crucci.

— Stai gelando — gli fece notare Isabelle. Sfilò lo stilo dalla tasca dei pantaloni di Simon, gli tirò su la manica e gli tracciò una runa. — Meglio, adesso?

— Sì, grazie. — Simon sospirò di sollievo, mentre un'ondata di calore si espandeva nel suo corpo. — Avevo dimenticato che ora anch'io posso usare questi trucchetti.

— Devi farci l'abitudine — commentò Isabelle, allungando le gambe infilate in un paio di stivali al ginocchio dall'aria costosa e pericolosa. Si alzò in piedi e si stiracchiò. — Abbiamo fatto proprio un bell'albero.

— Con tanto di luci alimentate a magia. — Simon balzò accanto alla ragazza. Le cinse la vita con un braccio, e lei abbandonò la testa sulla sua spalla. — È il primo Natale che passiamo insieme — le sussurrò all'orecchio. — Non intendo essere sdolcinato, ma direi che questo è un momento da ricordare.

Sentì Izzy ridere maliziosamente. Prima che potesse chiederle il perché, lei si era già chinata e in un batter d'occhio aveva formato una palla di neve dall'aspetto micidiale. — Hai ragione, è un momento da ricordare — lo stuzzicò, gli occhi brillanti. — Io in particolare ricorderò la tua faccia da fesso in questo momento.

Gli lanciò la palla, che lo investì in pieno. — Andiamo, rispondi al fuoco con il fuoco!

Simon scosse la testa, sorridente. — Non voglio rovinare il tuo cappotto nuovo.

Indietreggiò fino a trovarsi con le spalle contro il muretto che cingeva il giardino dell'Istituto. — Ma... lo farò!

Afferrò un mucchio di neve dal muretto e lo scagliò verso Isabelle. La ragazza evitò il colpo scattando agilmente di lato, raccolse dell'altra neve e prese a gettare munizioni a raffica contro Simon.

— Mi ero appena lavato i capelli!

— Tu mi hai inzaccherato il cappotto fresco di acquisto!

— Ti ricordo che l'ho pagato io, quel cappotto.

— Sì, con i soldi presi dal mio portafoglio!

Andarono avanti così per un bel po'. Iz era di parecchio in vantaggio sul povero Simon, che contava solo un paio di tiri vincenti.

Quando finalmente entrambi furono stanchi si lasciarono cadere a terra a peso morto, sprofondando nel soffice tappeto di neve. — Mi sento... appagata — mormorò Isabelle. — E sì, se vuoi sentirtelo dire, non ricorderò solo la tua faccia da fesso.

— Cos'altro, allora? — le chiese Simon, aggiustandole una ciocca di capelli che le copriva il viso.

— Ricorderò il suono delle nostre risate e delle nostre grida di gioia. Il tuo scivolone quasi letale. — Entrambi risero. — Sul serio, per poco non ti rompevi l'osso del collo — continuò lei con tono di rimprovero. — E sicuramente ricorderò... questo.

Con uno slancio degno di un felino Isabelle balzò sopra Simon, stringendogli i fianchi con le ginocchia. Agguantò il bavero della sua giacca, si abbassò lentamente e lo baciò. Era un bacio tranquillo, dolce, pieno di speranza. Natalizio.

Iz si staccò, saltò in piedi e si avviò verso il portone, trascinandosi dietro un Simon ancora inebetito. Solo alla seconda rampa di scale lui sembrò tornare in sé. — Mi stai portando nella tua stanza.

— Esatto — confermò Isabelle. — Hai presente ciò che mi hai detto dopo l'Ascensione?

— Sì. Festeggiamo.

— Esatto — ripeté la ragazza, spingendo con le spalle la porta della sua camera da letto. — Non abbiamo festeggiato abbastanza.

All I Want for Christmas Is YouDove le storie prendono vita. Scoprilo ora