Gita maledetta

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A ferragosto facciamo quella maledetta gita in acqua.

Ne parlavamo da giorni, volevamo andare coi materassini fino alla Gallinara, l'isola tra Alassio e Albenga, che se ne sta sempre là, verde col suo castello sulla cima. Sapevo che era una cavolata, ma che ci vuoi fare? Mi aveva preso una sorda invidia di tutta la libertà di cui gli altri godevano, e volevo dimostrare di potermi spingere oltre il limite, e così mi mostravo coraggiosa e insistevo, nonostante i chilometri di mare, le onde sollevate dalle grosse barche. Ero disperata, cercavo l'avventura, mettendo a rischio tutti, perché volevo essere normale! La stupidità collettiva non aveva bisogno del mio contributo, ma per averlo voluto e non essermi opposta mi sono sentita in colpa!

Ad ogni modo partiamo, via dalla spiaggia, dai rumori, e ci tuffiamo coi materassini. Il cielo era nuvoloso, ma non ci badavamo, scalciavamo per sospingerci al largo!

M'ha impressionato il passaggio dalla zona litoranea al mare aperto, dalla zona torbida per il fondo sabbioso al profondo blu: sotto di noi appare tutto un mondo stregato... non so se riesco a descrivertelo: vedevi il fondale, ingigantito dall'acqua, e sapevi che decine di metri di lente liquida distorcevano le proporzioni, coi coralli e gli anemoni mobili, simili a foreste vive che camminano. Era un meraviglioso orrore, e io parevo l'unica che se ne accorgesse, perché gli altri sparavano cavolate!

Io tacevo, udivo come in sogno i loro discorsi... usavo le mani e ognuno, a turno, veniva sul mio materassino e mi aiutava nello sforzo, così eravamo sempre indietro, gli altri mi aspettavano, si davano il cambio e ripartivamo.

Quando fummo a metà strada il cielo era ormai scuro e il mare stranamente splendente, come se la luce si fosse nascosta in acqua, e minacciasse di risalire agitando le onde.


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