Capitolo 1 - "Ma pur avendoti qui ti sentirei distante."
Tolgo velocemente i pantaloni della tuta, e subito il freddo della stanza si impadronisce di me; infilo velocemente i jeans (ancora più freddi) e la felpa, per poi mettere le scarpe e afferrare lo zaino.
Mentre raggiungo la fermata del pullman mi chiedo perché la gente debba avvisare sempre all'ultimo minuto.
"Ci vediamo alle 15.30 in centro, non tardare." diceva il messaggio di mio fratello Simone.
Ha preso una casa in affitto vicino l'università, così da non dover fare avanti e indietro.
In quanto a me, sto sempre nel piccolo appartamento vicino al lavoro. Riesco a mantenere le spese e per ora mi va bene così.
«Meno male che ti avevo detto di non arrivare in ritardo!» esclama, ridendo.
«Zitto cretino! Non arrivo puntuale se mi avvisi un quarto d'ora prima di vederci!» dico puntandogli un dito sul petto.
«Dai cretina, fatti abbracciare.» dice aprendo le braccia.
Lo guardo torva per poi buttargli le braccia al collo.
Alla fine un po' mi è mancato, non avendolo tra i piedi per quasi un mese.
«Tutto bene in università?» chiedo raggiungendo il Busters coffee a due passi dalla piazza.
«Non c'è male, devo dare qualche esame tra poco.» risponde «E tu al lavoro?»
«Tutto nella norma, per ora.» dico. «Sai per caso quando salgono mamma e papà?»
Sorseggia il suo caffè.
«Ancora non me l'hanno detto, ma credo per metà mese.» risponde.
Annuisco e torno momentaneamente al mio succo al pompelmo.
Dicembre è iniziato ormai e il freddo si fa sentire sempre di più; l'unica cosa che da un paio d'anni non sento più è il clima natalizio.
Torino è addobbata già da mesi con le luci per le strade, in piazza Castello stanno finendo di montare il presepe e una specie di albero stilizzato. Credo.
«Mia?» mi chiama Simone, distogliendomi dai pensieri «Domani lavori?»
«Si ho il turno al mattino, domani pomeriggio vado a dare ripetizioni.» rispondo.
«Ti dai da fare eh?» chiede sorridendo.
Alzo le spalle.
«Almeno ho qualche soldo da parte se arrivano bollette toste.» dico.
«Fai bene alla fine.» dice. «Già iniziato a fare qualche regalo?»
«Ancora no, però ho qualcosa in mente.» rispondo. «E tu?»
«Idem, ho preso solo il regalo a Irene, per ora.» risponde.
Irene è la sua ragazza dai tempi del liceo; stanno insieme da anni e in famiglia la consideriamo come un'altra figlia e sorella.
«E a capodanno che fai?» mi chiede poi.
«Ancora non lo so, sinceramente. Gli altri del gruppo mi hanno chiesto di andare con loro, ma non ho tanta voglia.» rispondo. «Tu? Starai sempre con Ire suppongo.»
«Probabilmente andremo a Roma.» risponde.
Gli tiro lo scontrino appallottolato.
«Stronzi, tutti e due.» dico ridendo.
«Ti ci porto anche te un giorno.» dice seguendomi a ridere. «Come mai solo mezza giornata domani?»
«Stanno riducendo i turni un po' a tutti.» rispondo. «Il lato positivo è che ho del tempo per me e per la casa.»
Usciamo dal Busters coffee e torniamo verso la via principale.
«Gli allenamenti come stanno andando invece?»
«Benino, stasera dobbiamo andare dalle 19 alle 22.» rispondo. «Solo che non ho voglia di andarci. Mi ritiro tardi e domani alle 6 non mi alzo manco sotto bombardamento.»
«Dai che domenica voglio vederti.» dice.
«Un motivo in più per non giocare.» ribatto ridendo.
«Cretina! Io mi sa che devo andare.» dice guardando l'orologio. «Tra una settimana ho un esame e non ho ancora iniziato il ripasso.»
«Ti conviene studiare allora.» dico.
Mi abbraccia.
«Mi raccomando sorellina, fai la brava.» dice.
«Io sono brava.» borbotto.
«Manco quando dormi.» ride.
«Stronzo. Vai prima che ti meno.»
«Ci sentiamo.»
Sorride e se ne va.
«Bene Mia, torna alla base così sistemi un po' casa.» mi dico tra me e me.
Raggiungo la fermata del pullman più vicina e dopo dieci minuti sono al caldo; mentre finisco di pulire la cucina mi arriva un messaggio da Davide, un mio collega.
«Domani puntuale, abbiamo la riunione e... non per tutti sono buone notizie.»
Deglutisco.
Benissimo direi.
*Autrice*
Si, lo so, non è il massimo.
E si, devo continuare le altre due but ho avuto l'ispirazione momentanea e ho cominciato a scrivere questa.
Come primo capitolo non è molto lungo ma nei prossimi si capirà qualcosa di più, prometto.
A presto.
Federica.
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Is too late now to say sorry? || Stephan El Shaarawy.
FanfictionQuanto può essere difficile un cambiamento? Quanto può essere difficile lasciare una persona, la tua ancora, la tua forza? Quanto è difficile lasciare la tua città, i tuoi familiari, gli amici, la squadra? E quanto questo cambiamento potrà, invec...