Salvataggi

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Dopo una doccia rinfrescante mi vestii e m'incamminai con i miei compagni in direzione della sala riunioni.

Ero eccezionalmente in orario, come ebbi modo di notare grazie ad una rapida occhiata al mio orologio da polso, e non appena entrai nel locale mi diressi verso una delle sedie disposte attorno al tavolo ovale dotato di display olografico. La sala era piccola ma nel complesso riuscivo a contare una ventina di agenti, se non di più. La Hand allora annunciò a gran voce: -La riunione sta per cominciare. Prego, prendete cortesemente posto, Agenti.-.

Dopo aver atteso che tutti i presenti obbedissero, esordì: -Benvenuti, colleghi. Proporrei di iniziare questo incontro presentandovi il nostro nuovo team, i cui componenti provengono dall'Hub: loro sono Araya Alberts, Stefan Carter e, per ultima, la loro leader Sierra Miller.-

Lo scroscio di un applauso contenuto ma sincero si levò nell'aria, per cessare subito dopo. La Hand continuò: -Centipede si è messo in moto. Grazie alle segnalazioni della risorsa di Rising Tide di Coulson, abbiamo avuto modo di scoprire la prossima mossa dei nostri nemici: possiamo pertanto procedere nel recupero dell'ostaggio Matthew Hartley, uno dei nostri agenti. La missione è di media allerta. Sul campo sarete capitanati da Miller ed eseguirete i suoi ordini fino a quando non farete ritorno alla base. Partirete alle 14.00. Avrete il tempo per mangiare e ristorarvi. Siate prudenti, perchè non ho alcuna intenzione di contattare un'impresa di pompe funebri. Mi aspetto che torniate tutti sani e salvi.-

Fece una breve pausa, come a lasciarci il tempo di metabolizzare quanto aveva sentenziato con il suo tono piatto ed inflessibile.

-Ci sono domande? Nessuno? Bene. Miller: questa missione è il tuo modo di dimostrarmi che sai gestire le responsabilità che il tuo ruolo prevede. Fallisci questo lavoro sul campo e scioglierò la tua squadra, per relegarti dietro ad una scrivania per il resto della tua vita!- minacciò, perentoria.

-Sì, signora- risposi, annuendo con convinzione ma, al contempo e senza farmi notare, deglutendo rumorosamente: tanta pressione mi rendeva nervosa. Ad ogni modo, dopo essermi congedata rispettosamente, uscii.

Alla mensa comune mi sedetti vicino ad Araya e Stefan, cercando di prepararmi mentalmente all'importante missione che stavamo per intraprendere. Non riuscii a toccare cibo, per quanto potesse sembrare invitante: mi sentivo lo stomaco chiuso e la mia attenzione era già proiettata all'imminente futuro, che mi impediva di concentrarmi su quanto avevo nel vassoio. Ma il flusso tormentato dei miei pensieri fu presto interrotto.

-Signorina Miller? C'è una telefonata per lei. Dice di essere una tale Jemma, Jemma Simmons.- mi comunicò un agente mai visto, mentre si accostava con discrezione a me e mi porgeva il telefono.

Istintivamente afferrai il telefono, felice di sapere che la mia amica avesse trovato il tempo di telefonarmi: mi mancava terribilmente.

-Pronto?- chiesi, entusiasta.

-Ciao, Sierra. Mi dispiace di non essermi più fatta sentire.- si scusò lei. Il sorriso sul mio volto si spense a poco a poco: qualcosa non andava. La sua voce era rotta e flebile, come se fosse esausta o in lacrime.

-Jemma, che succede?- domandai dunque, allarmata. La sentii sospirare: stava ponderando le parole, lo sapevo.

-Mi dispiace dirtelo così. Forse dovrei dire che mi dispiace dirtelo e basta...Non vorrei trascinare nessuno in tutto questo. Ho già chiamato i miei genitori, ma è come se facessi parte anche tu della mia famiglia...- mormorò, in un soffio. -Jemma, ti prego!- la spronai, ormai spazientita e tesa come una corda di violino. Quella sua insicurezza mi lasciava presagire il peggio.

Agents of S.H.I.E.L.D.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora