CP1: Giorni movimentati

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I giorni successivi alla battaglia di New York avevano visto l'Accademia sprofondare in una confusione quasi intollerabile.
Quotidianamente arrivavano Agenti da ogni dove per offrire tutto l'aiuto possibile e rendere meno difficile la situazione; forniture mediche venivano prelevate ogni due ore in via speciale dagli ospedali, allo scopo di curare i colleghi rimasti feriti.
Dalle stanze, occupate dal personale sanitario e dai pazienti malandati, giungevano urla strazianti ed io riuscivo a percepire il dolore di ognuno di loro. Ma d'altronde essere un agente dello S.H.I.E.L.D. significava questo: si tratta di un lavoro che ti porta a compiere scelte, anche ardue, pur di adempiere al tuo dovere. A costo della vita stessa.

A distanza di una settimana, la situazione sembrò essersi calmata. Mi scoprii più calma anche io. Era il giorno del mio venticinquesimo compleanno. Quella sera ci sarebbe stata la cerimonia ufficiale per le matricole S.H.I.E.L.D. al Triskelion, durante la quale la Hill avrebbe tenuto un discorso per tutti i presenti e consegnato il distintivo a trenta di noi: poiché ero una recluta, non potevo mancare.
Preparai le ultime cose e sistemai il vestito, un po' troppo stretto. Mi diressi verso il Jet, dove trovai Araya ed Emma ad aspettarmi: anche loro erano tra le protagoniste della serata.

-Ciao, Sierra! Buon compleanno! Sei pronta?- mi chiese Araya, elettrizzata.

-Puoi dirlo forte - risposi.

Il velivolo si stava preparando a decollare. Dal momento che il viaggio sarebbe durato due ore pensai di approfittarne e di dormire un po'.

Fui svegliata da scossoni. -Svegliati, Miller, siamo arrivati.-

- - bofonchiai, sbadigliando.
Il Triskelion era esattamente come me lo avevano descritto. Un edificio imponente, situato in Virginia, maestoso, la base terra dello S.H.I.E.L.D..
Raggiungemmo la sala congressi e presi posto vicino ad Araya ed Emma.
Mentre il locale si riempiva notai molti visi conosciuti: riuscii a scorgere la Hill sul palco ed in prima fila intravidi Natasha Romanoff e Clint Barton. Ho sempre adorato la Vedova Nera. Volevo essere come lei. Di fianco a loro c'era un agente che non avevo mai visto prima d'ora, alto, con i capelli castani e una mascella ben definita. I suoi occhi vagavano pensierosi per la sala. -Quello lí é Grant Ward- mi sussurrò Araya, intercettando il mio sguardo -è un agente specialista di livello 7. Il migliore della categoria Specialisti. Oltre alla Cavalleria, intendo. A proposito, tu l'hai vista? Non la trovo da nessuna parte.-
Risposi con un "no" privo di interesse, mentre continuavo a fissare quel misterioso sconosciuto. Grant Ward. Il suo nome prese a frullarmi nella testa incessantemente, c'era qualcosa in lui che non trovavo corretto, anche se non capivo ancora di cosa si trattasse.
-Silenzio, per favore! Iniziamo la cerimonia! Vi prego di dimostrare con un applauso una calorosa accoglienza al nostro direttore Fury!-

La Hill al microfono chiamò il direttore, colonna portante dello S.H.I.E.L.D. , anche se molto spesso assente.

Fury in effetti non si smentì: non si vedeva da nessuna parte, e la donna, in difficoltà, decise di cominciare il discorso da sola.
-Buonasera a tutti e benvenuti, futuri Agenti. Il mondo ha bisogno di noi. Sta cambiando tutto, una volta le persone andavano a dormire pensando che la cosa più assurda fosse un miliardario che volava in una tuta di metallo, poi gli alieni hanno invaso New York, a mandarli via ci hanno pensato un mostro verde gigante arrabbiato, un eroe in costume risorto dagli anni quaranta e un dio. Sono morti parecchi di noi, nella Battaglia, tra cui l'Agente Coulson, al quale va il nostro pensiero. Ma noi dobbiamo andare avanti e non abbassare più la guardia, perchè in periodi come questo c'è bisogno di un sostegno da parte di tutti voi. Siete pronti a diventare agenti?-
Nella sala, ormai piena, si levò un potente e fragoroso "si" che mi stordì.
-Ora daremo i distintivi a 30 di voi matricole che si sono distinte per abilità e per il superamento completo di tutte le prove svoltesi all'Accademia. Chi verrá chiamato, si recherà all'Hub, che sarà utilizzato come temporanea scuola e centro di comando fino a nuovo ordine. Il resto di voi tornerà all'Accademia ad aiutare gli altri agenti e il personale medico nella cura dei feriti. Iniziamo col chiamare sul palco il primo cadetto, Stefan Carter.-
Il locale esplose in un'ovazione generale, alla quale mi unii anche io. Non conoscevo personalmente quel ragazzo, anche se sapevo che sua nonna era Peggy Carter e sua zia era l'Agente 13, Sharon Carter. Mi diede l'impressione di essere vagamente raccomandato.
Applaudii per Araya ed Emma, entrambe promosse e, finalmente, giunse il mio turno: la Hill quasi urlò il mio nome. -Sierra Miller! La trentesima ed ultima Agente S.H.I.E.L.D.! Vieni sul palco.-
Mi diressi verso di lei, anche se incespicando leggermente sui tacchi. Tacchi di merda.
La Hill continuò: -Sierra Miller, giuri fedeltà allo S.H.I.E.L.D.? Sei pronta a difendere lo S.H.I.E.L.D. stesso da eventuali pericoli e insidie? Lo proteggerai a costo della vita?-
-Lo farò- promisi, con la convizione più assoluta e la dedizione più totale.
Soddisfatta, mi consegnò il distintivo.
Con un sorriso la ringraziai, mentre lei si apprestava a notificare agli agenti che i Jet erano già arrivati.
Ritornai da Araya ed Emma e ci stringemmo in un forte abbraccio.
-Si inizia una vita nuova.- gongolai tra me e me, facendomi sentire anche da loro.
-Festeggiamo con un Mocha Latte da Starbucks? - propose Emma.
Accettammo entusiaste e ci dirigemmo sul tetto, per prendere il Jet che ci avrebbe scortate sino a New York.

New York è una cittá cosí caotica, c'è troppo traffico e non riesci a spostarti liberamente come vuoi.
Arrivate da Starbucks presi posto mentre le altre andarono ad ordinare. Ed ecco che lo rividi, seduto in disparte. Grant Ward. Il suo nome sembrava quasi una calamita per le mie labbra, per ogni fibra del mio essere, qualcosa che non potevo fare a meno di ripetermi mentalmente. Lo vidi assorto a fissare una persona due tavoli davanti a lui. Sarà mica in missione? Decisi di non pensarci e sorseggiai il mio Mocha con le altre. Uscendo prendemmo una stretta strada secondaria come scorciatoia. Era tardi, era buio e in quella via mancavano le luci. Riuscii a captare un fruscio, a percepire un movimento nell'ombra. Lo comunicai a mezza voce alle mie amiche, allarmata: -Ragazze, ho sentito un rumore.-
Emma rise, divertita dal mio tono sospettoso -Ma sí, sarà un gatto, che vuoi che sia?-
In quell'esatto istante un uomo mascherato la spinse violentemente a terra facendole battere la testa sul cemento. Subito io ed Araya ci apprestammo ad aiutarla, spaventate dal sangue che avevamo visto scorrere e che bagnava, copioso, l'asfalto. Notai che il losco figuro che aveva colpito Emma era armato. Serrai le palpebre in segno di resa mentre sentii uno sparo, ma il dolore tardava ad arrivare. Così trovai il coraggio di riaprire gli occhi ed osservai l'uomo cadere a terra, sul suo viso un'espressione stupita. Mi girai, disorientata, e alle mie spalle vidi Grant Ward con la pistola in mano mentre camminava verso di noi. -Forse non dovreste girare per vicoli bui se non sapete ancora difendervi per bene, agenti.-

"Ha una voce bellissima," pensai, "ma si accompagna ad una troppo elevata opinione di sè." Cercai di convincermi che avrei potuto stendere quel ceffo: lui mi aveva solo preceduta ... Stai mentendo a te stessa, brava Sierra.

Ward sollevò senza fatica la povera Emma, che fortunatamente aveva appena ripreso conoscenza. Una volta constatate le sue condizioni, decise di scortarci all'Hub.

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Spazio autore: non mi reputo uno scrittore, voglio solo provare questa esperienza e per farlo ho scelto AOS e la Marvel in generale, perché adoro questo show. Se la storia vi piace vi prego di farmelo sapere commentando 😊

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