Capitolo 3

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PAIGE

Quella festa fu davvero la più grande della storia di quel college, da quello che ne sapevo...

C'erano alcol e sigarette ovunque, la gente ballava e urlava come se non ci fosse stato un domani, il che mi influenzò abbastanza, così bevvi qualche drink anche io. Pessima scelta: io non reggevo minimamente l'alcol.

Quando poi la mattina dopo mi svegliai, però, mi maledissi mentalmente e mi ripromisi che non avrei mai più bevuto così. Infatti, ricordavo solo fino al terzo bicchiere, poi il vuoto totale. Ma ero comunque riuscita a tornare nella mia camera, quindi non avevo combinato poi più di tanto.

Mi misi a sedere e posai i piedi a terra, appoggiandoli sulla stoffa di una maglietta. Sbadigliai e mi stiracchiai; notai che le persiane erano serrate e la porta chiusa, quindi la poca luce che illuminava la stanza era data dalla sveglia sul comodino di Mia che segnava le quattro del pomeriggio.

Quando cercai di alzarmi scivolai a causa del suolo instabile. Emisi un lieve urlo, attutito dalla mano che mi si posò sulla bocca un istante dopo. Cercai di realizzare, ma non mi fu facile, così dovetti accedere l'abat-jour che stava sul mio comodino.

Illuminai il corpo addormentato di un ragazzo che stava proprio a fianco al mio letto e sul quale ero appena scivolata, illuminai diversi altri corpi stesi a terra, mentre Mia e quelle che successivamente identificai come Renae e Taylor erano stese tutte e tre sullo stesso letto.

Mi liberai della mano e mi scostai «Che sta succedendo qui?» dissi in un sussurro, un po' per non svegliare gli altri, un po' per il mal di testa martellante.

«Non gridare: stanno dormendo tutti.» disse il ragazzo che mi aveva tappato la bocca precedentemente.

«Sì, questo l'ho notato... e sapresti dirmi anche il motivo per il quale sono tutti qui, di grazia?» chiesi ironicamente.

«Innanzitutto buongiorno, secondo, se mi concedessi cinque minuti del tuo tempo, ti spiegherei tutto, ma dobbiamo uscire.» affermò.

«Te lo scordi. Esci dalla mia camera, chiunque tu sia, se non vuoi un bel pugno sul naso.» dissi quasi in un ringhio.

«Ehi Mousse, non credevo fossi così scontrosa appena sveglia.» ridacchiò.

«Sì be', che peccato. Ora esci, voglio dormire.» sbuffai ristendendomi sul letto.

«Ho passato tutta la notte su quello scomodo pavimento, finalmente posso riposare un po'.» sospirò stendendosi accanto a me.

«No, scusami? Chi ti ha dato il permesso di fare una cosa del genere?» domandai spingendolo lontano da me.

«Avanti, è il minimo che tu possa fare, in fondo io ti ho riaccompagnata in stanza...» ridacchiò, circondando il mio busto con le braccia e sfiorando il naso contro il mio.

«Allontanati immediatamente, non sono solita a dividere le mie cose, tantomeno se con gente alla quale non ho mai parlato.» sbottai allontanandolo con un calcio, che purtroppo lui parò.

«Andiamo, ti scoccia tanto il fatto che tu sia potuta arrivare sana e salva nella tua stanza grazie a me? Eri parecchio andata ieri sera.» mi fece notare, rimettendosi nella stessa posizione di prima. Sbuffai ormai esasperata da quella situazione inadeguata e scomoda, spostando alcuni ciuffi ribelli dalla fronte.

«Ti ringrazio infinitamente, se è questo ciò che vuoi sentire, e ti assicuro che non succederà mai più, se queste saranno le conseguenze.» parlai con tono fermo e leggermente scocciato «Comunque non cambia le cose: vi voglio tutti fuori dalla mia stanza prima del mio ritorno.» mi alzai dal letto, stando attenta al corpo del ragazzo ancora dormiente, e mi avviai verso i bagni con il beautycase in una mano ed il cellulare nella tasca dei pantaloncini che avevo ancora indosso dalla sera prima. Il corridoio dei dormitori era deserto e supposi che fossero tutti fuori all'aria aperta, con quella bella giornata. Raggiunsi i bagni e mi posizionai davanti al lavabo, appoggiando tutto ciò che mi serviva sul comodino affianco allo specchio. Legai i capelli in uno chignon spettinato e mi passai una mano sul viso distrutto «Okay...» dissi tra me e me. Aprii il rubinetto e feci scorrere un po' l'acqua fino a che non divenne tiepida, ne presi in abbondanza per poi farla scivolare sulla pelle. Appoggiai le mani sui bordi del lavandino mentre l'acqua scorreva. A breve sarebbero cominciati i corsi, avrei proprio dovuto rimettermi in riga.

SORRIDIMIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora