Capitolo 29

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ALEC

Stavo bussando ormai da dieci minuti alla porta dell'appartamento delle ragazze quando qualcuno si decise finalmente ad aprirmi.

«Scusa, Alec: non è proprio un buon momento.» sussurrò Kayla, tenendo ben ferma la porta per impedirmi di entrare.

«Cosa dovrebbe significare? Sai che giorno è oggi? Aiden è incazzato perché non ci avete raggiunti per le prove finali. E poi vorrei parlare con Paige: ultimamente è strana.»

«Arriviamo, dateci dieci minuti e vi raggiungiamo.» stava per richiudere la porta ma non glielo permisi «Devo parlare con Paige.» ripetei.

Lei sembrò combattuta, sussurrò un "mi dispiace" e richiuse la porta. Rimasi qualche secondo fermo ad assimilare la cosa, poi però mi riscossi e ripresi a bussare alla porta, questa volta con più foga. Ero deciso ad entrare con le buone o con le cattive.

«Alec vattene.» la voce spezzata di Paige, attutita dalla porta mi fece preoccupare ancora di più, così le ripetei «Sono due giorni che mi rispondi a monosillabi e ti chiudi in camera, dimmi che cos'hai, per favore. È per il concerto di fine anno?» guardai l'ora nel cellulare: eravamo tremendamente in ritardo.

«No.»

«E allora qual è il problema? Ho fatto qualcosa?» tentai.

«No.»

«Paige, sto per sfondare la porta, a meno ce tu non ti decida a dirmi che ti sta succedendo.»

Dovetti aspettare ancora qualche secondo prima che mi aprisse. I suoi occhi erano rossi ed i capelli le si appiccicavano al viso. Non era ancora pronta, indossava una canottiera e dei pantaloncini corti ma era comunque avvolta da una coperta.

«Che ti sta succedendo, Mousse?» chiesi con dolcezza. Lei non mi rispose e ricominciò a piangere, cercando di sopprimere i singhiozzi premendo forte la coperta sul viso. Guardai Kayla per cercare di capire se avessi qualche colpa, ma lei scosse la testa ed abbracciò la sua amica.

«Paige, vai a vestirti, dobbiamo andare a fare le prove.» le disse accarezzandole la schiena. Lei annuì e sparì dietro la porta della sua camera.

«Dannazione!» imprecai sbattendomi la porta alle spalle una volta entrato «Hai intenzione di spiegarmi perché quella ragazza piange o devo assumere un investigatore privato per scoprirlo?»

Kayla mi fissò e scosse la testa «Paige mi odierà per questo, ma non ce la faccio più a vederla stare così male.»

Ero pronto ad ascoltarla, così aspettai pazientemente che lei controllasse che Paige non ci ascoltasse e sussurrò «Oggi è il compleanno dei gemelli e Paige non riesce ad accettare il fatto che dovrà augurare buon compleanno solo a Peter.»

Sbattei più volte gli occhi «Pensavo l'avesse superato.»

«Superato?» sentii una risata amara alle mie spalle e trovai la ragazza già pronta guardarci disgustata «Come potrei superare in un paio di mesi la morte di mio fratello?» si asciugò furiosa una lacrima sulla guancia ed uscì dall'appartamento, con la chitarra in spalla, sbattendo la porta.

«Dannazione.» sbuffò Kayla «Ci conviene muoverci a meno che non vogliamo che faccia qualcosa di stupido.» mi intimò poi.

Dopo aver chiuso a chiave la porta, scendemmo le scale a tutta velocità e la raggiungemmo prima che uscisse dall'edificio.

«Paige, dovresti calmarti.» le disse calma Kayla.

«No.» gridò strattonandola «No! Sapete una cosa? Siete voi che dovete calmarvi. Non ho bisogno della vostra stupida compassione.»

SORRIDIMIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora