Capitolo 12

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Il corridoio bianco cremisi che Theresa stava percorrendo sembrava infinito, con le pareti lucide che riflettevano debolmente la luce fredda dei neon, creando ombre che si allungavano come spettri

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Il corridoio bianco cremisi che Theresa stava percorrendo sembrava infinito, con le pareti lucide che riflettevano debolmente la luce fredda dei neon, creando ombre che si allungavano come spettri. Ogni passo che faceva risuonava vuoto, come il suo sguardo fisso, perso tra ricordi che si intrecciavano in una nebbia densa e opprimente. Non c'era nessuno intorno a lei, solo il monotono ronzio delle macchine che si perdeva nell'aria, accompagnandola come una nenia sinistra che cullava il suo dolore, soffocando ogni altro suono.

Theresa sentiva il peso di ogni respiro, come se l'aria stessa fosse intrisa della malinconia che la circondava. Il cuore le batteva piano, ma ogni battito era un promemoria di quella tristezza che le stringeva l'anima, una fune invisibile che tirava sempre più forte. Non aveva voglia di continuare a sentirsi così, schiacciata da un malessere che non trovava tregua. Voleva smettere. Voleva fuggire da quel baratro che sembrava inghiottirla, ma sapeva che era una battaglia persa. Il desiderio di essere felice era una fiamma debole, quasi spenta, offuscata da un senso di inutilità che gravava su di lei come una cappa nera.

Persino l'idea di lottare contro il passato, di trovare un senso in tutto ciò che era accaduto, le sembrava uno sforzo vano. Ogni tentativo la risucchiava in profondità, verso quei tempi indimenticabili che, sebbene lontani, erano più vivi che mai nella sua mente. Le immagini si sovrapponevano l'una all'altra, come vecchie fotografie sbiadite che si rifiutavano di essere dimenticate, risvegliando emozioni che non voleva più provare. Era come se il passato fosse una corrente forte e gelida, e nonostante volesse risalire, continuava a essere trascinata sempre più in basso.

*

La cucina della fabbrica Wonka era calda e accogliente, pervasa da un profumo dolce di cioccolato e spezie, come una coccola per i sensi. Le pareti bordeaux lucide riflettevano la luce soffusa delle lampade appese, che illuminavano delicatamente l'ambiente. Il grande tavolo in vetro era circondato da sedie colorate dalle forme eccentriche, proprio come l'anima creativa del suo proprietario. Su una di queste, Theresa sedeva con un appetito insolito, i gomiti appoggiati sulla superficie mentre le dita accarezzavano distrattamente il bordo del bicchiere di cristallo. I suoi occhi erano fissi su quell'uomo che le sembrava tanto intelligente quanto misterioso: il signor Wonka.

Lo trovava strabiliante, un geniale inventore di cioccolato, capace di trasformare un semplice ingrediente in pura magia. Ma c'era qualcosa di diverso in lui. Non era abituata a vederlo così semplice, in pantaloni neri e una t-shirt bianca, quasi come se volesse mostrarsi più umano, meno distante dall'immagine eccentrica che normalmente esibiva. Di solito, il cioccolatiere indossava abiti sgargianti, pieni di dettagli bizzarri e stravaganti, ma questa volta la sua sobrietà lo rendeva incredibilmente affascinante.

Theresa sorrise tra sé, realizzando che, nonostante l'apparenza, era sempre lui. Quegli occhi intensi, vivaci, capaci di leggere il mondo in modi che lei faticava a comprendere, le confermavano che l'uomo di fronte era esattamente lo stesso genio che aveva sempre ammirato.

Willy Wonka||Johnny Depp (IN REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora