5. Forse è veramente così.

5.4K 340 28
                                    

Dylan si versò il proprio caffè nella tazza, la prese e con essa si sedette al tavolo.
Da quando suo zio lo aveva ricattato, costringendolo ad aiutarlo, chiamava ogni giorno sua madre. Sentirla stava a significare che stava bene e questo gli bastava.
Dylan viveva da solo, in un piccolo appartamento, era sempre stato indipendente, anche se ultimamente avrebbe preferito vivere coi genitori e fare il mantenuto.
Non c'era secondo in cui non pensasse a come poter scappare da quello stupido ricatto.
E, cosa peggiore, adesso ciò che occupava i suoi pensieri non erano più solo le brutte parole dello zio, ma anche due chiarissimi occhi dorati.
Non poteva nemmeno negare che avrebbe volentieri affondato le dita in quei capelli neri... a vederli sembravano così soffici.
Dylan non era mai stato innamorato in passato, per lui le relazioni erano solo sesso, non aveva mai usato i sentimenti. Ma questo solo in passato, perchè ora ne era amaramente pentito.
E innamorarsi di quel ragazzino era l'ultima cosa che voleva. Doveva imporsi che tutto ciò che doveva fare era pensare al bene di suo padre e di sua madre. Tutto qui.

Quando con l'ultimo sorso svuotò la tazzina, la ripose nel lavabo, dove la sciaquò velocemente.
Si diresse in camera propria, sedendosi al pianoforte.
Ecco, ciò che lo faceva star bene, che riusciva a liberarlo da tutti quei brutti pensieri, era suonare il pianoforte.
Fin da piccolo prendeva lezioni e adesso che aveva smesso di frequentare corsi musicali, si rilassava in questo modo.
Le dita presto cominciarono a muoversi esperte sui tasti, producendo una bellissima musica.
Forse il suo aspetto dava alle persone un'idea sbagliata su di lui, ma ad egli stesso non importava, lui si piaceva così com'era, non sarebbe cambiato per nessuno.
Quando se ne stava da solo, era forse il ragazzo più dolce del pianeta, adorava la musica classica e, ovviamente, anche il punk rock e l'heavy metal, ma le canzoni di Mozart e Beethoven lo rilassavano parecchio, dimenticandosi così del resto del mondo.
Buffo vero? Un tipo come lui, definito come punk, che, come hobby, disegnava e suonava il pianoforte... insomma, quello era solo il suo essere.

Questa volta però, apparvero nuovamente nei suoi pensieri, due occhi color oro, luminosi come il sole d'estate, chiari come il cielo e profondi come il mare.
Si impose di credere che quei pensieri li faceva solo perchè quel ragazzo si trovava inconsciantemente in una brutta posizione e non a causa sua, ma lui si sentiva lo stesso in colpa.

Quello che probabilmente provava e che non avrebbe accettato tanto facilmente, era amore.

I giorni passavano e il legame tra i due si rafforzava sempre più, quel ragazzo riusciva a tirar fuori il vero Dylan. A volte si dimenticava completamente il motivo per il quale era là, a parlare con quel ragazzo, sentendosi uno schifo non appena la sua testa gli faceva ricordare ogni cosa.
La verità era che adorava passare il tempo a chiacchierare con Brian, quell'innocenza e quell'essere sempre e inconsciantemente adorabile ai suoi occhi, mandava in tilt il suo cervello.
E Brian poteva finalmente ritenere di avere un amico, vedeva in Dylan come una persona da cui prendere esempio; era un ragazzo intelligente e sapeva come comportarsi.
Anche se ovviamente a scuola non era proprio così, il fatto era che per lui la scuola era solo una perdita di tempo. Ma avrebbe volentieri preso un diploma per potersi fare un buon lavoro.
E Brian era più che felice di aiutarlo; a volte facevano i compiti insieme, quasi a Dylan ritornò la voglia di studiare. Quel ragazzo lo stava come cambiando, ma in meglio e insieme facevano cose che prima non avrebbero mai fatto.
Un giorno, ad esempio, Brian costrinse Dylan ad offrirsi ad un'interrogazione, su un argomento che avevano studiato insieme. E, come non succedeva da secoli, Dylan prese il voto più alto.
Oppure, un altro giorno, Brian riuscì finalmente a rispondere a tono a quell'approfittatore di Joy, mandandolo a quel paese una volta per tutte. Grazie a Dylan, adesso, non si sentiva più insicuro e Dylan, grazie a Brian, era riuscito a riportare un po' d'interesse anche allo studio.
E insieme, se ne fragavano di chi pensava male o chi gli sparlava dietro, perchè non temevano i giudizi altrui.

Ma la felicità non dura in eterno e Dylan ne era più che consapevole. Anche se ormai aveva capito di provare qualcosa per il più piccolo, quel dannato giorno si faceva sempre più vicino.
L'uomo lo stava chiamando.

Niente è mai come sembra. [Concorso yaoi]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora