4. Come potrei farlo?

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Come ogni mattina e ogni comune mortale, Brian si alzò dal letto, fece la sua solita e povera colazione e uscì di casa per andare a scuola.

"Ah eccolo," pensò, mentre vedeva che Joy si stava avvicinando, con un finto sorriso. "Cosa vorrà oggi? Quelli di storia?"
-Brian!- Esclamò l'altro, parandosi davanti a lui.
-Ciao Joy.- Disse, senza guardarlo negli occhi, continuando a prendere i libri dall'armadietto.
-Allora, come stai?- "Da quando ti interessa come sto?"
-Bene, grazie.- Continuava a non guardarlo.
-Ah... ecco il quaderno, quello che mi avevi prestato.- fece per passargli l'oggetto, quando una voce interruppe quella tipica scena di ormai ogni giorno.
-Non dovresti approfittarti così delle persone.-
Brian si voltò, non poteva credere alle sue orecchie. Che ci faceva lì Dylan ad impicciarsi negli affari suoi?
-Che? Ma fatti gli affari tuoi!- sbottò Joy.
-Sei benissimo in grado di farti da solo quei compiti.- Rispose calmo, avvicinandosi sempre di più.
-Posso vedermela da solo... Dylan.- Disse stizzito il corvino.
-Brian, sta lontano da tizi del genere.- Intervenne Joy, lasciandogli il quaderno in mano e dando un'occhiataccia a Dylan, per poi allontanarsi del tutto.
-Mi dispiace, non volevo essere brusco... ma non c'era bisogno di intervenire.-
-Non riesco a guardare mentre ti usano in quel modo.- Ed Infondo era vero, Dylan provava tenerezza per quel ragazzo, all'infuori di tutto ciò che suo zio gli stava imponendo di fare.
-Senti Dylan... anche se praticamente non ti conosco, ti ringrazio. Le poche cose che hai fatto o detto, mi hanno fatto capire molte cose.- Mormorò, con un lieve rossore alle guance, dovuto alla timidezza.
"No, assolutamente no. Io non posso fare del male a questo ragazzo." Pensò l'altro, mentre la sua coscienza cominciava già a fargli sentire delle fitte al cuore.
In risposta sorrise soltanto, però il suo sorriso aveva qualcosa di diverso... Sembrava come forzato o triste, come pieno di rimorsi.
Si salutarono e ognuno andò verso la propria aula.

***

-Allora... raccontami un po' di te.- cominciò Dylan, prima di dare un morso al proprio panino.
-Io... bè, ecco, sono un ragazzo semplice... mi piace l'architettura e il disegno in generale.- Rispose, leggermente imbarazzato.
Si trovavano in mensa e stavano mangiando il loro pranzo.
Alla fine era piacevole passare del tempo con lui, insomma, meglio con il Corvo che da solo.
-Wow, abbiamo molto in comune, il mio sogno sarebbe quello di diventare tatuatore. Ma sono una testa bacata e non ho voglia di studiare, perciò continuo a farmi bocciare.- E ridacchiò, alzando gli occhi al cielo.
-Bè, se hai bisogno posso sempre aiutarti io.- Un enorme sorriso aleggiava sul suo viso, Dylan si perse, come avrebbe potuto fare qualcosa a quel ragazzo?
Più lo guardava e più gli dava l'impressione che Brian fosse solo un povero cucciolo da proteggere e coccolare. Quei lunghi capelli neri e arruffati gli davano un'aria così tenera.
-Grazie Brian.- Rispose l'altro, sorridendogli gentilmente, questa volta era davvero un sorriso. E Brian se ne accorse, eccome se se ne accorse, ritrovandosi ad arrossire imbarazzato.
Passarono il resto del pranzo a parlare e a conoscersi di più, venne fuori che Brian voleva da sempre un cane ma che, a causa dell'allergia di sua madre, non avevano mai potuto adottarne uno. E che Dylan, quand'era piccolo, si metteva i tacchi e girava per casa con la gonna e la borsa di sua madre.
Parlarono della loro omosessualità, di come Brian stava cercando di affrontarla e Dylan era più che disposto a dargli consigli.

-Dylan... mi vergogno a chiedertelo...- la sua faccia era di fuoco.
-Tranquillo, dimmi pure.-
-Ecco... la prima volta... f-fa male...?-
Dylan lo guardò sorpreso, ma non era imbarazzato.
-Dipende dal tuo partner e, soprattutto, se è la persona che ami, non ti importa del dolore. Ma se vuoi un consiglio, usa il lubrificante.-
Brian arrossì ancora di più, sgranando gli occhi.
-Dio... che cosa imbarazzante, non avrei dovuto chiedertelo.- Si coprì istintivamente la faccia con le mani.
Dylan lo accarezzò sulla testa, inducendolo a scoprire il volto e ridacchiò.
-Tranquillo Brian, è normale essere curiosi.-
-Ugh... e dimmi, tu sei... p-passivo o attivo?- Balbettò, sempre più curioso di sapere.
-Nessuno dei due, sono versatile, ma preferisco essere attivo.- rispose, e Brian si chiese come faceva a parlare di certe cose con tanta leggerezza e naturalezza.
-Tu... quindi, hai già fatto quella cosa...?- Il viso di Dylan, divenne improvvisamente serio.
-Sì, ma mi pento di non averlo fatto per la prima volta con la persona che davvero amavo.- Mormorò, con un triste sorriso.
-Ow, scusa... non avrei dovuto...- L'altro gli diede un colpetto sulla schiena.
-Hey, puoi stare tranquillo, è acqua passata.- Rispose, sorridendogli.

Brian si chiese come un ragazzo così non avesse amici, cioè, magari il suo aspetto era un po diverso da quello degli altri, ma andiamo, veramente c'era gente così piena di pregiudizi? Forse il motivo era che, vivendo in periferia, in una piccola cittadina dove quasi tutti si conoscevano, portava il resto dei ragazzi ad evitare un tipo come Dylan, evitando così a loro volta, i giudizi altrui. Ma a Brian questo non importava, finalmente poteva avere qualcuno con cui stare e se ne fregava di ciò che la gente poteva pensare.

Quando tornò a casa, il ragazzo prese il proprio cellulare e subito gli balzarono all'occhio le numerose chiamate perse dello zio.
Si sedette sul bordo del letto e prese la testa fra le mani, non riuscì più a trattenersi, scoppiando così, in un silenzioso e lungo pianto. Lacrime bagnavano il suo viso, ciò che aveva in mente erano solo due occhi chiari.
A causa di essi, passò quasi tutta la notte a ripetersi continuamente in testa che tutto quello lo stava facendo solo per proteggere i suoi genitori.
Proteggerli dalla pazzia di quell'uomo che chiamava zio.

Niente è mai come sembra. [Concorso yaoi]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora