2. Sei come me.

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Brian fissava incredulo il ragazzo che, in silenzio, se ne stava davanti a lui. Si guardarono negli occhi, Brian si sentiva quasi soggiogato dallo sguardo intenso del Corvo, i suoi occhi erano di ghiaccio, così freddi.
Come aveva fatto a non averli notati prima?

-Sei Brian Fox, giusto?- Finalmente parlò, avvicinandosi al più piccolo, che prontamente annuì.
-Credo tu sappia chi sono io.- Il corvino, silenziosamente e intimidito, annuì ancora. -Io sono conosciuto come "il Corvo", ma tu puoi chiamarmi Dylan.- E gli sorrise, porgendogli la mano che subito Brian strinse.
-Ti starai chiedendo che cosa ci faccio io qui, no?- Brian, per l'ennesima volta annuì, proprio non ce la faceva a rispondere a quel tipo.
-Ho sempre notato quanto fossi solo e, come ben sai, lo sono anche io, ho scritto io quella lettera perchè non mi dispiacerebbe se diventassimo amici.- E abbandonò le mani nelle tasche dei jeans borchiati, sorridendogli gentilmente.
Brian non poteva credere alle sue orecchie, quel ragazzo, che tanto era ignorato da chiunque, ora era lì che cercava di diventare suo amico.
Le cose però non tornavano; perchè gli avrebbe dovuto scrivere una lettera d'amore? Questa domanda, che gli frullava continuamente in testa, lo indusse a parlare.
-Ma... scusa, ehm... Dylan, che bisogno c'era di scrivere una falsa dichiarazione d'amore per potermi incontrare?- Dylan sorrise amaro, prese un grosso respiro e, guardandolo dall'alto, già perchè Brian era un nano in confronto a lui, cominciò.
-Bè... so che sei gay e, tranquillo, lo sono anch'io, perciò ti capisco... qualche anno fa mi sentivo come te, ero uguale a te.
E vedo come tu ti ostini a non accettarlo, non spaventarti non sono uno stalker!- E ridacchiò, poggiandosi al muretto che circondava quella piccola area verde. -Sono solo un buon osservatore, tutto qui.-
Brian lo guardò incredulo e sorpreso, come diamine aveva fatto a capirlo?!
Ma non poteva nemmeno negare che si sentì a suo agio a poter sentire qualcuno che aveva i suoi stessi problemi, si sentì finalmente capito.
-Sì, è vero... ancora non riesco ad accettarlo- ammise, sospirando e abbassando lo sguardo, -ma non hai risposto alla mia vera domanda.- E ripuntò i suoi occhi chiari in quelli vitrei di Dylan.
-Oh, hai ragione... bè quando avevo la tua età, mi ostinavo a farmi piacere le ragazze. Quando ho cercato un modo per venirti a parlare, non ho pensato ad altro che a una lettera contenente una dichiarazione d'amore da parte di una ragazza. Sapendo che sei come ero io, ho pensato che questo ti avrebbe convinto a venire all'"appuntamento."- E con le dita mimò le virgolette a mezz'aria.
-Ma non c'era bisogn-
-C'era eccome, la gente non fa altro che considerarmi una cattiva persona, giudicandomi dalle apparenze. Con questo metodo, almeno, ero sicuro che ci saremmo incontrati.- Lo interruppe l'altro, negli occhi di quest'ultimo, Brian leggeva tremenda tristezza e malinconia.
-Ma io non sono come gli altri, non giudico nessuno senza prima averlo conosciuto.- Rispose il corvino.
-Lo so Brian, tu sei come me.- E gli regalò un bellissimo sorriso, uno di quelli rari. Dylan guardò per un momento il cellulare, da cui lesse l'ora sul display.
-Adesso devo scappare, ci vediamo domani a scuola.- Gli sorrise dandogli una pacca sulla spalla e si voltò allontanandosi dal più piccolo, che a stento ricambiò il saluto.
-Ah, Brian! Ricordati che gli amici, quelli veri,- disse voltandosi, marcando sulla parola 'veri', -sono quelli su cui puoi contare sempre!- Detto ciò si rigirò, allontandosi del tutto, fino sparire dietro l'angolo della casa da cui era venuto.

Brian rimase un po' confuso da ciò che era appena accaduto; un ragazzo aveva appena scoperto il suo segreto.
E proprio quel ragazzo era comparso così, all'improvviso, prima lo aveva illuso con una lettera d'amore, gli aveva confidato di essere gay e che sapeva lo era anche lui, aveva anche capito quanto fosse circondato da gente falsa.
Insomma, troppe cose in una volta sola! Non fu sorpreso quando il mal di testa si fece sentire e non negava il fatto che, per colpa di quel tipo strano, adesso si sentisse turbato.
Mentre tornava a casa, i confusi pensieri e quegli occhi di ghiaccio gli fecero compagnia.

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