Aumentai il passo, posizionando la tracolla sulla spalla, non volevo fare tardi il primo giorno di lavoro.
"Mi raccomando, non rispondere male alle persone, sii educata, fai il tuo dovere.."
Luke mi stava riempiendo la testa di inutili raccomandazioni. Inutili perché erano banali, già sapevo come comportarmi.
"Luke! Smettila." Lo sgridai scherzosamente. "So come mi devo comportare." Lo sentii sbuffare dall' altra parte della cornetta. "Sono arrivata, devo andare. Ci sentiamo stasera." Dissi, e dopo aver sentito la sua risposto attaccai e riposizionai il telefono nella borsa.
Aprii la porta del negozio, e il rumore della campanella sopra d' essa, distrusse il silenzio.
"C'è qualcuno?" Chiesi avvicinandomi alla cassa. Un ragazzo sbucò da dietro una tenda, di fianco al bancone e mi sorrise.
"Tu devi essere la figlia di Mavis, giusto?" Mi porse una mano, e io glie la strinsi. Annuii e mi presentai.
"Piacere, Mess." Gli sorrisi. Era un bel ragazzo, alto, moro.
"Piacere mio, io sono George." Alzai un sopracciglio. Mia madre non mi aveva detto che il 'Signor George' era così giovane.
"Tua madre mi ha detto che te ne intendi di musica." Alzai le spalle. A me interessava del mio genere di musica, non me ne intendo di tutti quanti.
"Le cose da fare sono semplici." Iniziò a camminare tra i vari ripiani di dischi. "Non devi far altro che svuotare gli scatoloni, quando arrivano ovviamente, e disporli in base al genere e l' iniziale del nome. Ci sono i cartelli sotto ogni ripiano." Tutto qui? Semplice.
"Bene." Dissi soltanto.
"Ah!"Camminò verso il bancone seguito da me. "Questa è la divisa." Mi porse una maglietta nera con una scritta 'RockDisc' sul davanti. "Puoi cambiarti dietro." Indicò la tenda, da dove era uscito prima.
"Ora devo andare a fare un servizio, ti lascio il negozio. Ciao Mess, a dopo." Mi salutò, prima di chiudersi la porta alle spalle.
Spostai la tenda, ritrovandomi in una piccola stanza. Appoggiai la borsa sopra una scrivania e mi sfilai velocemente la mia maglia e indossai quella del negozio. Ritornai al bancone, sedendomi sullo sgabello. Era così silenzioso e noioso. Presi il mio cellulare dalla tasca e mi guardai attorno, in cerca di uno stereo. Mi voltai e delle casse attirarono la mia attenzione. Collegai il cellulare ad esse e feci partire la musica.
La voce di Corey Taylor si disperse nel negozio e il mio cuore si sentì a casa. Il campanello suonò e io alzai lo sguardo, incontrando quello di un ragazzo dai capelli rosso fuoco. Sogghignò alla mia vista.
"Non sapevo che una ragazza così bella lavorasse qui." Affermò avvicinandosi al bancone. Mi lascia sfuggire una risata sarcastica, tornando subito seria. I suoi occhi verde smeraldo erano l' unica cosa di luminoso su di lui. i jeans neri, strappati alle ginocchia, e una camicia rossa e nera a quadri, ricoprivano la sua figura alta.
"Hai bisogno di qualcosa?" Chiesi il più gentile possibile, ricordando le parole del mio migliore amico.
Si appoggiò al bancone, ed io indietreggiai nello sgabello.
"Vedo che ti piace Corey Taylor." Indicò il mio cellulare, appoggiato sulla mensola dietro di me.
"E io vedo che a qualcuno non piace farsi i fatti propri." Incrociai le braccia sotto il seno. La sua risata echeggiò in tutto il negozio. Lo guardai con fare interrogativo, non capendo il motivo della sua risata.
"Sai che sarà presente al concerto di beneficenza del mese prossimo, assieme agli Slipknot?" Domandò, e la mia bocca si schiuse. Luke mi aveva accennato del concerto, ma non mi aveva detto che cantanti e gruppi c' erano.
"E sai che, posso rimediarti dei biglietti?" Chiese ancora, e mi alzai dallo sgabello, uscendo da dietro il bancone.
"Perché dovresti rimediarmi dei biglietti, non mi conosci neanche?" Mi posizionai di fronte a lui, scrutando ogni minimo particolare del suo viso.
"Piacere." Disse porgendomi la mano. "Sono Michael." Guardai la mano e poi di nuovo lui. "Mess." Gli sorrisi falsamente, non avevo intenzione di stringergli da mano e così la ritrasse.
"Ecco, adesso ci conosciamo." Ridacchiò.
"Quanto sei convinto." Mormorai, scuotendo la testa.
"Allora, ti va di andare a quel concerto o no?" Si abbassò alla mia altezza, facendo sfiorare i nostri nasi. Potevo sentire il suo respiro sulla mia pelle. Schiusi le labbra per parlare, ma mi incantai nei suoi occhi.
"Io non ti conosco."Dissi, distraendomi dai suoi occhi. Non ero una ragazza paziente, perdevo la calma con poco e davo da matti.
"So, che ti chiami Mess, e a me questo basta." Sorrise maliziosamente. Dopo qualche secondo il suo sorriso si sciolse in una smorfia. Si distanziò da me e mi scrutò dall' alto al basso.
"Cosa?" Sbottai.
"Non ho mai sentito il nome 'Mess'." Si lasciò sfuggire una risata.
"Questo vuol dire che non hai fantasia, Michael dai capelli rossi di cui non so il cognome." Lo fulminai con lo sguardo.
"Clifford!" Esclamò. "Nessuno darebbe mai un nome alla propria figlia che significhi 'disastro', fidati." Rise, prendendomi in giro.
Una sensazione di fastidio si formò nel mio stomaco, facendomi esplodere.
"Come cazzo ti permetti di giudicarmi!" Lo spinsi per le spalle, ma era troppo alto e resistente, infatti non si mosse dal suo posto. "Non mi conosci neanche." Abbassai il tono della voce, ma la rabbia era sempre quella, anzi forse aumentava ogni secondo di più che guardavo il suo sorrisetto da stronzo sul volto.
Afferrò i miei polsi, stringendoli.
"Lasciami, stronzo." Gli diedi un calcio sulla caviglia e tolse subito la prese dai miei polsi.
"Mi piacciono le ragazze toste." Disse massaggiandosi la caviglia con un cipiglio sul volto, guardandomi dal basso.
Incrociai le braccia al petto, guardandolo con sfida. Non mi piacevano i tipi come lui, quindi stava solo sprecando il suo tempo.
Buon anno a tutti!
Non so mai cosa scrivere negli 'spazi autrice', quindi vi auguro una buona giornata (good girl).
Spero che l'inizio di questa storia vi sia piaciuto e che continuerete a seguirla, perchè devono ancora succede tante cose (che non so neanche io). Lasciate un commento e un voto?
#imTorn29
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Black Heart || M.C.
FanfictionGridai il suo nome, tirandolo per la mano. Se ne stava andando... "Michael!" Urlai ancora il suo nome mentre le lacrime continuarono a scendere sulle mie guance. Strattonò il mio bracciò per liberarsi dalla mia presa e persi l'equilibro, finendo co...