Capitolo 2.

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Matteo.

Lorenzo è appena andato via, stranamente non ho ancora fame e sono le sette. Mi metto un po' al computer. Sento il telefono che vibra. È lei. Inizio a saltare come un bambino quando gli dai le caramelle.

Da: Virginia ♡

Oggi stavo quasi per venire a pranzo con te, poi ho visto come ti sei ridotto i capelli...

A: Virginia ♡

Sempre stronzetta sei!

Da: Virginia ♡

Ah la pensi così? Io ero venuta sotto casa tua per chiederti di venire a cena con me, ma mi sa che torno a casa.

Leggendo quel messaggio scatto subito, prendo la giacca di corsa e esco di casa, la vedo inizio a correrle dietro.

- Vi aspe fermate!
V: Devo proprio?
- Me sto a uccide per venirte dietro! È ancora valida la cena?

Si ferma e inizia a venire verso di me, riprendo fiato.

V: Mh vediamo, solo se la offri tu, non mi abbracci, ne baci e non mangi la mia pizza!

La guardo male, se devo fare ciò per passare poche ore per lei mi va benissimo. Non so se resisterò dall'abbracciarla e rubarle la pizza.

- Posso prenderti almeno per mano come una volta?

Alza gli occhi al cielo e si gira.

V: No.
- Perché?
V: Perché non siamo più amici come una volta. Senti facciamo finta che sia un uscita fra vecchi compagni di classe, andiamo prima che perda la pazienza.

La seguo senza dire nulla, mi dispiace, ma ho fatto una stronzata e me lo merito.

Abbiamo passato una cena tranquilla, non ho resistito a rubarle le patatine, ha fatto finta di non vedermi ridendo.

Ora stiamo andando in un parco.
Corre verso le altalene, non è molto alta, ha i capelli lunghi fino a metà schiena dorati. Si sta accendendo una sigaretta, come al suo solito dopo ogni pasto. Ora che la guardo meglio è dimagrita tantissimo. La seguo e mi metto sull'altalena vicina.

- Hai smesso di nuovo di mangiare?

Mi fulmina con lo sguardo.

V: Non credo siano cose che ti debbano interessare.
- Si che mi interessano, io ci tengo a te.
V: Grazie per la cena ora vado.

Si alza dall'altalena e se ne va. Rimango un altro quarto d'ora da solo. Non posso averla rovinata così tanto. È stata tutta colpa mia. Aveva ricominciato a mangiare grazie a me. Sono un coglione.

2016 || Matteo TiberiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora