Capitolo 4.

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Virginia.

-Jar te che fai?
L: Torno a casa, tra poco ho il treno, ciao.

Mi da un bacio sulla guancia, saluta Matteo e se ne va.
Inizio ad avviarmi verso il parco, li io e Matteo potremmo parlare tranquillamente. Mi sdraio sull'erba e appoggio lo skate li vicino a me. Matteo mi segue subito.

M: Guarda quella nuvola sembra un drago.

Scoppio a ridere senza un motivo e lui fa lo stesso.
Riprendo fiato.

-Cosa dovevi dirmi?
M: Ti ricordi come ci siamo conosciuti?
- Ovviamente. C'era l'ultimo pacchetto di patatine alle macchinette. Te mi sei passato davanti.
M: Oddio HAHAHAHA mi ricordo la tua faccia, avevi uno sguardo del tipo "ora ti uccido, lavati subito".
- Sì, era proprio ciò che pensavo, per fortuna poi hai comprato il pacchetto e me l'hai regalato, se non lo facevi poteva veramente succedere qualcosa.

Appoggio la mia testa sul suo petto, lui inizia a giocare con i miei capelli e piano piano mi addormento.

Dopo qualche ora sento scuotermi da qualcuno. Con la bocca ancora impastata dico di lasciarmi stare.

M: Vi so tre ore ormai dormiamo, è buio!

Mi alzo di scatto e noto che ormai siamo soli nel parco, mi strofino gli occhi e mi stringo la giacca, ho un po' freddo.

M: Andiamo al mare?
-Ma sei matto? Domani ho scuola.
M: E allora? Salti un giorno!

Annuisco, non ho voglia di discutere, poi domani non ho nulla di importante da fare.

Ci avviamo verso casa sua per prendere la macchina e ordinare delle pizze nel ristorante li vicino.

-Matté prendi un cambio sia per me che per te, non si sa mai, due matti come noi al mare d'inverno non prevedono nulla di buono.

Sorride e sale in casa. Torna con uno zaino e partiamo. Abbiamo passato tutto il tragitto in silenzio con la musica di sottofondo.

Appena scendo dalla macchina mi levo le scarpe e mi godo la sensazione della sabbia sotto i miei piedi. Matteo mi abbraccia da dietro e mi lascia un bacio sulla guancia.

Lo prendo per la mano e inizio a correre per la spiaggia. Mi butto in acqua, non fa troppo freddo. Matteo rimane sulla riva a guardarmi perplesso.

M: Non è possibile, esci prima di ammalarti.
-Ma cosa vuoi che mi interessi, dai vieni!

Passiamo la notte in spiaggia a giocare con la sabbia ed osservare le stelle, illuminati dalla luce della luna.

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Scusate se il capitolo non è lunghissimo, ma mi farò perdonare la prossiama volta. Della serie che sono fuori e tira un vento assurdo, la prossima che si ammala sono io, è poco ma sicuro.

-Ishtar.

2016 || Matteo TiberiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora