Capitolo 3

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La veritá è che non c'è verità, che nessuno se ne va mai per davvero e nessuno resta per sempre.
  -Kurt Cobain.

Genn era pronto ad affrontare cinque ore di scuola pur di incontrare Clara. Di solito lui il venerdì non andava a scuola. Odiava il venerdì e odiava la scuola.

Ma d'altronde rimaneva a casa quasi tutti i giorni della settimana. Infatti si fece bocciare in terza superiore a causa delle troppe assenze.

Non ha mai amato la scuola, ne tanto meno studiare, ha sempre voluto fare altro che c'entrasse con l'arte.

Ma quel giorno era contentissimo di andare a scuola.

Si alzò, per una volta in orario, si lavò e scelse accuratamente persino cosa indossare. E per la prima volta nella sua vita si pettinò i capelli domando i ciuffi biondi che gli ricadevano sugli occhi azzurri.

Quando finì di prepararsi uscì di casa e mise in moto la sua auto. Ma per destino della sorte quella non volle accendersi.

Provò e riprovò più volte ma la sua vecchia macchina non voleva collaborare.

Rientrò in casa e chiese a sua madre se poteva chiamare un caratterizzi per l'auto. Successivamente chiamò Alex per chiedergli se poteva passare a prenderlo e portarlo a scuola.

Alex frequentava il liceo scientifico ma portare Genn a scuola non sarebbe stato un problema dato che le due scuole si trovavano a pachi metri di distanza.

Quindici minuti dopo Genn sentí suonare il clacson dell'auto di Alex.

Salutò nuovamente sua madre e uscì di casa per sedersi sui comodi sedili in pelle della macchina dell'amico.

"Ciao, Alex. Grazie per il passaggio." disse Genn richiudendo lo sportello.

"Figurati, amico. Ma si può sapere che fine hai fatto ieri?" chiese l'amico palesemente incuriosito.

Alex era un ragazzo poco più alto di lui con capelli e occhi neri. Aveva un naso un po' grande ma che comunque si adattava alle dimensioni e alle forme morbide del suo viso. Inoltre, aveva delle labbra finissime, quasi inesistenti.

Alessio era un bravo ragazzo che cercava di aiutare sempre chi aveva bisogno e con le sue battute coinvolgeva sempre tutti.

A volte, Genn invidiava Alex per la sua bontà, la sua forza d'animo.

Genn spesso passava per il ragazzo stronzo. In realtà lui non era stronzo ma si era creato quella maschera per proteggere la parte buona che era in lui.

Ormai Genn non si fidava più di nessuno a eccezione di Alex e qualche altro suo amico. Si era ripromesso 'mai più amore' e fino ad allora ci era riuscito benissimo.

"Sono andato a 'Caffè dei Portici' e ho conosciuto una ragazza." confessò Genn.

Guardò un momento Alex per poi riabbassare lo sguardo sulle sue mani poggiate sulle cosce come se aveva fatto qualcosa di irreversibile.

"Adesso mi spieghi perché sei andato a 'Caffè dei Portici'." chiese Alex. Genn scoppiò a ridere. Non si aspettava una reazione del genere.

Il suono della risata di Gennaro, cosí profonda e rauca contagiò anche Alessio che non poté fare a meno di ridere anche lui.

Dopo essersi ripreso, Genn rispose dicendo che quel giorno aveva talmente sonno da non aver avuto voglia di vedere le loro facce. Cosí era andato a quella caffetteria.

"Che cretino. E com' è questa ragazza?" domandò Alex non distogliendo lo sguardo dalla strada. Mancava poco alla scuola.

"Alex non puoi immaginare quanto sia bella." disse Genn che questa volta guardò fuori dal finestrino rievocando quei bellissimi occhi azzurri. L'altro si fece scappare una risatina.
"Si,certo. Tu dici sempre cosí."
"No, ti sbagli. Questa volta è diverso."
"Lo spero." continuò Alex.
"Oggi vieni con me a 'Caffè dei Portici' cosí la vedi dato che oggi dovremmo rincontrarci." disse Genn. "Ma no, dai. Cosa vengo a fare?"
Genn sapeva che Alex non avrebbe accettato ma non aveva scelta.
"Invece devi venire perché non avendo una macchina devi riportarmi tu a casa." fece notare il biondo al moro. Alessio si girò rassegnato dalla parte del passeggero sbuffando.
"OK. Ma ci stiamo poco perché domani ho un compito in classe e devo studiare." gli fece sapere Alex.

Gennaro aveva voglia di ridere e gridare per la gioia. Finalmente l'avrebbe rivista.

Aver affrontato un'interrogazione ed essergli andata ovviamente male non importava a Gennaro perché presto tutta la sua stanchezza e tutta la sua rabbia sarebbero state placate da un semplice sguardo.

Riuscì a trovare Alex tra la folla di persone appena uscita da scuola e lo trascinò in piazza verso la caffetteria.

"OK, tu resta qui fuori. Poi ti chiamò io." disse il biondo ad Alessio che invece scosse il capo pensando che il suo amico fosse completamente fuori di testa.

Genn senza esitazione entrò nella caffetteria. Si guardò in torno ma non la vide. Si sedette ad un tavolo libero nella speranza che stesse in bagno o che dovesse ancora arrivare.

Dopo essere passati dieci minuti durante i quali aveva tenuto gli occhi incollati alla porta d'ingresso, arrivò un cameriere con il blocchetto delle ordinazioni. "Posso servirla?" fece il cameriere impugnando la penna. "No. Me ne stavo giusto andando." disse brusco Genn. Il cameriere dopo averlo scrutato disse: "Ma lei per caso è Gennaro?"
"Si, sono io. Come fa a saperlo?" chiese Genn incuriosito.

Quella era la seconda volta che veniva lì, come faceva quel cameriere, che Genn non aveva mai visto, a sapere il suo nome?

"Me lo ha detto Clarissa. E mi ha detto anche che devi venire qui domani mattina alle sette e mezza." lo informò il cameriere.

Genn si sentí subito risollevato dopo quella notizia. Allora Clara non lo aveva preso in giro.

"Come faccio a sapere che lei verrà e non mi darà buca come ha fatto oggi?" domandò Genn al cameriere il quale si lasciò sfuggire un mezzo sorriso. "Fidati, viene tutte le mattine a quell'ora." disse il cameriere prima di allontanarsi da lui per andare a servire altre persone.





Ciao!! Sono ritornata con un nuovo capitolo.
Spero che fino ad adesso la storia vi stia piacendo. Commentate e stellinate, mi farebbe molto piacere. Grazie
Un bacio.

More Than Just A Word. ||Genn Butch||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora