INCONTRI INASPETTATI Capitolo: 2

124 6 0
                                    

La cena era iniziata da circa mezz'ora e da quanto avevo capito, il signor MacCall era il socio di mio padre ed era venuto a cena per parlare di lavoro. Entrambi erano avvocati famosi ed erano diventati soci per cercare di vincere un caso di frode che comprendeva quasi tutte le banche del Paese.

<<Cameron caro, parlaci un po' di te. Cosa ti piace fare nel tempo libero? Ce l'hai una ragazza?>>

Odiavo ufficialmente mia madre. Ma insomma, come poteva chiedere una cosa del genere? E per di più con quel sorrisetto stampato in faccia? In quel momento avrei fatto di tutto per sotterrarmi.

<Bhe, mi piace molto suonare e ho una band, ci ritroviamo due volte a settimana per provare e qualche volta ci chiamano anche nei locali. E non ho una fidanzata, sono piacevolmente libero.>>

Dopo l'ultima affermazione mi lanciò un occhiata fugace e per un istante mi sembrò che lui avesse fatto un sorrisetto malizioso. Sicuramente mi sbagliavo.

<<Che genere di musica suoni, Cam?>>

Papà se ne uscì all'improvviso con questa domanda. Ma il suo tono era sincero. Gli interessava veramente. Aspetta un secondo, come l'ha chiamato? Cam? Ma andiamo!

<<Rock, rock metal e ci piacerebbe suonare anche indie rock, solo che nessuno della nostra band ha la voce adatta per quel tipo di musica, i vocalizzi sono molto difficili e stonare è facilissimo.>>

Lo disse con una fierezza negli occhi che mi fece sorridere e lui se ne accorse subito. All'improvviso inizió a guardarmi in modo strano, avevo fatto qualcosa di male?

<<Indie rock?>>

Chiese mia madre, come poteva capire? Gli faceva schifo quella musica, e non era una persona flessibile sulle proprie idee, per lei la vera musica era quella classica: Mozart e Chopin.

<<L'indie rock è un genere musicale alternativo, suonato soprattutto dalle band anticonformiste per contraddire le case editoriali e la musica commerciale. È caratterizzato da una melodia angosciante e vocalizzi acuti. Per esempio Lana Del Rey, mai sentita?>>

La mia bocca parlò senza che me ne rendessi conto, era la prima volta che parlavo quella sera, e mi schiaffeggiai mentalmente per averlo fatto. Mamma mi avrebbe sgridato, ma ripensandoci mi avrebbe sgridata anche se non avessi detto nulla.

Tutti mi guardarono stupiti e io abbassai la testa, imbarazzata e scarlatta in viso.

<<Noto che te e mio figlio avete stessi gusti in campo musicale, no?>>

Il signor MacCall mi sorrise e io guardai involontariamente Cameron che a suo volta aveva gli occhi impiantati nei miei. Il mio cuore fece un tuffo, non so perché, ma per un momento pensasi che tutti i miei problemi fossero spariti e che io fossi al sicuro, solo per un momento però.

Dopo il mio intervento la cena continuò e io non accennai più ad usare la mia voce per socializzare, in altre parole rimasi zitta tutto il resto del tempo. Dopo il dolce ci spostammo tutti in salotto dove mio padre, mia madre e il signor MacCall si sedettero sul divano e iniziarono a discutere di cose che mi interessavano ben poco.

<<Juno, amore, fa' vedere a Cameron la tua camera, apprezzare tutte quelle cose che hai attaccato ai muri.>>

Quell' "amore" mi fece rimanere l'amaro in bocca, ma per il mio bene non risposi e feci cenno a Cameron di seguirmi su per le scale, i duri passo si fecero sempre più veloci Dino ad affiancarmi. Giunti all'inizio del corridoio del secondo piano lui rallentò il passo fino a fermarsi davanti alla fila di quadri appesi alle pareti.

<<Sei tu questa?>>

Mi domandò guardandomi e accennando un sorriso vero. aveva quel non so che di cattivo ragazzo che avrei scommesso facesse impazzire ogni essere femminile che gli si parasse davanti. Ma accantonai subito quei pensieri.

Osservai meglio la foto, avevo sette anni ed era un primo piano, gli occhi blu scuro brillavano e i capelli bruni ondeggiavano al vento, sorridevo come se avessi appena visto qualcosa di magnifico. Non riuscivo a ricordarmi quei tempi, dove io e la mia famiglia eravamo felici sul serio.

<<Già>>

Dissi cercando di non far trasparire nessuna emozione, ma avevo come la sensazione che lui riuscisse a leggermi dentro e che in quel preciso istante nei miei occhi vide la nostalgia di quei tempi.

Presa alla sprovvista mi voltai immediatamente, interrompendo il contatto dei nostri occhi e guidandolo verso camera mia. Aprii la porta bianca e lo feci entrare nel mio spazio vitale. Poche persone erano entrate lì dentro e si doveva ritenere fortunato.

<<Hai degli ottimi gusti, scommetto che la tua preferita è Lana Del Rey!>>

Le fossette erano appena ricomparse e per poco non caddi per terra guardando quel sorriso che rivolgeva solo a me. Mi sentivo bene quando lui sorrideva.
Mi accorsi solo in quel momento di quanto fosse più alto di me, sarà stato alto più o meno un metro e ottanta e per guardarlo dovevo piegare il collo all'insù. indicò uno scaffale su cui erano posti due vinili di Lana Del Rey è uno dei The Doors.

<<Amo Lana Del Rey>>

Affermai fiera con un sorriso e le ste in faccia che nascosi subito con la mano.

<<Già ha proprio dei bei gusti, sai cantare>>

Si sapevo cantare, ma mi vergognavo e non avrei mai cantato davanti a qualcuno.

<<Un po', ma solo sotto la doccia>>

Dissi imbarazzata, non volevo avere tutte quelle attenzioni da lui addosso, non mi piaceva essere al centro dell'attenzione.

<<Scommetto che sa cantare benissimo, e hai una voce capace di stregare - mi si avvicinò fino a far scontrare il mio petto con il suo è una scossa di brividi mi pervase la spina dorsale- Dovresti usarla più spesso, sai?>>

Mi sussurrò all'orecchio e percepii il suo respiro caldo sul collo, era una sensazione inebriante. Ma il momento finì quando mia mamma fece irruzione in camera mia e disse con la sua voce stridula che Cameron doveva andare via. Gli si lesse lo sconcerto in faccia nel vederci così vicini, ma non mi sarei di certo giustificata. Ero uno spirito libero e facevo come mi pare.
Mia madre tornò di sotto E Cameron mi sorrise beffardo, anche lui aveva capito che lei l'aveva presa male.

<<Ti do il mio numero, così qualche volta possiamo sentirci e uscire, ti va?>>

Anche se odiavo avere relazioni sociali con le persone, non mi andava di passare la sfigata di turno qui di annuii col capo e lui prontamente allungò la mano e.. Ma che cazzo?.. Prese il mio telefono dalla tasca posteriore dei jeans sfiorandomi il sedere e indugiò molto con la mano. Mi aveva appena palpata? Come cazzo era successo? Mentre io mi facevo domande su domande e diventavo scarlatta dall'imbarazzo, Mr Sonofigoeholemanilunghe avevano già salvato il suo numero è rimesso il telefono nella mia tasca posteriore indugiando per la seconda volta con la meno sul mio sedere. Mi aveva palpata due volte, cazzo.
Mi sorrise maliziosamente lasciandomi un lungo e umido bacio sulla guancia e poi si girò uscendo dalla stanza e lasciandomi lì da sola, con la faccia scandalizzata.
Cosa cazzo era successo?

HELLS BELLSDove le storie prendono vita. Scoprilo ora