~Capitolo 1~

122 18 5
                                    

11 anni dopo...

Come sempre, il bosco era immerso in quel monotono silenzio piatto, che, agli occhi altrui, pareva un paradiso per conciliare il sonno. Ma, per chiunque altro vivesse in quelle parti, lo interpretava come un semplice "vuoto dei suoni". Poco lontano dal bosco, vi era una piccola casetta in legno dalle porte di carta di riso, perimetrata da una parte calva del giardino dedicata al parcheggio.
Una macchina rossa, estera, entrò dentro quel punto. Appena il motore si spense, uscì, dal lato accanto all' autista, un ragazzino dai capelli corvini a caschetto, con due occhi a mandorla neri, anche se il sole ingannava la maggior parte degli sguardi facendo credere che fossero castani. Portava un'abito beige e una sciarpa bianca con linee rossastre, e aveva un atteggiamento poco differente. Si precipitò immediatamente verso il bagagliaio  per tirarne fuori delle valigie. Mentre saliva quei pochi gradini della casa si voltò urlando, con una voce pacata ma udibile <<Ci siete Alfred-sama?>>
<<Si, si...>> rispose un ragazzo uscendo dal lato dell' autista. Era alto, e aveva voluminosi capelli biondo miele.
<<Vado a prendere il resto dei bagagli>> avvertì frenetico correndo dietro la macchina, il cui sportello era ancora alzato.
<<Sicuro di non volere una mano?>>domandó il ragazzino.
<<Certamente non preoccuparti>> rassicurò volgendo un meraviglioso sguardo blu oltremare e un caloroso sorriso all'amico, caricandosi uno zaino in spalla.
I suoi occhi andarono a volgersi al bosco non molto lontano, e la sua espressione solare divenne sbalordita.
Una spia di vento sfiorò i rami degli alberi facendo ondeggiare le foglie, dandoli un senso di regalità e maestosità. Questa volta, anche gli occhi "altrui" del ragazzo, Alfred, lo portarono a farlo pensare che quel bosco fosse meraviglioso. Ma, la questione tra lui e il valore del bosco, era un altro.
Appena si trovò proprio sotto il suo cospetto, la sua espressione bambinesca si tramutó in una amara ma compiaciuta allo stesso tempo. <<Sono passati tanti anni...>> pensó ad alta voce <<...finalmente, sono tornato>>
Passando delicatamente le fine dita sulle venature dell'albero, Alfred, avvertì uno strano e sgradevole cambiamento.
Osservò meglio alzando lo sguardo tutto il panorama di quel bosco divenuto oscuro. Ricordava quel luogo come una seconda casa, dove ci si rifugiava per giocare con quel suo amico Arthur. Ma, qualcosa era cambiato. Era più tetro di come lo ricordava. Non veniva accarezzato dai raggi solari, anzi, questi sembravano proprio evitarlo, non si udiva il più singolo cinguettio degli uccelli, insomma, niente. Tutto ciò che rendeva quel bosco tanto amato da Alfred, era indescrivibilmente cambiato in peggio.
<<Alfred-sama!>> lo chiamò il giapponese risvegliandolo dai suoi pensieri.
<<Cosa c'è Kiku?>> domando il ragazzo voltandosi
<<Tutto ok?>> domandò.
<<Si.>> disse disorientato. Immediatamente, Alfred si precipitò verso l'amico per andare a darli una mano con le valigie, abbandonando definitivamente il bosco con lo sguardo. Ma non con la mente.
<<Dammi Kiku, ti do una mano io.>> disse il biondo afferrando la valigia dalle mani del ragazzino che lasciò traspirare un lieve <<grazie>>
<<Di nulla.>> rispose falsamente sorridente Alfred.
<<Cos'avete Alfred-sama? Sembrate turbato >> constató.
<<Eh? Ma che dici Kiku, smettila>> farfuglió entrando in casa caricandosi la pesante valigia in spalla come se fosse un sacco mezzo vuoto.
Kiku rimase stranito, ma riconosceva la stravaganza eternamente infantile dell'amico, e non poté far altro che sorridere e lasciar stare.
Dentro la casa, Alfred cominciò a gettare sul pavimento le varie valigie esclamando <<Wow, hai davvero una bella casa!>>
<<Vi ringrazio...>> disse quasi imbarazzato il corvino, ma il ragazzo era più attento ad altro.
<< Ma...dove sono i divani? Dove sedete voi giapponesi?>> domandò interrogativo Alfred non notando nessun oggetto che fosse adatto al 'poggio' del suo sedere.
<< Qui, noi, sediamo sui pavimenti.>> disse sorpassando il ragazzo per entrare in un'altra stanza che si apriva facendo scorrere la porta in legno.
<<Cosa?!>> esclamò il biondo voltandosi di scatto verso l'amico.
<< Ci sono dei puffi però, potete sedervi lì.>> disse ancora fermo tra le due stanze. <<Sto preparando da mangiare comunque, sarete affamato dopo quasi diciotto ore di viaggio, no?>>
<<Ci puoi contare Kiku, cosa si mangia?>> domandó frenetico
<<Polpette di riso e altre prelibatezze che adorate...>> spiegò.
A sentire solamente la parole "prelibatezze", Alfred sentì l'acquolina in bocca e il futuro sapore di pesce, che avrebbe sicuramente inserito nel menù l'amico, oppure il riso caldo è fumante di quelle meravigliose polpette che preparava, o altri cibi che si manifestavano uno sopra l'altro nella bocca di Alfred.
Si, Alfred era un invaghito del cibo, sopratutto patatine fritte e hamburger, ma li piaceva anche assaporare quello di altre culture, bastava che non fosse piccante, altrimenti erano cavoli per lui e il suo palato.
<<Non vedo l'ora di riassaggiarle!>> esclamò con il suo tipico tono euforico.

Appena tutto fu pronto in pochi minuti, e la tavola era ben imbandita di modesto cibo giapponese, Alfred e Kiku si misero l'uno di fronte all' altro. Ma, mentre Kiku era inginocchiato, Alfred aveva le gambe incrociate sotto il tavolo, e divorava tutto voracemente.
<<Kiku, da quanto vivi qui?>> domandò il biondo con la bocca piena che veniva ingozzata di altro cibo senza nemmeno che attendesse che ingoiasse il resto.
Il corvino staccò le labbra dalla scodella per poggiarla sul tavolo e rispondere all' amico
<<Beh, da quando sono nato. Questa casa, è stata passata di padre in figlio da circa sette generazioni...>>
<<Wow, è davvero vecchia questa casa>> disse sorpreso Alfred ingoiando pesantemente un ennesimo boccone.
<<Già, sapere che in questa casa c'è una lunga storia, mi fa sentire importante.>> disse Kiku osservando ammaliato l'intera stanza.
<<Che mi sai dire di questo bosco?>> domandò all' improvviso catturando l'attenzione di Kiku a cui parve insolita come domanda dato che, poco prima, li aveva domandato della casa e, di colpo, spezzasse l'argomento per parlare di quell'inquietante bosco.
<<Perché?>> domandò insospettito.
<<Perché sono curioso.>> rispose secco mettendosi allineato con lo sguardo dell' amico.
<<Beh, è un bosco vecchio quanto questa casa inoltre...>> si bloccò guardando il di fuori della porta spalancata, che ritraeva appunto il bosco, per lasciar filtrare aria <<...da qulche tempo, questo bosco si è trasformato...>>
Quella parola che tanto ritraeva l'intero presentimento di Alfred, lo rese serio, e aguzzó la sua attenzione <<Trasformato?>> ripeté beffando quella sua solita voce che lui stesso riteneva demente.
<<Girano voci che, gli spiriti che vivano all' interno di esso, vadano ad allontanare chiunque vi si addentri. Ma, io non credo molto a questo.>> confessò infine. A quella frase Alfred s'irrigidí.
<<Come mai non ci credi?>> domandò. Dopotutto, Alfred, non poteva non crederci, aveva avuto lui stesso incontri con quel genere di creature. Una di queste era Arthur. Ma non riusciva a credere che il suo strampalato amico d'infanzia cacciasse dal suo bosco la gente. Ok, nemmeno a lui avrebbe fatto piacere se dentro la sua casa entrata e uscita gente a loro piacimento. Ma, aveva sentito anche lui varie dicerie sul suo conto, che fosse così spietato da tagliare braccia e ferire la gente. E a questo non riusciva a crederci.
<<Sono scettico lo sai.>>
<<Già.>> disse Alfred.
Caderono entrambi in un profondo silenzio imbarazzante, mentre l'oscurità notturna avvolgeva l'intero bosco.
Poco dopo, venne il momento di andare a coricarsi.
Alfred ebbe una stanza tutta sua, anche se era costretto a stare in un sacco a pelo talmente fino da sentire il pavimento freddo. Ma, l'unica cosa positiva, era che poteva finalmente dormire sotto il raggio lunare di quella meravigliosa luna che stava ammirando. La luna li metteva malinconia, ma era indescrivibilmente bello ammirarla, ricordare il passato come se lei stessa stesse raccontando "quando eri piccolo..." e sfogliasse un album delle fotografie in grado solamente lui di vedere. Era stupendo, tutto qua.
Ma stava pensando ad Arthur, ogni singolo giorno da quando lo aveva incontrato. Aveva ancora conservata quella fascia del suo abito che li allacció al ginocchio quando se l'ho sbucció cadendo.
Quando era sull'orlo di pensare che Arthur fosse solo frutto della sua fantasia, li bastava tenere in mano quel pezzo di tessuto, che riconfermasse le sue convinzioni.
Quella voglia matta di rivedere una persona. Ecco cosa aveva dentro di sé Alfred.

<<Siamo amici quindi?>> domandò il piccolo bambino incrociando lo sguardo del ragazzino alquanto sorpreso della domanda.
Si limitò a sorridere, mentre risorse nuovamente quel rifolo a far ondeggiare abiti e capelli.

E lentamente, Alfred chiuse le palpebre per sigillare quel suo meraviglioso sguardo che madre natura li aveva dato. Dormendo beatamente cullato dalle dolci note della spensieratezza e accarezzato dai ricordi.

Ma, tra i rami di quegli alberi, ballavano due grandi iridi di smeraldo, che esaminavano quell'essere tanto grosso quanto docile. Con un balzo fulmineo scomparve, lasciando dalla sua morsa quella quiete che si ristabilí.


~A.ngolo A.utrice ~
Faccio quest'angolo autrice per scusarmi dell'enorme ritardo, ma purtroppo la scuola mi sta soffocando e...ok basta incolpare sempre questa scuola-anche se è così diciamo per i 3/5- perché sono anche pigra ma...l'importante è che ho aggiornato. Farò la fatidica domanda: come vi è sembrata?
Seguita dalla richiesta: commentate e mettete stelline.(OBBLIGATORIAMENTE o^o)

~~~buon appetito a questo punto~~~

Avviso che aggiornerò in ritardo i prossimi capitoli e lascerò apposta finali pieni di suspense.

Cuz' I'm a gud ghrl

Americano x YokaiWhere stories live. Discover now