Quindici.

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Caro J,
Non voglio farti preoccupare, quindi ti dico solo che ho avuto un arresto cardiaco, l'altro giorno.

Ora non riesco a respirare da me.

Sono attaccato ad uno di quei stupidi macchinari che ti sparano l'aria in bocca.

È orrible.

J, sono in ansia.

Stamattina è venuto Michael, qui.

«Lucas?»

Alzo lo sguardo: contemplo quella bellezza che, ormai qualche settimana fa, ritenevo Mia, e non gli rispondo.

Entra nella stanza, senza chiedermi il permesso. Tanto lo sa che non glielo avrei mai dato.

«Cosa cazzo combini? Ti stai rovinando!» Si appoggia al muro, davanti a me. Il suo tono non è preoccupato. Per niente.

Non gli rispondo, perché una domanda simile non ha diritto ad una risposta.

Cosa mi sto facendo io?! Spero che stia scherzando, perché l'unico motivo per cui sono qui è Lui.

Quel Lui che credevo che non mi avrebbe mai abbandonato.
Quel Lui che c'era sempre.
Quel Lui che ha conquistato il mio Cuore in tanto tempo, ma l'ha distrutto in così poco.

«Hey? Il gatto ti ha mangiato la lingua?» Si avvicina al letto e mi afferra la mano fredda.

"Il mio Cuore è d'oro e le mie mani sono fredde."

Riesco a borbottare una cosa che assomiglia vagamente ad un: "Lasciami in pace", mentre scrollo la mano non troppo bruscamente, sentendomi davvero troppo debole.

«Lukey? Che ti prende?» Corruga la fronte e, oh Dio, sai già cosa mi tocca fare.

«Che mi prende, eh? Tu dovresti saperlo meglio di me.» Fisso la mia gamba ingessata, pensando che potevano anche evitare di sprecare tutto quel gesso: tanto, il povero disabile, non sente nulla.

Anche se non sento nulla dal busto in giù, non significa che io non senta nulla nel mio petto che, come ha detto Michael, è vuoto ed insaziabile.

«Cosa vorresti dire? Sei tu quello che si è buttato giù dalla finestra, per poi incolparmi.» Il suo tono si fa più alto, ed inizio ad avere paura.

«Tu... tu...» Sussurro, e sento già le lacrime bagnarmi il viso.

«Io cosa, mh?» Mi guarda da più vicino, quasi urlando.

«Tu... devi solo andartene!» Forse le parole mi escono troppo forti dalla bocca, perché Michael si acciglia e si allontana da me.

«Dimmi cos'ho fatto e poi me ne posso andare, anche con piacere!»

Anche con piacere.

Quelle parole mi fanno girare la testa: quanto lo odio.

«Hai baciato la ragazza che amo, e non solo una volta. Mi hai rovinato. Prima illuso e poi deluso!» Ora sono sicuro di urlare, e anche forte, mentre un fiume di lacrime irriga le mie guance, fin troppo rosse e calde.

«Sai cosa, Luke Hemmings? Tu non hai bisogno di me. Ero venuto qui per chiederti scusa per tutto, ma so che, con la testa che ti ritrovi, le mie scuse non ti servono. Tu hai solo bisogno di una macchina che sia al tuo servizio e ti dica sempre "ti amo", ma, credimi caro Luke, la vita non è così: la vita è piena di imprevisti, che ti aiutano a crescere. Tu, questi imprevisti, li ingrandisci sempre di più, fino a farli diventare delle tragedie vere e proprie.
Mi dispiace, ho provato a farti cambiare idea, ma credo che tu sia un caso perso. Non dovrebbero esistere dei soggetti come te.» Dopo avermi urlato queste parole, che, una ad una, entrano nel cuore e me lo tagliano, esce dalla stanza, sbattendo la porta.

"Parole taglienti, come coltelli, mi stanno tagliando."

Sento gli occhi bruciare, il petto esplodere e l'anima cadere in un abisso nero e profondo.

Non dovrei starci tanto male, perché lo odio, no?

Ma, J, ti ho mentito:
Io lo amo ancora.
-L'inizio della fine.

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hey!
Michael è un po' stronzo, okay okay.
ma non uccidete nè me nè lui, pls.
coomunque, spero che il capitolo vi sia piaciuto, anche se un po' triste(?).
al the love. xx
-mochi.

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