XI ⇝ Cento pugnalate

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Back to black,
Amy Winehouse

A Daniel

Ti ho visto oggi, sai?
È stato tutto come l'ultima volta e allo stesso tempo è stato tutto diverso.
È stato un attimo, quello che una volta era il nostro attimo.
Tu che scendi dall'autobus e io che rimango su. Il tuo solito giubbotto verde militare, lo zaino azzurro su una spalla sola, la destra, i capelli scompigliati dal vento. Lo sai che ho sempre desiderato giocare con i tuoi ricci almeno una volta? Almeno una. Una volta in cui ci sarebbero state solo le mie dita intrecciate con i tuoi capelli che sembrano una distesa di grano bagnato dal sole del tramonto.
Ma sto divagando, mi perdo sempre nei ricordi, come le tue labbra leggermente socchiuse piegate in un sorriso malizioso. Quanto amo le tue labbra, non sono né sottili né carnose, possiedono l'equilibrio perfetto, come tutto quello che ti riguarda, d'altronde. Non sei né troppo alto né troppo basso, né muscoloso né magro, sei perfetto.
L'unica cosa fuori controllo sono i tuoi occhi. Lo sai che ho scritto pagine e pagine sui tuoi occhi? Ho riempito fogli su fogli, la penna nera scivolava leggera sulla carta, imprimendo le mie sensazioni, le mie emozioni, quella tempesta interiore che mi provocavano i tuoi occhi.
Azzurro chiaro. Verde smeraldo. Grigio quasi argento.
Hai fatto tuoi questi colori, ormai sulla tavolozza delle tempere sono contrassegnati con il tuo nome, in corsivo, il tuo è un nome elegante, è regale.
E come un re tu ti comporti.
Orgoglioso e fiero degni la plebe che ti circonda di un solo sguardo sprezzante. Anch'io faccio parte della plebe? Dopo tutto quello che abbiamo passato mi guardi così?
Li ho visti i tuoi occhi, sai?
Mi sono scivolati addosso, lo so che mi hai vista, ma non mi hai guardata. Sei passato oltre, sei andato avanti, lasciandomi come unici compagni il dolore e la tua assenza.
E tutto questo fa più male di cento pugnalate dritte al cuore.

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