Quella mattina uscii prima di casa per andare a scuola... Infatti prima dovevo passare a prendere il camice da lavoro della mamma in tintoria.
Me lo aveva chiesto la sera prima e avevo accettato. Non avrei potuto far altro, a dire il vero.
Aprii la porta: "ciao Emily!"
"Salve signora Toyseer."
"Come mai qui?" mi chiese anche se passavo ogni martedì mattina ormai da un po', e guardacaso era proprio martedì mattina, per ritirare il camice di mia madre. "Devo ritirare il camice di mia madre" "uh. Ok, te lo vado a prendere dal retro. Aspetta con pazienza." "ok. L'aspetto qui!"
Erano passati dieci minuti e della signora Toyseer nessuna traccia. Insomma. Dovevo andare a scuola e avrei fatto sicuramente tardi se non si sbrigava a portarmi quel benedetto camice da infermiera. Santo cielo! Era solo un camice. Era bianco per di più, sarebbe sicuramente risaltato subito agli occhi. Vidi una figura tornare. Sperai fosse la signora Toyseer. Dall'ombra le assomigliava: era bassa e goffa. Era lei. "Non ritrovo il camice" mi disse. Volevo urlarle qualcosa contro a proposito di aver aspettato inutilmente un camice non mio che non aveva nemmeno trovato. Preferii tacere. A cosa serviva maltrattarla?! Volevo solo andarmene. Vedendo il mio silenzio, mentre pensavo qualcosa di paragonabile ad una risposta garbata, mi scrutò e mi disse "mi dispiace! Ma di la non c'è".
Mi dispiace?! " oh. Non si preoccupi signora. Penso che passerà mia madre e ne parlerà con lei. Ora io dovrei andare a scuola" diedi un veloce sguardo all'orologio giusto per far risaltare la mia fretta e mi accorsi che era davvero tardi! Cavolo! Mi incamminai verso l'uscita e battei forte la porta mentre la signora Toyseer mi augurò "buona scuola!" che sentii a malapena mentre mi allontanavo con la cartella che ora sembrava più pesante di prima... Arrivai a scuola. Aprii il portone... La campanella finí in quel secondo di suonare. Poco male. Ero quasi in orario o comunque non avrei fatto un eccessivo ritardo.
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Amici Comuni
RomanceInsomma sapevo già lo avrei amato per sempre. Sarebbe stato il mio pensiero fisso. Un chiodo nel cranio. Non potevo dimenticarlo. Non potevo far finta che nulla fosse stato. Perché, al contrario, era stato una delle cose più belle della mia vita.