Alle nove arrivò Filippo.
Quel ragazzo aveva detto che sarebbe arrivato alle otto e mezza, questo vuol dire che noi tre aspnettammo mezz'ora davanti a casa mia per aspettarlo pensando che "sarebbe potuto arrivare da un momento all'altro" come ripeteva in continuazione Giorgia.
Appostò di fronte a casa mia con la macchina.
Io, Chiara e Giorgia ci incamminano verso la vettura.
Salimmo tutte e tre sui sedili posteriori.
Filippo era vestito con una camicia chiara e dei jeans più scuri abbinati a delle scarpe nere.
I capelli non troppo corti ma nemmeno troppo lunghi erano legati in un codino. Gli stavano bene. Ma non glielo avrei detto, di certo.
All' interno della vettura c'era anche un altro ragazzo oltre a lui.
Non sapevo il suo nome.
"Lui é Andrea, un mio amico. Verrà alla festa con noi." lo presentò Filippo. Il ragazzo si girò e sorrise prima verso Giorgia, poi in direzione di Chiara e infine si concentrò su di me. Il suo sguardo non era molto rassicurante. Ricambiai un sorriso e distolsi lo sguardo aspettando che lui mi imitasse.
"Non devi consumarla a forza di gurdarla, sai?!" disse con ironia Filippo. Ma lui cosa voleva? Mi fissava in continuazione. Poteva farlo solamente lui??
"Scusa amico! Siete impegnati? Non sapevo..." disse il ragazzo vedendo Filippo abbastanza infastidito.
"No, non siamo " impegnati", come dici tu,... Solo, non guardarla cosí!" stava quasi urlando.
Ripeto: cosa voleva filippo?! Forse gli interessava di te, provo ad ipotizzare la mia mente. Impossibile. E poi ah me non importava di lui! Vero?
Andrea aspettò qualche altro minuto prima di rigirarsi verso il cruscotto della macchina.
La vettura partí e arrivammo finalmente alla casa dove si sarebbe tenuta la festa.
Stava arrivando tantissima gente insieme a noi. La casa era davvero grande e il giardino che la circondava era enorme.
Scendemmo tutti e cinque dall'auto e ci dirigemmo all'ingresso. Ad aspettarci su un divano con altra gente c'erano Gabriele e Marco così ci avvicinammo a loro e mi sedetto di fianco a Gabriele salutandolo con un bacio sulla guancia. Vicino a me si sedette Filippo. Forse un po' troppo vicino. Così mi spostai ancora un po' verso Gabriele.
Nel frattempo per la sala cicolavano bottiglie d'alcool e non so cos'altro. Tutti presero qualcosa da bere e per non restare completamente lucida e non godermi la festa con gli altri bevvi anche io qualche bicchierino, senza esagerare.
Ad una ragazza seduta di fronte a me con i capelli rossi venne in mente di giocare al gioco della bottiglia: solita palla. Ma avrei giocato, forse per via dell'alcool, o forse perché non c'era niente di meglio da fare al momento. I primi giri furono veloci e semplici: consistevano nel bersi qualcosa o baciare qualcuno e il mio turno ancora non era arrivato.
Il brutto doveva ancora venire...
Fu il turno di Filippo. "Emily...." disse. "Si?!" risposi incerta. "Vai di sopra con Andrea" sentenziò.
Cosaaa?!
"E fagli qualcosa di gradevole" mi guardò con uno sguardo malizioso e di sfida.
Che bastardo.
Mi alzai in piedi.
Andrea era completamente ubriaco. Probabilmente nemmeno aveva sentito cosa aveva detto Filippo. Lo avrei portato in bagno. Saremmo restati li per un po' senza fare assolutamente nulla... Poi saremmo tornati di sotto dagli altri.
Era pazzo Filippo se pensava che lo avrei ascoltato per uno stupido gioco. Salimmo le scale.
Io davanti ad Andrea mentre lo tenevo per mano perché ubriaco ed incapace di capire cosa accadeva intorno a lui.
Chiusi la porta del bagno appena entrai, e mi sedetti sul piano del lavandino.
Andrea si sedette sul water. Passarono cinque minuti e Andrea si avvicinò alla porta. Pensai volesse andarsene e scesi dal piano del lavello anche io per seguirlo ed uscire. Mi accorsi però che inchiavò la porta. Venne verso di me.
Cosa voleva fare?
Era ubriaco, cavolo.
Si avvicinò a me e mi fece aderire la schiena al piano del lavandino da quale ero scesa poco prima.
Si avvicinò al mio orecchio e disse "É da prima, quando ci siamo visti in macchina, che sogno di toccarti... Facciammo qualcosa."
"No, Andrea, sei ubriaco, non mi toccar..." mise la sua bocca sulla mia e iniziò a toccarmi il sedere.
Non riuscivo a liberarmi dalla stretta. Era molto più forte di me.
Passò a baciarmi il collo facendomi venire brividi di ribrezzo.
O mamma.
Come facevo ad uscirne ora?
Intanto le sue mano scorrevano su e giù per le mie cosce alzandomi il vestito a livelli a cui avrei preferito non venisse alzato.
Iniziò a giocherellare con la lampo del vestito sulla mia schiena e la fece scendere.
Il vestito non si abbassò del tutto. Intanto mi mise a sedere nuovamnete sul piano del lavandino.
Non sapevo se urlare per chiedere aiuto.
Iniziò nuovamente a baciarmi con foga sulla bocca. Intanto si strisciava col suo corpo sul mio e potevo sentire la sua presenza che si era svegliata. Dovevo assolutamente andarmene. Senza che me ne accorgessi si era anche slacciato i pantaloni.Filippo pov
"Fagli qualcosa di gradevole" le avevo detto. Che cosa stupida. Che stupido che ero. Non mi interessava veramente averla messa in difficoltà! Poteva scegliere. E poi a me cosa importava??
Chissà cosa stavano facendo.
Si erano dati alla pazza gioia? Avevano iniziato a scopare?
Dovevo preoccuparmi e andare a controllare??
Lasciai il gruppo senza dire una sola parola e mi allontanai.
Percorsi le scale dove avevo visto era andata Emily.
Mi feci un giro del corridoio: sembrava tutto calmo.
Arrivai in fondo e svoltai l'angolo.
In fondo dopo l'angolo c'era una sola porta.
Provenivano delle grida da dietro la porta. Qualcuno si stava divertendo. O forse no... Le grida stavano gridando "aiuto" ?? Ma cosa...?
Iniziai a bussare insistentemente alla porta per farmi aprire.
Senza dubbio una ragazza stava chiedendo aiuto.
Alla fine feci aprire la porta con una spallata e qualche calcio insistente. Rimasi sbalordito. Dentro c'era Emily mezza spogliata e Andrea con i pantaloni abbassati.
Cosa cavolo stava facendo?
"Andrea, cosa stai facendo?" urlai. "Hei amico. Lasciami finire. Devo ancora darle un po' di piacere vero." e lanciò uno sguardo malizioso ad Emily che piangeva. "Poi la lascio per te... Cosí ti diverti anche tu." continuò.
Non ci vedevo più dalla rabbia. Cazzo.
Gli tirai un pugno e cadde a terra sfinito.
Non mi importava se era ancora vivo o meno.
Ora mi importava di Emily. Mi avvicinai.
Andrea era un cretino.
Ero stato un cretino anche io, a dire il vero.
Era colpa mia.
Le presi il viso tra le mani e le tirai via delle lacrime che però venivano sostituite da altre nuove, in continuazione.
Le portai il viso al mio petto e l'abbracciai. "Scusami. Santo cielo, mi dispiace tantissimo." le dissi sottovoce mentre le accarezzato i capelli. Continuava a piangere.
Decisi di riallacciarle il vestito e ritirai giù la parte inferiore.
Aspettai che la smettesse di piangere e la portai fino alla mia macchina.
Era silenziosa.
Da quando avevo buttato giù la porta non mi aveva parlato. Forse era anche un po' incazzata con me.
Aveva ragione.
STAI LEGGENDO
Amici Comuni
RomanceInsomma sapevo già lo avrei amato per sempre. Sarebbe stato il mio pensiero fisso. Un chiodo nel cranio. Non potevo dimenticarlo. Non potevo far finta che nulla fosse stato. Perché, al contrario, era stato una delle cose più belle della mia vita.