Capitolo 2

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Appena arrivate in ospedale, apro la portiera della macchina e mi precipito subito nella sala d'attesa, mi sento prendere un braccio. Mi giro e vedo tutta la bellezza di mia sorella rovinata dalle lacrime e dagli occhi gonfi -dobbiamo essere forti, Iride- mi dice fra i singhiozzi. Non riesco a trattenermi e tutte e due scoppiamo a piangere supportandoci a vicenda.

Decidiamo che non dobbiamo farci vedere da lui in questo stato, non ci ha mai volute tristi e abbattute, e vorrà sempre vederci forti e sorridenti.

Asciugate le lacrime, ci dirigiamo verso la stanza del reparto tumori, l'odore di disinfettante e antibiotico si fa sempre più forte, le pareti bianche rendono l'atmosfera incredibilmente asfissiante e monotona.

Camera 116, ormai conosciamo la strada. Appena spinta la poeta lo vedo steso su quel lettino attaccato ai tubi ed esausto, non l'ho mai visto così. A tenergli la mano c'è mamma e in un angolino della stanza ci sono Elio e nonna che gli fa le coccole. -Papà- dico quasi piangendo. I suoi occhi diventano lucidi e sul suo viso si dipinge un lieve sorriso. Io e Aura ci stendiamo accanto a lui e ricordiamo fra risate e pianti tutti i momenti passati insieme... da piccole la gita in barca, con lui a farci coraggio perché avevamo paura che venissero le "onde alte", la nascita di Elio, quando papà venne a scuola gridando -il mio maschietto finalmete!- E portò me e mia sorella a fare visita alla mamma e a conoscere il nuovo piccolo arrivato. Oppure quella volta in cui gli presentai il mio ex ragazzo a cui papà faceva domande di tutti i generi, neanche fosse un quarto grado.

Dopo averlo fatto ridere e svagare un po', vado a prendermi una bottiglietta d'acqua alla macchinetta perché ho la gola secca. Mentre cammino qualcosa o meglio, qualcuno mi urta; -scusami tanto- mi dice in ragazzo che ho davanti. È alto capelli color miele e ciuffo ribelle, riconosco la sua aria leggermente afflitta e mi limito a rispondere che va tutto bene. Sto per andarmene quando mi afferra per il braccio e mi chiede il mio nome -Iride- rispondo in fretta. Vedo un leggero sorriso sbilenco spuntare piano sul suo volto. -Mirko- risponde a sua volta, e sparisce allontandosi verso il reparto pediatrico. Cos'è che dovevo fare? Ah già, l'acqua.

Stella MiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora