Capitolo 4

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Mi sveglio di soprassalto sentendo il rumore dell'aspirapolvere e mi ritrovo ancora con i vestiti, segno che ieri mi sono addormentata senza rendermene conto.
Mi soffermo un po' a guardare il soffitto della mia stanza: è di un delicato color caramello, lo scelsi quando avevo 8 anni e ci trasferimmo in questa casa; ero già una bambina molto matura e le pareti rosa decorate con le principesse non mi attiravano per niente.
Poi il mio sguardo mi sposta sul pianoforte, ah quanto amo questo strumento. È libertà e gioia, grazie a lui (perché lo considero quasi una persona) ho fatto esperienze indimenticabili e grazie a un corso di piano, conobbi il mio ex ragazzo, il mio primo bacio, il mio primo amore. Papà me l'aveva sempre detto che a lui Roberto non piaceva, ma io ne ero tanto innamorata e non gli diedi ascolto, purtroppo.

I miei pensieri sono interrotti da mamma che grida -Iride, per favore, vai a buttare la spazzatura-.
Indosso un paio di jeans, le mie vans blu e una maglia grigia, presa a caso dal mio armadio. Lego i miei capelli ricci e ribelli in una mezza coda e scendo.

Mia mamma mi guarda come se fossi la cosa più bella del mondo, mi fa una carezza e mi porge il sacco dell'immondizia. Decido di uscire subito per non scoppiare a piangere nuovamente.

Esco di casa e percorro la solita strada, passo davanti il bar di Lucia che mi saluta e mi manda un bacio, capisco dalla sua espressione la notizia della morte di mio padre si è già sparsa nel quartiere. Arrivo davanti i cassettoni della spazzatura e noto qualcuno, un ragazzo che sta uscendo di casa, ma io lo conosco, è lui, il ragazzo delle macchinette! Come mai non l'ho mai visto prima? Sicuramente siamo in due scuole diverse.
Istintivamente mi abbasso e mi nascondo  dietro un cassettone per vedere dove va, alzo leggermente la testa e.... Mi ha visto cavolo, che  faccio ora?

A scappo
B mi fingo morta
C gli dico che mi occupo di manutenzione dei cassonetti della spazzatura

Opto per la risposta A ma proprio quando sto per accelerare il passo vengo bloccata. Ormai riconosco quella stretta. Mi giro e noto la sua espressione divertita ma mi trattengo per non far notare la mia irritazione.

-Chi si rivede, la mia pupilla!- ma che cosa dice? Mia? Ma se ci siamo appena presentati ieri. E poi non fraintendetemi,  amo il senso dell'umorismo ma questo proprio no.
-Ciao ragazzo di cui non mi ricordo il nome- rispondo fredda.
Si che me lo ricordavo il nome, per fortuna ieri non ho accettato la sua richiesta d'amicizia, sennò avrei fatto la seconda figuraccia con lui.
-Come mai da queste parti?- mi chiede. Ma perché è così invadente? Dovrei dargli pure l'indirizzo di casa mia o cos'altro?
-Abito quí vicino, in uno degli appartamenti gialli- rispondo. Ma perché gli sto dando tutta questa confidenza?
-È inutile che ti dica dove abiti io, dato che lo hai già scoperto da sola, ah e ricordati di buttare la spazzatuta- vedo spuntare quel sorriso odioso sulla sua faccia, si gira e se ne va.
Ma quanto è antipatico? E io come ho fatto a dimenticarmi di buttare l'immondizia? Meglio che mi sbrighi a tornare a casa, per tutto il tragitto penso al nostro incontro. Almeno il ragazzo delle macchinette mi ha distratto per cinque minuti.

Stella MiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora