Capitolo 8

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Finalmente il suono di quella campanella, esco da scuola quasi correndo e prima cosa che vedo è Mirko appoggiato alla sua moto. Vedo che Carlotta (la tipa più facile e truccata della scuola) gli dice qualcosa e lui le risponde con un cenno del capo. Ma che vuole questa?
Però, quanto è bello.
Gli vado incontro ed esclamo -allora? sto morendo di fame!-
-Prego madame.- e prendendomi la mano mi accompagna dolcemente a sedermi sulla sua moto.

Resto abbracciata a lui per tutto il viaggio, mi porta a mangiare in una trattoria fino ad allora sconosciuta per me. Caspita aveva ragione, questa è la carbonara più buona del mondo.

Parliamo del più e del meno, ad un certo punto il ragazzo delle macchinette mi guarda serio ed appassionato allo stesso tempo e dice -mi sei piaciuta sin dal primo sguardo. Questi tuoi occhi mi trasmettono dolcezza e forza allo stesso tempo.- Sorrido istintivamente e gli accarezzo la mano, non so che dirgli mi mancano le parole.
-Posso farti una domanda?- Gli chiedo a bruciapelo.
-Cosa ci facevi quel giorno in ospedale? Non dirmi che facevi solo una visita perché ho notato subito la tua aria afflitta-.
Mi lascia subito la mano e mi risponde secco -non credo siamo nel posto giusto per parlarne.- Sì alza e va a pagare il conto.
Ma perché è diventato così freddo? Mi sta facendo sentire ridicola. Prima mi dice che gli piaccio e poi mi pianta così.

Mi fa cenno di andare e lo seguo silenziosamente. Non ho intenzione di nascondigli la mia irritazione.

Mi lascia davanti casa e non mi saluta nemmeno. E poi siamo noi donne quelle complicate.
Apro la porta di casa e mi fondo subito in camera mia senza salutare mamma, con un'innefrenabile voglia di piangere. Perché era diventato così freddo? Forse dovrei parlare meno e fregarmene dei suoi fatti personali. Ma come faccio? È lui il mio primo pensiero la mattina e l'ultimo che la sera mi accompagna.
Decido di 'distrarmi' facendo i compiti; completo due pagine di esercizi d'inglese, guardo l'orologio e mi rendo conto che devo sbrigati a prepararmi per non tardare alla lezione di piano.
Metto un vestitino blu a fiori, un paio di Superga ed esco di corsa. Vado a lezione a piedi perché fortunatamente si trova vicino casa mia.
Percorro la strada guardandomi sempre in torno, magari sperando di trovare lui ma niente. Arrivo nella hall della mia seconda casa, quanto amo questo posto: foto di note musicali, di palcoscenici, di concerti. È un'atmosfera incomparabile.
Fulvio viene a chiamarmi, è il mio turno. Cominciamo la lezione, eseguiamo dei brani per perfezionarmi in vista dell'esibizione che ci sarà in estate.
Ad un certo punto c'interrompiamo, notiamo una sagoma attraverso la porta a vetri, sembra origliare.
Fulvio va a controllare subito
-Abbiamo visite per la nostra Iride!- Dice malizioso.
Dietro di lui si vedeva Mirko con un grande mazzo di rose rosse in mano e un'aria da cucciolo innocente.
Senza pensarci due volte gli vado incontro abbracciando lo è scroccandogli due rumorosi baci sulle guance morbide.
-Sei congedata- esclama Fulvio. -E tu stai attento- dice a Mirko con un sorrisetto.
-La mia Iride è il buone mani- dice cingendomi i fianchi, una sensazione di calore mi pervade.

Il ragazzo delle macchinette mi porta a prendere un gelato al parco, parliamo di tutto tranne dell'accaduto di stamattina, ma non voglio tornare sull'argomento, per ora voglio godermi l'armonia di questo momento.
Verso le 8.30 Mirko mi accompagna a casa, vedo che ha l'aria imbarazzata.
-Hei muscolo, perché quell'aria da cucciolo bastonato?- gli chiedo ironicamente.
-Allora hai notato i miei fantastici bicipiti- mi risponde con un sorrisetto malizioso.
Poi senza alcun preavviso mi trascina a se e mi lascia un bacio appassionato sulle labbra.
-A domani piccola- mi dice e se ne va, dopo avermi fatto una carezza.

Rientro a casa al settimo cielo, ma non sapevo cosa mi attendeva.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jan 29, 2016 ⏰

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