"Dolore"

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Harry's POV

C'è gente che crede che i muti o i sordi siano persone facili e da prendere di mira, o addirittura che dato che non hanno qualcosa di fondamentale che hanno le persone "normali", ti credono un demente che ha bisogno di costante aiuto. Cazzate colossali. Non per vantarmi, anzi, ma sono piuttosto intelligente, fin'ora ho avuto voti molto alti, e, secondo me, è per questo che l'altro giorno quei tre ragazzi mi picchiarono. Nick Grimshaw, Josh Devine e Pete Wentz.

Quando Louis arrivò e li fece andare via, per la prima volta mi sentì come se qualcuno importasse di me. Louis era stato così dolce ad aiutarmi, ma non potevo lasciare che mi curasse le ferite, perché avrebbe visto il mio corpo.

Passarono due intere settimane dal primo pestaggio, e dire che le cose degererarono era poco. Ogni fottuta fine della giornata scolastica, quei tre bastardi mi aspettavano davanti a scuola, ma attenti a non farsi vedere, soprattutto da Louis, dove ora ero io a schivare ogni suo sguardo, la maggior parte delle volte preoccupato per il mio aspetto.

Ora stavo uscendo da scuola, aspettando il mio pestaggio giornaliero, che non tardò ad arrivare. Mi lasciarono lì, nell'angolo di una stradina dove mi aspettavano sempre. Questa volta ci metterono più forza, più aggressività, tanto da farmi vedere, dopo qualche minuto, il buio.

Louis' POV

Io e Liam eravamo ritornati indietro dopo la fine della scuola, perché avevo dimenticato la mia borsa da ginnastica nell'armadietto.

Passammo davanti una stradina che portava al grande edificio. Vedemmo in lontananza un corpicino disteso a terra in una quasi pozza di sangue. Cominciai a correre all'impazzata realizzando che quel corpo era Harry. Liam mi seguì senza pensare, capendo le mie intenzioni.

"Oh Harry, che ti hanno fatto?" chiesi dolcemente, sperando che mi sentisse.
"Portiamolo a casa tua" propose Liam ed io annuì.

Presi il suo corpo sanguinante tra le braccia e cominciammo a correre verso casa mia, sotto gli sguardi preoccupati e straniti dei passanti.

Arrivati lo posai sul divano delicatamente, per paura di provocargli altro dolore.

Cercai sul cellulare il numero di mia madre, Johannah, che era anche una dottoressa, per mandarle un messaggio.

A Mà: Vieni subito, per favore.

Da Mà: Che è successo, tesoro?

A Mà: Un casino.

Mia madre, dopo vari minuti dove stavo accarezzando il viso delicato e paffuto di Harry, arrivò con un pò di fiatone.

"Tesoro che è suc- oh mio dio" boccheggiò alla vista del ragazzo svenuto sul divano.

Le spiegai brevemente cos'è successo e lei corse di sopra, probabilmente in bagno a prendere le bende e il disinfettante. Poco dopo arrivò correndo verso Harry che era ancora incosciente sul divano.

Tolse la sua felpa e la buttò a terra, per poi essere il turno del maglione il doppio di lui che aveva, sotto i nostri occhi, sotto i miei occhi. Boccheggiammo all'unisono vedendo tutti i lividi che Harry aveva quasi in ogni punto del suo busto e braccia.

Dopo circa mezz'ora, dove mia madre disinfettò e mise bende e cerotti sulla pelle chiara e delicata di un Harry incosciente, aspettammo pazientemente che quest'ultimo si svegliasse.

"Perché non si sveglia? Non dovremmo andare all'ospedale?" chiesi più che preoccupato.

"No tranquillo, tesoro" mi rispose mia madre cercando di tranquillizarmi.

"Liam, perché non vai a casa? I tuoi genitori si staranno preoccupando" disse gentilmente mia madre a Liam, che annuì per poi farmi un cenno ed andarsene.

Posai il mio sguardo su Harry e gli presi la mano, mentre mia madre andava in cucina, probabilmente a fare la cena, perché erano già le sette e mezza.

Poco dopo vidi i suoi occhi strizzare per poi aprirsi lentamente, facendo una smorfia di dolore, per poi posare i suoi occhi sui miei e spalancarli.

"Hey!" dissi felice che si fosse svegliato, sorridendogli "Ti senti meglio?"

Lui si guardò in torno per poi girarsi verso di me e ricambiare il sorriso ed annuire. Abbassò lo sguardo sulle nostre mani intrecciate e avvampò, togliendo velocemente la sua mano dalla mia.

"Mia madre sta preparando la cena" lo informai, ancora sorridendo come un idiota. Lui annuì abbassando lo sguardo.

Ci fù un silenzio imbarazzante, perché non sapevamo come iniziare un argomento. Picchiettò leggermente sul mio ginocchio, richiamando la mia attenzione. Alzai lo sguardo e lui indicò il mio cellulare per poi fare segno di darglielo. Io, confuso, glielo diedi e lui scrisse qualcosa sopra per poi ridarmelo e prendere il suo cellulare. Mi vibrò il cellulare, segno che mi fosse arrivato un messaggio. Lo presi e rimasi tra il divertito e il scioccato quando lessi il mittente.

Da Harry💜: Così possiamo parlare :)

***popetta Time*

HELPATEMI, HARRY È COSÌ CUSHOLOSSSO!

Dopo circa due secoli (AVE MARIA, CHE SIA LODATO IL CIELO) rieccomi con un altro capitolo.

La storia ha +100 letture, yeeeey.

Okay, scusatemi per l'enorme ritardo (e siamo solo al secondo capitolo) e VOTATE E COMMENTATE!!

VI AMO GIÀ, BYE

Mute || Larry Stylinson (A/U)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora