1^ Amnesia: Guerra del virus

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7 anni prima...

Thomas guardò il suo riflesso passando di fronte a quella lastra metallica.
Si, era proprio diventato grande!
Aveva gli occhi enormi e spalancati che passavano in rassegna tutto il suo corpo, i capelli spettinati in tutte le direzioni in un concetto logico che nessuno avrebbe mai capito, e un sorriso che non dava la minima impressione di voler lasciare il suo volto.
Aveva le guance arrossate per lo sforzo e il caldo, la farina spazzolata su tutti i vestiti, ma era sorridente. E si stava divertendo un mondo.

"Thomas! Vieni! I malati stanno..." un ragazzo con i capelli messi perfettamente in ordine, gli occhi a mandorla e un aria da chi sta per conquistare il mondo lo affiancò, e si bloccò per riprendere fiato. "Stanno per arrivare! Corri, Alby e Ben ci aspettano!"

Alby era un bambino troppo orgoglioso, per i gusti di Thomas, ma gli voleva bene come voleva bene a tutti gli altri.
Ben invece era il migliore amico di Minho, ma spesso giocavano con Thomas ad acchiapperella, dove raramente qualcuno riusciva a batterli.
Ognuno aveva il suo gioco preferito, e spesso facevano a turni per accontentare tutti.

Infatti, ora stavano giocando alla guerra del virus, il gioco, appunto, preferito da Alby. C'era un gruppetto di dieci persone circa muito di pistole gioccatolo riempite di uova -gentilmente prese da Harriett, la cui amava questo gioco come se fosse la sua vita- e si chianavano i malati, come gli chiamava l'uomo-topolino, se avevano ben capito.
Il loro scopo era di colpire gli altri, che potevano salvarsi nuovamente solo se colpiti dalle scorte di farina che tutti portavano con sé.

Ecco, la scorta di Thomas era finita già quando aveva dovuto liberare Clint, poi Adam, e poi Dave.
Quello era un gioco che potevano fare solo quando gli scienziati lavoravano così tanto da non poter accorgersi di loro, che mandavano in brandelli l'intere mensa e cucina.

"Ma Ben non è stato contagiato?" Domandò con la voce acuta e infantile, immedesimandosi in un adulto alle prese con le troppe bollette da pagare e un bambino che gli chiede cosa siano queste.

"No! L'ho curato quando ho curato te! Corri, ho visto Harriett incacchiata!" Era proprio buffo, pensò Thomas, il modo in cui parlavano, per non dire parolacce ed essere rimproverati.
Il piccoletto asiatico agguantò la manica del più piccolo e la tirò con lui dall'altra parte del grosso bancone, mentre si guardava intorno furtivo, pronto a scorgere qualcosa.

Thomas lo imitava, e vedeva già la testa di Ben e il braccio di Alby dietro la porta a circa cinque metri da loro, quando si sentì un urlo. Il piccolo moro si girò giusto in tempo per riuscire ad evitare un uovo lanciato dalla ragazza bionda, Sonya, che ghignava divertita.
Accanto a lei, Beth ridacchiava, pronta a contraccambiare, e il timido Aris si gurdava intorno come ad aspettare qualcosa.

Mentre correva, Thomas continuava a pensare.
Ma certo! Gli altri sono nascosti!
Di colpo, fu come attraversato dal fulmine della ragione, che gli rese chiara ogni cosa.
Spinse il povero Minho dietro una penisola fatta di una paio di cassetti e un forno, e si fermò, fronteggiando i malati.

Sorrise un po' intimorito, come a dimostrare che si, era forte, e cominciò a correre da tutt'altra parte.
Doveva salvare Minho, Ben e Alby!
Prese a marciare impacciatamente verso la cucina, sentendo i passi degli altri bambini farsi strada tra i tavoli per raggiungerlo.
Erano vicini, e Thomas stava andando nel panico, quando uno strillo li perforò le orecchie e una figura nascosta dietro un tavolo apparve, saltando sul moro e rotolando con lui.

Il moro capì subito chi fosse il bambino che l'aveva aggredito, non appena quello rise.
La certezza arrivò quando aprì gli occhi, e vide, seduto a cavalcioni su di lui, una testa bionda e un bellissimo sorriso.

Piccole Amnesie ||NewtmasDove le storie prendono vita. Scoprilo ora