11^Amnesia: Quella che non dimentica

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A 250 pagine.

Contava i secondi come se fossero ore. Voleva e non voleva parlare allo stesso tempo.
Messo sul piatto di una bilancia, avrebbe sfidato e vinto l'incoerenza: in quel momento, lui era di gran lunga peggio.

I suoi sentimenti era ingarbugliati, le parole si inceppavano, e gli morivano in gola.
Il viso del suo amico era terrorizzato. Aveva gli occhi spalancati e il respiro accellerato. Tremava, e Thomas sapeva che nonostante Newt sapesse già da un po' che la morte lo stava aspettando, adesso lì il ragazzo stava per morire, o forse no, e aveva una paura terribile. Come biasimarlo?

"Uccidimi!" Gridò. Un grido gelido, che proveniva da sopra di lui, dal biondino.
"Per favore, Tommy. per favore" sussurrò infine, gli occhi schiariti da un probabilmente attimo di lucidità. Poi chiuse gli occhi, aspettandosi il colpo, tremante come non mai.
Ma Thomas non poteva. Glielo stava chiedendo come gli chiedeva spesso di passargli qualcosa, il cesto, l'acqua o qualcos'altro alla radura o semplicemente una mano per proseguire il cammino nella zona bruciata. Ma se avesse premuto il grilletto, addio voce che aveva tanto amato!

"Pive! V-Veloce!" Sussurrò, acido, le lacrime agli occhi e la sua mano che copriva quella del moro scossa da paurosi tremolii.

"Non posso!" Urlò l'altro, spazientito. Aveva provato a dirgli di tutto, suggerirgli ogni cosa, e invece lui non aveva voluto neanche sentirlo! Lui non lo poteva fare.
Non dopo che, scoperta la ragione della sua caviglia mezza rotta, la storia non lo aveva sorpreso, se non per uno strano senso di colpa dentro il petto.

"Si che puoi! Tommy, tu sei stato l'unico di cui io mi sia mai fidato. Fallo, e..."

"E nulla!" Lo interruppe. I loro occhi si sfioravano delicatamente, eppure tramutavano apparentemente un odio graffiante che bruciava ognuno sullo sguardo dell'altro.
"Newt... sei..." di colpo un singhiozzo lo scosse, cominciava ad avere paura della fine di quella conversazione. "Sei il... il mio migliore amico..." si lamentò in un sussurro supplichevole, la prima lacrima che atterrava sull'asfalto sotto di lui.
Newt lo guardò, il suo volto ora era estremamente triste, comprensivo, ucciso da un male interiore. Male che si trasformò presto in una scatto d'ira.
Afferrò la pistola e la strappò dalle mani di Thomas, e solo dopo essersi messo seduto la sbattè sulla terra, non risolvendo particolarmente nulla.

"No Tommy, tu non lo sei!" Gridò, in un lamento di dolore. Il ragazzo si rimise seduto, guardandolo interrogativo. Era sorpreso, insieme ad un altro milione di emozioni.
"Tu sei di più! E io lo ricordo, faccia di caspio!" Gli sputò addosso, il labbro tremante e il respiro corto, che faceva abbassare e alzare il petto troppo velocemente, tanto che Thomas non si sarebbe stupito se fosse saltato via.

"T-Tu... tu ricordi?" Sussurrò, stupito. L'amico -o forse qualcosa di più- si prese i pochi capelli rimasti tra le dita e se li tirò, stringendo gli occhi. Magari sperava che tutto questo fosse solo un sogno.

"Io ho delle cacchio di visioni dal primo giorno della radura, Tommy." Affermò, senza degnarsi di quardarlo. Si torturava ancora le ciocche crespe.
"Io so cosa siamo stati prima del Labirinto. Perché non eravamo solo amici, okay!?" Sbottò, e poi pianse. Pianse, nel senso, singhiozzò, così forte che sobbalzava ripetutamente sul posto e che le lacrime un'altro poco e l'avrebbero annegato.

"E... e cosa?" Chiese. Il biondino non rispose. "Newt...?"

"Eravamo due fidanzatini del caspio!" Sbottò lui, e solo allora tornò a guardarlo. Thomas fu scosso da milioni di brividi, e altre lacrime, che si aggiunsero copiose alle altre.
Newt era... il suo ragazzo? Ancora prima del labirinto?

"Fidanzati?" Domandò, incapace di fare altro. Newt lasciò perdere i suoi capelli e si sbilanciò in avanti, buttandoglisi nuovamente addosso.

"Si Tommy, si." Rispose secco, il viso pericolosamente vicino al suo.
E Thomas, non per la prima volta, certo, provò il desiderio di baciarlo. Ma adesso, c'era una ragione, una spiegazione, dietro alla sua irrefrenabile voglia di possedere le labbra dell'altro.
Istintivamente, portò le mani sulle sue guance, ma quello si scansò, come scottato. Lo fissò, intensamente, i capelli sugli occhi e i graffi su tutto il viso, e il collo, e fin giù, sotto la logora maglia sgualcita.

Piccole Amnesie ||NewtmasDove le storie prendono vita. Scoprilo ora