parole di carta

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La musica in sala era davvero troppo alta per i gusti di Jack, che cercava disperatamente un bagno dove chiudersi dentro per riflettere su come fosse finito ad una festa di mercoledì sera.

Lui non era tipo da feste, nonostante a scuola si pensasse il contrario.

Non era neanche un tipo tutto casa e chiesa, questo sia chiaro.

Il suo migliore amico, Jack anche lui, lo aveva costretto a partecipare alla festa di questa sera perché 'ci sarebbe stata una sorpresa davvero gradevole'.

Jack non era uno da sorprese.

L'ultima soppressa che aveva ricevuto era stata quella di beccare la sua fidanzata, circa tre anni prima, nello stanzino dei bidelli a pomiciare con un ragazzino di terza, che schifo.

Le canzoni (se cosi si possono definire) che passavano dalla console del dj erano tutti remix osceni tratti da canzoni altrettanto oscene, pratico esempio il remix di Dark Horse (già fa schifo quella normale, il remix poi..)

Aperta la settima porta, Jack rinunciò, probabilmente quella casa era sprovvista di bagni.

Così partì la ricerca di JackJ, ma ovviamente di lui neanche l'ombra.

Allora sbloccò il cellulare, vedendo che erano quasi le undici, era ora di tornare a casa.

Era dentro a quella casa di adolescenti alcolizzati da circa mezz'ora e già non vedeva l'ora di andarsene.

Il giorno dopo avrebbe avuto un complesso test di chimica e non aveva alcuna intenzione di addormentassi durante lo svolgimento, nossignore.

"Jack! Dove sei?"

Causa disperata, la sua, di urlare il nome dell'amico, cercando di sovrastare la musica, causa davvero disperata.

"Jack! Io me ne torno a casa!"

Sbuffando, Jack usci da quella casa gremita di studenti arrapati e ubriachi per tornarsene a casa sua, dove tra libri e musica sarebbe stato più tranquillo.

"Dove te ne vai, Gilinsky?"

Una ragazza, con un vestito troppo lungo per una festa in pieno aprile, era seduta sul muretto che divideva il marciapiede dal giardino della villa, e stava fissando Jack con un bicchiere rosso vuoto in mano

"Non so chi tu sia, quindi non credo siano affari tuoi, ciao"

Jack non era mai stato bravo a parlare con le ragazze, ma non gli era neanche mai interessato

"Sono affari miei invece, sei venuto in macchina no? Abito nella tua stessa via, mi dai un passaggio?"

Jack non voleva credere che tanta insolenza potesse essere concentrata nel corpo di una così piccola ragazzina, chi si crede di essere?

"Cara, per quanto ne so potresti essere una maniaca sessuale che vuole stuprarmi in auto, o comunque ubriaca e se mi fermassero finirei nelle grane a guidare con una minorenne ubriaca in macchina. E, per la cronaca, la macchina con cui sono venuto è di Jack, non mia."

La ragazza dal lungo abito alzò le spalle e scese barcollando dal muretto, poi sorrise a Jack e gli si affiancò

"Vorrà dire che torneremo a piedi insieme."

Gli si avvicinò e mise un braccio intorno al suo, così da non cadere a terra ed essere leggermente stabile.

Non era ubriaca, ma le scarpe troppo alte per la sua età non le davano la possibilità di stare comoda, in aggiunta al poco alcol con cui si era divertita.

Lei odiava le feste quasi quando Jack, ma cercava di partecipare per 'avere una vita sociale', non ne aveva mai avuta una.

Era strano come, due persone così simile ma allo stesso tempo cosi diverse, non si fossero mai incontrate prima.

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