"Per quanto possa sembrare ingiusto, la felicità viene condizionata dall'età. Si, perché io non posso stare con la ragazza che amo solo perché è più piccola di me. Quando suo padre ci ha scoperti.. be', mi sembra inutile dire quello che è successo. Non la vedo da sei mesi. Sei mesi! Senza la mia bambina. Era la luce dei miei occhi, la mia stella. Non è vero che non ci si può innamorare di una ragazza più piccola di te. Io la amo. La amo alla follia."
Era questo il monologo che Calum stava facendo davanti al suo amico Ashton, con una tazza di caffè rovente tra le mani.
Che poi, a lui, il caffè neanche piaceva; ma alla sua Sydney si, ed anche tanto.
"Amico, sono sei mesi che non la vedi, dovresti smettere di pensarci, sai? E piantala di bere caffè!"
Ashton non riusciva a capire come si sentisse Calum. Nessuno ci riusciva.
"Ho solo bisogno di rivederla, almeno una volta.."
Neanche farlo apposta, in quel momento il cellulare di Ashton incominciò a squillare, obbligandolo ad alzarsi ed incamminarsi verso l'uscita, facendo cenno a Calum che sarebbe tornato subito; e il campanello della porta del bar tentennò, indicando che qualcuno era entrato.
Calum osservò come a rallentatore lo svolgersi degli eventi: Ashton aveva appena lasciato il bar parlando, probabilmente, con il suo capo ufficio e, una persona munita di occhiali da sole e cappuccio si incamminò verso il suo tavolo, cercando di non dare nell'occhio.
Si sedette sulla sedia di legno davanti a Calum, spostando gli occhiali da sole dal naso al tavolo.
Calum si trattenne dall'urlare di gioia.
Sydney.. lì, con lui. Prima che lui potesse dire qualcosa, lei iniziò a parlare velocemente, come faceva tanto tempo fa.
"Ho poco tempo, Cal. Mio padre arriverà presto. - il ragazzo non era spaventato dall'uomo, ma da cosa poteva fare alla figlia in sua assenza - Sono stati i sei mesi più duri della mia vita, solo perché non c'eri tu."
Il ragazzo tratteneva le lacrime a stento. Avrebbe voluto urlare al mondo che la sua Syd era tornata.
"Sydney.. Non so cosa dire, non posso vederti andare via di nuovo, non credo che questa volta reggerò."
Sydney si sentiva morire alle parole di Calum. Sapeva quanto aveva sofferto in quei mesi, perché era lo stesso modo in cui si era sentita lei.
Amava Calum, lo amava alla follia, ma non poteva restare.
Il ragazzo le passò la tazza di caffè facendola scorrere sul tavolo losco e lei sorrise, se lo ricordava ancora.
"Calum, lo sai che non posso restare, vero?"
Il ragazzo abbassò lo sguardo, rivolgendolo alle sue mani intrecciate sulle gambe.
"Lo so."
Non si capiva chi dei due stesse più male, se uno o l'altro.
Non dissero più parole. Il loro silenzio parlava già troppo.
Quando Ashton rientrò nel piccolo bar, il suo sguardo si posò sulla esile figura seduta nel suo precedente posto.
Non ebbe il coraggio di tornare lì ed urlare contro quella bambina tutto il male che aveva fatto al suo amico, perché lo aveva salvato, prima di ridurlo così.
Calum riprese parola, prima che Sydney si alzasse dalla sedia.
"Te ne vuoi andare davvero?"
Stava pregando, in tutte le lingue che conosceva, che la sua risposta fosse negativa. Non avrebbe retto ad un si.
"No Calum, ma non ho scelta, mio padre..."
La rabbia prese il sopravvento sul ragazzo, facendolo urlare
"Tuo padre cosa, Syd? Sei stata via per sei mesi. Sei fottuti mesi, Sydney, sei! Mi sei mancata tutti i giorni, ho smesso di vivere per colpa tua! Ribellati a tuo padre, porca miseria! Io ti amo, non voglio perdetti di nuovo.."
Dolci lacrime iniziarono a rigargli il volto, offuscandogli la vista.
Ma, nonostante tutto, vedeva benissimo la sua Syd.
Anche lei, ora, stava piangendo, ma nessuno sembrava prestargli attenzione.
Ashton si era spostato dalla porta al bancone, non voleva andarsene, perché sapeva che Calum sarebbe stato malissimo.
"Resta, Sydney... ti prego."
Non si leggeva che amore nei loro occhi.
"Calum, io.."
Di nuovo, il campanello dell'entrata trillò, questa volta facendo entrare un uomo furibondo.
"Sydney! Come hai osato scappare per andare da questo.. essere? Torna subito a casa, tu non uscirai mai più di casa, mai!"
Si avvicinò alla ragazza e le strattonò il polso, tirandola verso di sé.
Sydney iniziò a piangere ancora più di prima, senza nemmeno opporre resistenza ma, questa volta, Calum reagì.
L'ultima volta non lo aveva fatto e aveva perso la sua fidanzata, questa volta non voleva che i fatti si ripetessero.
"Lasci stare Sydney, signore. Non le permetterò di portarmela via di nuovo!"
L'uomo distolse lo guardo dalla ragazzina impaurita prima di posarlo su Calum, scoppiando in una fragorosa risata
"E tu credi, lurido ragazzino sconsiderato, di portarmi via mia figlia? Hai dieci anni in più di lei, devi solo starle lontano!"
Calum non aveva paura di affrontarlo, anche se sapeva chi l'avrebbe vinta.
"Forse lui non è in grado di farcela, signore, ma io si."
Ashton era intervenuto proprio in quel momento salvando la situazione.
"Ah, ragazzino, adesso hai anche gli amici?"
L'uomo riprese a ridere, facendo venire i brividi a Syd, come poteva essere suo padre?
Calum ed Ashton non avevano paura di fare a botte con l'uomo. Gli succedeva spesso di finire in quelle situazioni, ma questa volta era diverso. Era per una causa davvero importante.
Sydney ora era terrorizzata, se suo padre avesse picchiato i ragazzi come picchiava lei, ne avrebbero viste di tutti i colori.
Nessuno riuscì a capire come, ma nel giro di pochi minuti, Calum stava trascinando Sydney fuori, mente Ashton le dava di santa ragione al padre della ragazza.
"Cal, ho paura delle conseguenze e.."
Calum si bloccò in mezzo al marciapiedi e stinse le mani a coppa sulle guance di Sydney, ancora rigate dalle precedenti lacrime.
"Sydney, finché ci sarò io, nessuno ti torcerà un solo capello. Sei solo mia, principessa.
E le posò un dolce bacio sulle labbra.