Diciassette anni è un'età importante per un ragazzo. Non si è più dei bambini da tempo, ma neanche degli adulti. Si può ancora sbagliare, ma con una nuova coscienza dei propri errori che li rende persino più belli d'essere vissuti.
Tutto ciò va bene per i diciassettenni babbani che non hanno a che fare con la magia, ma per i diciassettenni maghi questa è un'età importantissima.
Lo sapeva bene Hermione, seduta su una delle panche di fronte al grande calderone di bronzo, in una delle sale meno affollate di Hogwarts.
Era lì per osservare proprio quel calderone, perché sapeva che quel giorno sarebbe toccato al suo amico Harry Potter inserire il nome dentro a quel contenitore di energia che si collegava a centinaia di altri calderoni nel mondo magico. L'energia che vedeva uscire da esso, si mescolava e rimescolava come onde impetuose del mare e il colore era anche molto simile.
Aveva studiato e letto tutto ciò che era riuscita a reperire sull'argomento, da diversi mesi, cioè da quando era stato il turno di Ron, l'altro suo migliore amico, il giorno del suo diciassettesimo compleanno, inserire il biglietto con il suo nome.
Il calderone semplicemente era un sistema sicuro per permettere ai maghi di rintracciare nel mondo, la propria metà; la propria anima gemella.
Bastava inserire il proprio nome scritto su un pezzo di pergamena e questo cercava il nome che corrispondeva alla propria metà tra i milioni di nomi già inseriti. Se non saltava subito fuori, significava che la propria anima gemella non aveva ancora inserito il suo nome.
Era una procedura che si eseguiva esattamente al compimento dei diciassette anni, un'età considerata accettabile per avere un compagno o una compagna e persino per sposarsi. In molte famiglie di purosangue, era la norma convolare a nozze quasi subito dopo l'individuazione dell'anima gemella.
Hermione aveva visto Ron tirare un sospiro di sollievo quando il suo nome era rimasto nel calderone. Sicuramente il giovane ragazzo non era ancora pronto a passare la vita con la propria anima gemella e la sua famiglia era di quelle che non perdeva tempo ad accogliere un nuovo membro fin da subito.
Invece, per quanto riguardava Harry, era meglio tenersi pronti a qualsiasi nome saltasse fuori.
Era il primo giorno di scuola e un paio di studenti che durante l'estate avevano compiuto il diciassettesimo anno d'età, ma non avevano potuto inserire il nome in un calderone qualsiasi nelle loro città, avevano già sbrigato la procedura senza ottenere risultati.
Ora toccava a Harry.
Hermione lo vide seguire la McGranitt con passo svelto e poi fermarsi davanti al calderone di bronzo. Vi si leggeva in volto l'ansia e la preoccupazione. Lei sapeva che Harry era davvero preoccupato per la persona con cui avrebbe passato il resto della sua vita, semplicemente perché Lord Voldemort era sempre pronto a colpire le persone che Harry amava.
L'insegnante osservò il ragazzo, prima di parlare: "Signor Potter, ha scritto il suo nome su un pezzo di pergamena?"
"Sì professoressa." rispose il giovane, mentre Ron lo raggiungeva fermandosi alle sue spalle e Hermione si affiancava di poco.
Harry notò i suoi due amici dargli sostegno morale con la loro presenza e li ringraziò con un cenno del capo.
Tutti erano destinati ad affrontare quel rito di passaggio a quella che d'ora in poi sarebbe stata la loro vita da adulti. La ricerca della propria metà li portava in una nuova fase della vita. C'era chi come Ron, era riuscito a sfuggire ai nuovi doveri, almeno per un altro po', e chi invece iniziava una vita di coppia da quel momento in poi. Harry era spaventato e curioso allo stesso tempo. Voleva sapere chi fosse destinato a lui e allo stesso tempo temeva per lei o lui.
"Allora, metta il suo nome nel calderone." ordinò la professoressa altrettanto ansiosa.
Erano tutti preoccupati per il nome che potesse uscire fuori dal calderone e anche estremamente curiosi, infatti diversi studenti osservavano la scena. Alcuni, sperando di non essere la sua anima gemella per paura di rappresaglie da parte del Signore Oscuro, altri studenti sognando di diventare celebri come Harry solo per quel legame.
L'anima gemella di Harry Potter era d'interesse collettivo. Tutti sapevano che si trattasse di un mago o di una strega particolarmente importate per il futuro di Harry e del mondo, infatti erano destinati a unire la propria magia rendendola più potente.
Harry eseguì il compito, sollevandosi sulle punte dei piedi per inserire il nome. L'onda di magia afferrò subito il foglio, iniziando a rimescolare i nomi in cerca della metà di Harry. Gli studenti fissarono il calderone per diversi secondi, senza che le onde si calmarsero, anzi aumentarono il loro movimento.
"Deve trattarsi di una persona di un luogo lontano per impiegaci tanto o di una persona più...", si bloccò.
Dire "più grande" poteva spaventare il Grifondoro.
"Più?" domandò vedendo la donna titubante sull'ultima parola.
"Nulla di preoccupante Potter." sostenne tornando calma.
Proprio in quel momento il calderone smise di gorgogliare e l'energia esplose in modo controllato, ritornando poi ad agitarsi normalmente come risucchiata, mentre due pezzi di pergamena scendevano delicati come piume nelle mani di Ron e della professoressa.
Hermione nella discesa aveva notato che il pezzo di pergamena ora nelle mani della McGranitt pareva piuttosto vecchio e rovinato.
Ron non poté fare a meno di guardare quello nelle sue mani: "Questo è quello con il tuo nome, Harry."
Harry allora guardò verso la McGranitt che stava per porgergli il foglio con il nome della sua anima gemella. Il ragazzo fece un respiro profondo, mentre il suo cuore batteva furioso nel petto. Aveva tanta paura, come non ne aveva mai avuta nella sua breve e tragica vita.
Stava per prenderlo, ma la sua insegnante e capo della casa del Grifondoro si bloccò. I suoi occhi erano fermi sul pezzo di pergamena. Di solito non guardava il nome prima del diretto interessato, però in quel caso la curiosità aveva vinto.
Gli occhi si spalancarono e Harry non poté fare altro se non imitarla, quando la vide tirare via la mano e stringere il nome dell'anima gemella.
"Professoressa?", chieserò allarmati sia Potter che Hermione.
La donna sembrò ritrovare la concentrazione: "Potter, seguimi dal preside."
Il ragazzo non poté far altro se non obbedire. Non capiva il comportamento della donna, forse la persona destinata a lui era qualcuno della fazione nemica, tipo un Mangiamorte o lo stesso Voldemort. Ne aveva parlato con i suoi amici solo il giorno prima e un'ombra era scesa su di loro al solo pensiero.
"Harry?"
I suoi due amici cercarono di seguirlo ma vennerò ripresi dalla McGranitt.
"Solo Potter.", il tono non ammetteva repliche.
Tutti rimaserò fermi nella sala a guardarsi in faccia preoccupati.
Hermione cercava di capire cosa fosse accaduto. Aveva notato il foglio più vecchio del normale nelle mani della donna: "Dev'essere molto più grande di Harry, Ron. Il foglio era piuttosto vecchio."
"Quanto vecchio?"
"Non saprei."
"Non vecchio come Voldemort?"
"No. Non credo... Spero vivamente di no."
Harry seguì la sua insegnante lungo i corridoi non capendo più nulla.
Da quando aveva saputo dell'usanza dei maghi di cercare la propria anima gemella in questo modo, aveva sperato di non vedere i due nomi uscire dal calderone, proprio come era successo a Ron, ma sembrava che non fosse stato altrettanto fortunato.
Solo il giorno prima era in viaggio sul treno per raggiungere la scuola e festeggiava il diciassettesimo anno d'età e ora era accoppiato alla sua anima gemella che non sapeva chi fosse.
Sarebbe morto d'ansia prima di arrivare dal preside Albus Silente.
"Professoressa, la prego, mi dica il nome sul foglio?"
"Deve attendere signor Potter. Io non voglio essere presente quando lo scoprirà. Ci tengo alla mia vita."
L'affermazione della professoressa non lo tranquillizzò per niente. Nella sua mente iniziarono a vorticare i nomi di tutti i maghi che aveva conosciuto nel corso della sua vita. Per lo più erano nomi legati alla scuola e alle battaglie contro Voldemort.
Voldemort era il primo nome che valutò, mentre camminava. Non sarebbe stato strano visto che in qualche modo le loro vite erano legate. Lui stesso aveva assorbito i suoi poteri quando Voldermort l'aveva maledetto da bambino. Parlava il serpentese e i suoi poteri erano superiori alla maggior parte dei suoi coetanei. Pensare che in qualche modo fosse legato a lui non era così assurdo. Condividevano anche le uniche due bacchette fatte con piume di fenice.
Scacciò il pensiero rabbrividendo.
Il foglio nelle mani della McGranith era vecchio, questo l'aveva notato quasi subito, pensò ad ogni persona adulta che conosceva. Aveva già compreso da tempo che poteva uscire il nome di un uomo. Nel mondo dei maghi non si facevano molte differenze di sesso. L'anima gemella poteva essere chiunque.
Pensò alle donne e uomini che conosceva bene. Gli venne in mente il professor Lupin o persino il suo padrino Black. No, non poteva essere nessuno dei due. Anche se sarebbe stata una grande fortuna per lui, sicuramente nessuno dei due avrebbe preteso di consumare quell'unione e anche se fosse accaduto, sarebbe stato qualcosa di fatto con vero amore e in fondo con loro non sarebbe stato neanche necessario, visto che sapeva di coppie che avevano unito i poteri senza usare l'estasi del sesso.
Poteva trattarsi di uno dei fratelli di Ron? No, non credeva che fosse neanche uno di loro.
Il gargoyle davanti a loro si aprì mostrando le scale per l'ufficio del preside.
I due le salirono.
Harry cercò di ricordare tutte le facce e i nomi che aveva sentito nel corso della sua vita da mago. Non sapeva davvero chi potesse essere e di norma doveva essere piuttosto semplice individuare la propria anima gemella soprattutto negli ultimi mesi con l'avvicinarsi del compimento degli anni. Non ricordava una sola persona con cui fosse andato maggiormente d'accordo o si sentisse più attratto.
Certo, durante le vacanze di Natale, diversi mesi prima, si era trovato ad affrontare una assurda avventura, senza Ron e Hermione, con una persona che a malapena tollerava e non era stato così orribile come credeva. Avevano portato persino a termine la loro impresa, trovando la "Camera del tesoro", una stanza segreta e persa da secoli nel castello, dove erano stati custoditi oggetti magici di cui non si ricordava neanche l'esistenza. Ora quella stanza era sotto la custodia del preside e con la possibilità di accedervi solo con il suo aiuto, visti i sistemi di sicurezza.
La porta dell'ufficio si aprì. Harry riconobbe la fragranza dolce delle caramelle che stavano sulla scrivania e il leggero odore di cenere che Fanny la fenice emetteva quando si lisciava le piume con il becco.
Il cappello parlante, che solo la sera prima aveva svolto il suo compito smistando la nuova classe, sembrava particolarmente incuriosito dalla presenza del ragazzo dal preside, ma si limitò a osservarlo.
"Oh, Harry! È un piacere vederti." esclamò allegro l'uomo dalla lunga barba bianca.
"Preside.", salutò più teso del solito.
Il preside capì subito che qualcosa non andava: "Come mai qui? Credevo che oggi fossi occupato a cercare la tua anima gemella con l'uso del calderone?"
La McGranitt intervenne: "È per questo che siamo qui. Il nome che è uscito...", era incerta su come continuare e passò il biglietto all'uomo.
Il preside invece sembrava felice della cosa: "Un nome? Di già? Congratulazioni Harry.", prese il foglio.
Harry vide il preside dargli un'occhiata e sgranare gli occhi, poi inaspettatamente scoppiò a ridere di gusto.
"Preside?" domandò, in cerca di una dannata risposta.
"I miei ragazzi. Dovevo aspettarmelo." asserì riprendendo il controllo dopo diversi secondi.
"Minerva, a quanto pare Harry non sa ancora il nome che c'è sul foglio?"
"No preside. Non ho avuto il coraggio. Il signor Potter poteva esplodere di rabbia in presenza di altri studenti."
"Hai fatto bene. Ora va a chiamarlo."
"Chiamarlo?" sussurrò Harry, capendo che la sua anima gemella era un maschio, forse presente nel castello.
Iniziava a sentirsi intontito. Il respiro pesante e incontrollato. Una leggera patina davanti agli occhi ad offuscargli la vista.
Una mano si posò sulla sua spalla: "Harry siediti."
Il ragazzo eseguì senza capire molto. Una volta comodo vide il pezzo di carta nella mano del preside ed era quasi pronto a strapparglielo, ma resistete all'impulso.
"Caro ragazzo, so che per te questo momento è molto difficile, ma voglio assicurarti che trovare la propria anima gemella è la cosa più bella che può capitare alla tua età. Avrai tempo per imparare a conoscerla e ad amarla."
"Sì, capisco, ma non mi sento pronto ad un tale impegno."
"Credo che neanche lui si senta pronto. Dovrete prendervi i vostri tempi. Beh, sperando che il tuo padrino non lo uccida prima."
Harry impallidì a quell'affermazione. Sapeva che Sirius Black non era il tipo di persona più controllata al mondo, ma arrivare ad uccidere qualcuno perché era la sua anima gemella era impensabile.
"Visto che vivete qui entrambi, posso farvi preparare un appartamento, è la norma in questo caso." continuò tranquillo il preside.
"Cosa!? Devo vivere con lui da subito?" domandò scioccato.
"No, se non vuoi. Ma, le regole mi costringono a fare il possibile per favorire la vostra unione. È per il vostro bene. Una volta individuata l'anima gemella interferire o impedire che la coppia unisca la propria magia è un reato."
Harry aveva ascoltato con attenzione: "Se unisco la mia magia alla sua, sarò in grado di avere una possibilità di sconfiggere Voldemort?"
"Sappiamo entrambi che solo tu avrai la forza per affrontarlo quando sarà il momento e non sarà solo perché la tua magia è più potente che lo sconfiggerai. Tu e la tua anima gemella siete destinati a grandi cose. L'ho sempre saputo."
Un bussare arrivò dalla porta dell'ufficio.
"Avanti." fece il preside.
Harry notò le vesti nere svolazzare all'entrata dell'uomo nell'ufficio. Sollevò gli occhi e incontrò quelli neri e profondi del professore di Pozioni.
"Preside, mi ha fatto chiamare." parlò con voce ferma e profonda.
Harry ebbe i brividi, stava iniziando a realizzare chi fosse la sua anima gemella.
Gli occhi dell'uomo si erano fermati più del solito a notare l'aria tesa del giovane.
"Oh Severus, belle notizie."
"Ha deciso di bocciare tutti gli studenti che non hanno superato i miei esami lo scorso anno scolastico?" domandò sarcastico al limite del serio, incrociando le braccia al petto.
"No. Molto meglio."
Harry aveva difficoltà a concentrarsi e a respirare, era lentamente arrivato all'illuminazione, quando il preside lo espresse a voce: "Meno di mezz'ora fa, il nostro Potter ha inserito il suo nome nel calderone e indovina? Ha già avuto un esito."
"Chi è la sfortunata?"
"Sfortunato, più precisamente, ma direi piuttosto fortunato. Severus, riconosci questo foglio di pergamena?", gli passò il pezzo di pergamena.
Il professore Snape lo osservò, spalancando gli occhi dopo solo un attimo, arrivando alla conclusione: "Non può essere..."
"È proprio così. Voi due siete anime gemelle."
"NON È POSSIBILE! DEV'ESSERCI UNO SBAGLIO! IL CALDERONE NON FUNZIONA!"
Le urla stordirono Harry più di quanto l'avesse fatto la notizia di avere Snape come anima gemella. Si alzò in piedi per ribattere, non sapendo neanche lui a cosa o perché, ma le gambe non lo ressero e crollò sotto lo sguardo confuso dei due professori.
"Harry?", non seppe neanche lui chi l'avesse afferrato e chiamato per nome prima di perdere completamente conoscenza.
~×~
"Harry. Harry."
Il suo nome era stato ripetuto diverse volte, prima che riuscisse a capire chi fosse.
Il professore Lupin era accanto a lui in quella che doveva essere l'infermeria del castello. Ci aveva passato così tanto tempo nei primi anni di scuola che poteva riconoscerne i soffitti.
"Harry, stai bene?", chiese gentile il suo professore di Difesa Contro le Arti Oscure.
"Sì, credo... Cos'è successo?"
Si tirò a sedere sentendo una fitta alla testa e cercando gli occhiali accanto al letto.
"Sembra che tu sia svenuto per lo stress e a buon ragione. Snape?! Sirius non la prenderà bene."
"Per Merlino. Credevo fosse un incubo." esclamò, ricordando che da quel momento in poi la sua vita aveva preso una nuova svolta piuttosto inquietante.
"No. Purtroppo no. Tieni, mangia." Gli passò un pezzo di cioccolata che portava sempre con sé.
Harry non obiettò e iniziò a dargli dei morsi, sentendosi un po' meglio.
Il dolce-amaro del cioccolato fondente aveva un effetto benefico su di lui, dopo una situazione difficile, ma questa volta non si poteva liberare da quella strana sensazione di ansia e paura che aveva accompagnato le ore in cui era rimasto senza coscienza.
Aveva sognato. Immagini confuse gli tornarono alla mente. Nessuna di quelle immagini aveva a che fare con i suoi ricordi, però era come se fossero parte di lui. Le emozioni erano in parte sue, ma in quel momento gli parve di ripercorrere la vita di qualcun altro in quei ricordi frammentati del sogno. Immagini di una studentessa con la divisa dei Grifondoro e di Tom Riddle, gli tornavano in mente stringendogli il cuore.
"Vuoi scendere giù per cena?" chiese l'uomo, ottenendo la sua attenzione.
"Ron e Hermione, si staranno chiedendo cosa mi sia successo. Devo farmi vedere a cena. La notizia è già di dominio pubblico?" domandò in ansia.
"No. Ma credo che si stiano facendo delle domande, per via di Snape che ha distrutto la classe di pozioni. Nessuno è riuscito a parlarci da quando ti ha portato in infermeria, non so cosa farà o deciderà di fare il preside. Finora solo io, il preside e la McGranitt siamo a conoscenza di voi due. Credo che darà l'annuncio appena Snape avrà ripreso il controllo di sé e avranno parlato."
"Non voglio neanche pensarci." farfugliò Harry coprendosi il viso con una mano.
Voleva morire all'idea di dover fare coppia con l'uomo più crudele mai esistito dopo Voldemort. Se Snape era andato su tutte le furie, significava che non voleva stare con lui, pensò Harry. E lo capiva benissimo, non si piacevano, non si sopportavano e se fosse stato possibile avrebbero duellato ad ogni lezione di Pozioni. Un Grifondoro e un Serpeverde di vent'anni più vecchio, non potevano vivere insieme senza uccidersi. Per non parlare della sua già precaria vita sociale che sarebbe andata a farsi benedire con un compagno come il "pipistrello" -così amabilmente ribattezzato da Ron a causa dei suoi abiti neri- Severus Snape.
"Harry, sta tranquillo. Il legame tra anime gemelle può essere spezzato se una delle due anime è impura."
"Impura?" domandò Harry, vedendo una via d'uscita a tutta quella storia assurda.
Diamine, doveva stare per il resto della sua vita, con il professore più odiato che fosse mai esistito nel mondo magico. Qualsiasi soluzione era ben accetta.
"Quando una delle due anime ha subito influssi negativi dovuti anche alle vicende dolorose vissute e si comporta in modo aggressivo, dominante o rigetta completamente il legame con l'altra anima, viene considerata impura e quindi allontanabile dall'altra anima."
"Ci sono buone possibilità che lo siamo entrambi. Lui è un ex Mangiamorte e io ho subito la maledizione di Voldemort."
"Purtroppo, per scoprirlo dovrete conoscervi e passare del tempo insieme."
"Devo per forza?" domandò affranto.
"Harry, provaci. Sai, potresti scoprire che non è la fine del mondo stare con la propria anima gemella."
Harry non sembrava convinto, ma accettò il consiglio come accettava sempre la cioccolata da Lupin.
"Spero solo che non decida di seguire le tradizioni delle famiglie purosangue..." fece tra sé e sé il professore, alzandosi.
"Cosa?"
"Niente di importante."
~×~
Harry venne accompagnato da Lupin al suo posto tra Hermione e Ron, per la cena. Il licantropo continuò a camminare verso il tavolo dei professori, occupando il suo posto e rispondendo al preside Silente sulle condizioni dello studente.
"Harry!" esclamò Hermione: "Mi dici cos'è successo?"
Harry scrollò le spalle con noncuranza, quasi a non volerne parlare.
Ron incalzò: "Allora, chi è la tua anima gemella? Nessuno ne parla. Sembra un segreto."
Harry non rispose sollevando il viso per controllare il tavolo degli insegnanti, Snape non c'era. Incontrò gli occhi di Silente, allegri e pacifici come al solito che in quel momento detestò con tutto il cuore. Distolse lo sguardo e iniziò a mettere qualcosa sotto i denti, come si era raccomandato Lupin.
"Harry?" insistette Ron, senza ottenere risposta.
Alla fine decisero di tornare tutti a concentrarsi sulla propria cena. Harry sentì le braccia di Ron e Hermione stringersi alle sue spalle per consolarlo. Avevano intuito qualcosa dai suoi silenzi.
Al tavolo dei Grifondoro tutti quelli che si erano zittiti per ascoltare cosa fosse accaduto, ripresero a chiacchierare delle solite cose. Era il primo giorno di lezione e per lo più si parlava di nuovi corsi e delle vacanze estive.
Harry alzò gli occhi notando una figura scura entrare dalla porta laterale al tavolo degli insegnanti. Distolse lo sguardo nuovamente, ma sapeva che era il professor Snape. Qualche minuto dopo il preside chiese l'attenzione di tutti.
"Signore, signori e signorine, ora che abbiamo tutti la pancia piena, mi sembra il momento adatto per mettervi a conoscenza di una nuova coppia di anime gemelle."
Erano tutti abituati a quell'annuncio durante le cene. Capitava spesso che qualcuno trovasse la propria anima gemella grazie al calderone. Alcuni la trovavano nel castello, altri da tutt'altra parte, ma Silente favoriva gli incontri secondo leggi e regolamenti precisi.
I presenti prestarono massima attenzione, era chiaro che si trattasse dell'anima gemella di Harry Potter.
"È con immenso piacere annunciare che Harry Potter ha trovato la sua anima gemella nel professore Severus Snape."
Il classico applauso che seguiva l'annuncio non si sentì. Erano tutti scioccati e stavano fissando Harry, che invece sembrava perso a contemplare il cesto di frutta davanti a sé.
Nessuno mantenne gli occhi fissi su Snape per più di un secondo. Sembrava voler incenerire tutti con lo sguardo.
La McGranitt e Lupin cercarono di smorzare il silenzio sceso nella sala applaudendo. Qualcun altro li seguì poco convinto.
"Harry?" domandò Hermione. Non sapeva ancora come prendere la situazione.
"Sì, è Snape la mia anima gemella."
"Ora si spiega perché ha distrutto la classe di pozioni." fece notare Ron.
"Non aiuti Ron." lo riprese l'amica.
Luna dal tavolo dei Corvonero si avvicinò allegra: "Harry congratulazioni. Trovare la propria metà e la cosa più bella che potesse capitarti."
Harry la guardò. Non capiva perché, ma il suo sorriso sembrava sincero. Forse, era così matta da non capire la situazione o forse semplicemente lei sapeva ciò che tanti ignoravano e aveva il coraggio di dirlo.
Si sentì più tranquillo.
Passarono diversi minuti in cui tutti discutevano sottovoce per non farsi sentire da Snape, mentre Hermione, Ron e Harry aspettavano di poter continuare la chiacchierata in un ambiente più tranquillo come la sala comune del Grifondoro.
Cercarono di lasciare la sala quando anche gli altri iniziarono a farlo.
Ron e Hermione si misero di fianco a Harry, mentre Neville camminava davanti a loro. Volevano evitare all'amico qualche pessima battuta che già aveva fatto il giro della sala grazie ai Serpeverde.
"Potter, congratulazioni!" Il tono arrogante era quello di Draco.
"Malfoy." salutò freddo e a testa alta Harry.
"Ora sarà più facile per te passare il corso di Pozioni. Beh, dipende da quanto sei bravo a letto." qualche risatina giunse dai suoi due compagni Serpeverde, prima che una voce alle sue spalle facesse trasalire tutti.
"Le assicuro signor Malfoy che nessuno ha mai superato il mio corso di Pozioni elargendo favori sessuali e ciò non accadrà mai!"
Draco sbiancò a quella voce profonda, girandosi lentamente, ma venne scostato dal professore.
"Harry, seguimi per favore." chiese iniziando ad avviarsi verso l'uscita della sala.
Il Grifondoro era rimasto impalato sul posto. Non si aspettava un intervento del professore in una discussione tra studenti.
"Ha usato il tuo nome... Oh, per Merlino, è arrivata la fine del mondo!" sussurrò Ron con orrore.
Snape si era fermato sulla porta visto che Harry non l'aveva ancora seguito.
"Va' Harry. Sembra essere gentile." l'incoraggiò l'amica.
Harry ispirò profondamente e lo seguì.
"Bella coppia." fece Draco.
Hermione non perse tempo a rispondergli: "Se fossi in te mi limiterei alle prese in giro. Ricordami quando compirai diciassette anni? Potresti ritrovarti come anima gemella la McGranitt."
"Piuttosto mi butterei dalla torre d'astronomia senza scopa, pur di non avere un Grifondoro per anima gemella." fece disgustato per poi andare via.
~×~
Harry si mise ad un passo di distanza dalla spalla destra di Snape e lo seguì senza porre domande. Scesero nei sotterranei, Harry era quasi certo che stessero andando nell'aula di Pozioni, ma poi la oltrepassarono.
"La mia aula è inagibile per questa sera. Parleremo nei miei appartamenti."
Harry deglutì all'idea di entrare in un luogo così privato e soprattutto così isolato.
"Non farti strane idee. Non sono così viscido da approfittare della mia anima gemella senza il suo consenso. Sarebbe da stupidi."
La cosa non aveva per niente tranquillizzato il ragazzo.
Arrivarono ad un quadro dove il viso di un pozionista, vissuto secoli prima, guardò i due soffermandosi sul ragazzo: "Lo sa professor Snape che è vietato far entrare alunni nei propri alloggi?"
"Conosco le regole. Questo è... La mia anima gemella.", indugiò su quelle parole.
Il quadro, notando la divisa Grifondoro indossata da Harry rise di gusto, per poi prestare attenzione all'uomo in attesa della parola d'ordine: "Belladonna.", ringhiò infastidito.
Harry si domandò se la cambiasse spesso e quanti nomi di ingredienti e veleni usasse per le sue parole d'ordine.
Il quadro si aprì, mostrando l'entrata degli appartamenti di Snape.
Harry si aspettava un luogo freddo e inospitale, invece si trovò davanti arazzi dai colori accesi appesi alle pareti, tappeti un po' ovunque e divani e poltrone rivestiti da tessuti con fantasie liberty. Il camino si accese appena entrarono rivelando un ambiente più caldo e accogliente di quello che si aspettasse da un Serpeverde che viveva nei sotterranei.
"Ti piace?" domandò Snape, guardandolo in faccia e notando la confusione sul volto del giovane.
"È diverso da quello che mi aspettavo."
"Cosa ti aspettavi? Che vivessi in un buco tra le pietre del castello?!" chiese sarcastico.
Harry sollevò un sopracciglio quasi a volerlo sfidare a credere il contrario.
L'altro, invece di arrabbiarsi, sembrò divertito. Harry aveva la sensazione che Snape fosse diverso dal solito professore scorbutico con cui aveva avuto a che fare durante tutti quegli anni scolastici. Forse era vero che le anime gemelle si avvicinassero ad un certo punto. Nel loro caso una conversazione civile era il massimo della vicinanza.
C'era stato, però, un giorno durante le vacanze di Natale dell'anno precedente in cui erano andati d'accordo e avevano affrontato un'avventura insieme che li aveva portati a fidarsi l'uno dell'altro per non morire. Sembrava quasi irreale quel giorno, invece ora erano due metà della stessa anima.
"Dobby!", chiamò l'uomo.
L'elfo domestico che fino a qualche anno prima era appartenuto alla famiglia Malfoy, ora lavorava per sua libera scelta nel castello.
"Eccomi professor Snape... Harry!", fece allegro: "Dobby è molto contento di sapere che Harry ha trovato la sua anima gemella."
"Grazie Dobby.", disse incerto sotto lo sguardo di Snape.
"Portaci il mio tè, per favore.", ordinò all'elfo che spari per qualche momento.
Nel frattempo si sedettero sulle poltrone davanti al camino.
Dobby riapparve con il vassoio di tè che posò su un tavolino basso. Preparò due tazze che porse a Harry e Severus. Dopo essersi congedato, i due bevvero in silenzio il tè.
"È una mia miscela.", annunciò il professore: "Contiene delle erbe rilassanti. Tra qualche ora dormirai come un sasso.", spiego con quel tono di voce lento e chiaro che usava durante le lezioni.
"Mi ha drogato?" domandò incredulo.
"Sì. Ma l'ho preso anch'io. Dopo oggi, non credo sia stata una pessima idea. Almeno non distruggerò altre stanze del castello e tu non sverrai dopo le mie domande."
"Domande?", fece un po' agitato.
Non sapeva cosa potesse mai voler sapere da lui, ma era già tanto che non gli avesse estorto delle risposte facendogli bere il Veritaserum.
"Per iniziare, sai perché ho distrutto l'aula di pozioni?" chiese fissandolo, seduto in modo rigido.
"Credo, non fosse così felice di sapere che io fossi la sua anima gemella." rispose come punto nell'anima, anche se non capiva da dove venisse quella sensazione.
"E sai anche il perché?"
"Sono il figlio di James Potter, serve dire altro."
"È questo che credi? Che mi sia legato al dito una storia così vecchia. Tuo padre era un presuntuoso bullo con una bacchetta, MA...", alzò la voce per fermare qualsiasi protesta in difesa del genitore, "Ma, tu sei anche figlio di Lilly. E lei era molto importante per me."
Harry guardò confuso gli occhi bui dell'uomo, dopo aver quasi provato il desiderio di ucciderlo, sembrava malinconico.
"La conosceva bene?"
"L'amica migliore che si possa avere. Tu, Harry, hai i suoi stessi occhi.", distolse lo sguardo.
Harry riflette sul fatto che non fosse il primo a paragonare i suoi occhi a quelli di sua madre. L'avevano detto anche Lupin e Sirius in passato e loro erano buoni amici dei suoi genitori.
L'uomo tornò a fissarlo. "È legato a tua madre, il motivo per cui ho distrutto l'aula. Quando Voldermort decise di perseguitare i tuoi genitori, io giurai di far il possibile perché non accadesse nulla di male a tua madre e anche a te... È così che sono diventato un Mangiamorte, solo che non sono arrivato in tempo per salvarli. Ho sempre finto di essere dalla parte di Voldermort per scoprire i suoi piani, anche quando lui è stato annientato. Silente mi ha dato la cattedra di Pozioni per potermi tenere vicino in modo da passargli informazioni di ciò che facevano i Mangiamorte. Quando è tornato, Voldermort credeva che gli fossi ancora fedele e che fossi una sua spia nel castello."
"Quindi lei non è dalla parte di Voldemort?" domandò un po' incredulo.
"No. Sono sadico con gli esami, ma ciò non è dovuto al fatto di essere un Mangiamorte, che tu ci creda oppure no.", affermò con un ghigno divertito sulle labbra.
"Beh, devo riconoscere che è stato davvero bravo a farlo credere a tutti."
"Talento. Si chiama così Harry. È una qualità che manca a voi Grifondoro."
Doveva ammettere a se stesso che Snape sapeva come offendere, ma decise di lasciar correre.
"Ho distrutto l'aula perché anni di lavoro sono stati buttati al vento per un pezzo di carta con il mio e il tuo nome. Anni della mia vita in cui ho fatto il possibile per essere odiato da tutte le persone a me vicine pur di proteggerle, non sono serviti a nulla. A quest'ora Voldermort avrà saputo di noi due e sono sicuro che troverà il modo di causarti dolore tramite me. Non oso pensare a come crede di farlo, ma non ho intenzione di lasciarglielo fare. Non voglio che sia mia la causa della tua fine. È per questo che mi sono infuriato, non permetterò a nessuno di farti del male usandomi."
Harry non sapeva cosa dire o pensare. Sicuramente era l'orgoglio a guidare le azioni e le parole di Snape, di certo non l'affetto per lui, forse l'affetto per sua madre, ma almeno ora sapeva da che parte stava.
"Capisco." sussurrò.
Il professore attese qualche secondo per poi cambiare argomento.
"Dobbiamo capire cosa fare con questa storia delle anime gemelle ora. Sappi Harry che io non ho alcun problema ad averti come anima gemella, ma ho bisogno di sapere cosa sai dell'argomento e cosa pensi di fare."
Harry ci riflette: "Il professor Lupin mi ha parlato delle anime impure."
"Vedo che non ha perso tempo. Ho il sospetto che Black si farà vivo molto presto per uccidermi." quasi ringhiò. "Sappi che è una situazione estrema quella di una separazione causata da un'anima impura. L'anima gemella sana la respinge percependola come un pericolo per la propria sopravvivenza. Credi che io sia un pericolo per la tua vita?", domandò sporgendosi lentamente e minaccioso verso Harry.
"Non lo so. No, ora che mi ha spiegato tutto, credo di no. Il fatto è che..." fece incerto.
"Che? Parla chiaramente!", detestava le persone che non esprimevano le cose che avevano da dire in modo chiaro.
"Il fatto è che potrei essere io l'anima impura."
Harry osservò il volto dell'uomo perdere l'atteggiamento severo per accennare un sorriso.
"Harry, sei uno sciocco Grifondoro. Non c'è una sola fibra nel tuo corpo che potrebbe far pensare che tu sia un'anima impura."
"Parlo serpentese, potrei avere qualcos'altro di Voldermort in me che è pericolosa per gli altri e per lei."
"Harry, qualsiasi cosa tu abbia non potresti mai essere un pericolo per me. Sono in grado di difendermi da te e anche da Voldermort in persona se serve."
Diede qualche secondo al ragazzo per assimilare il concetto.
"Quindi non possiamo essere separati in alcun modo."
"Temo di no."
"Allora cosa facciamo professor Snape?"
"Prima di tutto, inizia a chiamarmi per nome. Non so se il tuo cervellino da Grifondoro ha notato che ti sto dando del tu e ti sto chiamando per nome?", gli chiarì.
"Solo perché sono un Grifondoro non significa che io sia stupido o altro."
"Vedremo." affermò maligno.
Harry lo guardò storto per un po', prima che l'altro riprendesse a parlare.
"Visto che discendo da una famiglia molto rispettabile e che segue delle regole precise in questi casi, devo assicurarmi che tu viva in un posto meno promiscuo. La casa del Grifondoro non è più adatta a te. Silente è già d'accordo per il tuo trasferimento in questi alloggi."
"Cosa?!", il terrore lo attraversò.
"Farò preparare una camera tutta tua, tanto non ho mai usato quell'ufficio e quindi non sarà una gran perdita.", fece segno in direzione di una stanza alla sua sinistra.
Harry guardò la porta tirando un sospiro di sollievo. Per un attimo aveva immaginato di dover dormire nello stesso letto con Snape.
"Ma io sono un Grifondoro?" si lamentò.
"E nessuno sostiene il contrario." suonava come un'offesa, "Potrai andare quando vorrai nella sala comune dei Grifondoro, ma per il resto dormirai qui."
Il ragazzo ci riflettè su. Sapeva che con Snape ogni concessione valeva la pena d'essere afferrata al volo, ma ciò valeva per le lezioni e i compiti in classe, non di certo per la loro vita di coppia. Decise di comportarsi come al solito, avrebbe riflettuto meglio in seguito se accettare sempre le decisioni di Snape.
"Va bene. C'è qualche altra usanza da conoscere."
"Nessuna importante per ora. Solo alcune domande. Così non ci pensiamo più. Quanti amanti maschi hai avuto?"
Harry si strozzò con la sua stessa saliva a quella domanda.
"Non fare quella faccia. Sai bene che per unire i nostri poteri e necessario avere rapporti sessuali, almeno nel nostro caso. Non credo che riusciremo ad unirli come fanno i Colvonero tramite l'affinità intellettiva, visto che qui qualcuno è privo d'intelligenza. E di certo non come fanno i Tassorosso tramite l'affetto dolce e genuino. I Grifondoro sono istintivi e riescono a unire i loro poteri lanciandosi insieme in assurde imprese, invece i Serpeverde sono semplicemente passionali. Chiaramente il modo più veloce per unire i poteri di un Grifondoro e un Serpeverde è il sesso. Ecco perché ho bisogno di sapere il tuo livello d'esperienza con i maschi."
Harry era ancora sconvolto, ma cercò di non arrossire mentre rispondeva. "Non ho nessuna esperienza con i maschi."
"Ragazze?"
"Solo un po'."
"Definisci un po'."
"Qualche bacio."
"Povero me...", sospirò esausto Snape posando la faccia sul palmo della mano.
"Chiaramente, non è mia intenzione costringerti a fare ciò che non vuoi. E sapendo ciò, non farò nulla senza domandarti prima il permesso, in modo che tu abbia la possibilità di prepararti psicologicamente e decidere se accettare o rifiutare. Per ora possiamo mettere da parte il sesso e l'unione dei poteri."
"Ok...", sussurrò il ragazzo al limite dallo svenire di nuovo.
"Chiaramente per quanto riguarda il sesso devi aver capito che qui quello passivo sarai tu."
Harry arrossì violentemente. Aveva capito subito a cosa si riferisse per passivo. Non era un esperto, ma Ron e i fratelli ne avevano parlato qualche volta in sua presenza e sembrava normale che tra due uomini il passivo a letto fosse il più giovane o quello con meno esperienza, quando si trattava di anime gemelle. Lui rispondeva ad entrambi gli aspetti da passivo.
Snape invece era chiaramente attivo e non solo perché di vent'anni più grande, ma soprattutto per il fatto che il suo carattere dominante emergesse in ogni aspetto della vita.
L'idea di farsi fare determinate cose da quel professore tanto detestato, gli sembrò una punizione ingiusta, ecco perché decise di controbattere.
"Perché crede di essere lei... Tu l'attivo?! Solo perché sono più giovane?", lo sfidò incrociando le braccia al petto.
"È inesperto, aggiungerei.", affermò con il ghigno divertito.
"Non significa nulla.", non sapeva cosa ribattere.
Si era impuntato su quel particolare, ma in realtà non sapeva cosa voleva di preciso nei futuri rapporti sessuali con Snape e non sapeva neanche se voleva davvero dei rapporti sessuali con lui.
"Allora, vorrà dire che quando sarà il momento decideremo. Sarà divertente.", quasi rise.
A Harry parve di non aver ottenuto nessuna vittoria, anzi Snape aveva nuovamente dimostrato il suo carattere dominante rimandando la conversazione a quel giorno lontanissimo in cui si sarebbero uniti intimamente e avrebbero unito anche le loro anime e i loro poteri.
Il Grifondoro fissò il sorrisetto di Snape per qualche secondo, prima di distogliere irritato lo sguardo. Anche l'uomo aveva fissato gli occhi verdi sprezzanti rabbia e nervosismo e per un attimo vi si era perso.
Avevano entrambi reagito in modo molto strano per la loro natura a quella scoperta di essere due anime di un tutt'uno e ancora non erano sicuri di come volessero condurre quella relazione. Snape era legato ad antiche usanze che poteva rimandare per un po', ma non ignorare, mentre Harry era solo all'inizio della sua vita da adulto, anche se aveva già sulle spalle il destino del mondo magico.
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Il Calderone Delle Anime Gemelle
FanfictionA diciassette anni ogni mago e strega, è chiamato ad affrontare il Calderone: un contenitore magico che accoppia le anime gemelle. Harry trova la sua anima gemella nel professore di Pozioni Severus Snape. Ma le cose non saranno semplici, Voldemort è...