I'm sorry. (Pt.1)

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Without you, I feel broke.
Like I'm half of a whole.
Without you, I've got no hand to hold.”

Ad un certo punto della vostra vita avrete l'impressione che, per una volta, vada tutto bene.
Di aver trovato quella piccola scintilla  abbastanza forte per illuminare il buio attorno a voi.

E quando la scintilla si spegne?

Si cerca di riaccenderla, o magari ci si rassegna al fatto che, se si è spenta, c'è un motivo.
Non aveva abbastanza forza per entrambi, e ora ha bisogno di brillare da sola o almeno ci prova.

Come si può essere sicuri che sia abbastanza forte?

Non possiamo, ci limitiamo a sperare che ci sia qualcosa che la tiri avanti, che continui a ravvivarla.

Abigail, però, l'aveva persa la sua scintilla.
L'aveva lasciata nelle mani di Salvatore e adesso si trovava con lo sguardo perso nel vuoto, coricata sul letto a creare cerchi con il fumo della sua sigaretta.

Questa era la sua routine da ormai 3 settimane.

3 settimane senza di lui.
3 settimane passate a chiedersi dove avesse sbagliato.
3 settimane ad auto convincersi di non essere abbastanza nemmeno per lui.

Pensava che sarebbero potuti stare bene, loro si capivano e lei tra qualche ora sarebbe diventata maggiorenne.

Allora quale era stato l'errore?

“Hai intenzione di uscire da questa fottuta camera?”
Tutti i suoi problemi vennero momentaneamente sospesi dalla voce di suo padre che aveva spalancato la porta della camera della ragazza.

Lei non rispose, non si voltò nemmeno a guardarlo.

Si avvicinò lentamente alla figlia sedendosi sul letto.
“Che succede?”
Il suo tono era apprensivo, per la prima volta Abby pensò che si stesse preoccupando per lei.
“Non t'importa davvero” rispose acida, lui sospirò.
“Hai ragione” si voltò stupita da quell'affermazione, fece per alzarsi per allontanarsi da lui.
Sascha la fermò prendendole un polso e costringendola a fermarsi, si alzò anche lui e la guardò negli occhi.
“Hai ragione, ho sempre fatto schifo come padre, non sono mai stato in grado di capirti ho solo peggiorato tutto trattandoti di merda e mi dispiace, davvero”
Abigail abbassò lo sguardo, le sue labbra si curvarono di poco verso l'alto mostrando un piccolo sorriso.
Erano anni che aspettava quelle parole.
La abbracciò stringendola tra le sue braccia, lei ricambiò l'abbraccio.
Nessuno sa quanto aveva bisogno di un fottuto abbraccio in quel momento.
“Adesso mi dici cos'hai?”
Scosse la testa, non poteva parlargli di Salvatore.
Lui annuì.
Abby si morse il labbro incerta della richiesta che stava per fare.
“Mi presti 100 euro?”
“A che ti servono?”
Aveva deciso di cambiare e, si sa, quando una ragazza vuole cambiare inizia a farlo dai capelli, poi tra qualche ora sarebbe stata maggiorenne quindi poteva permettersi di fare ciò che voleva.
Voleva un piercing e, soprattutto, un tatuaggio.
“Voglio andare dal parrucchiere, vorrei cambiare colore di capelli”
Sascha andò verso la porta facendo cenno alla figlia di seguirlo.
Dopo essere arrivati nella camera sua e di Aurora prese il portafoglio dal cassetto e le diede i soldi, lo ringraziò sorridendo e uscì di casa consapevole che sarebbe tornata diversa.

Quel pomeriggio il cielo era coperto di nuvole che minacciavano pioggia.
“Sai, queste nuvole sono come te” iniziò a parlare Aurora che era seduta vicino a Salvatore, ovviamente nella casa di quest'ultimo.
Lui mugolò qualcosa incitandola a continuare.
“Sembrano poter esplodere da un momento all'altro, proprio come te” il suo sguardo si spostò dalla finestra agli occhi del ragazzo “Chissà quante cose ti tieni dentro e non vuoi dirmi, vorrei tanto capire cosa ti passa per la testa”
Lui sospirò infastiditi, odiava quando qualcuno voleva sapere qualcosa su di lui.
In questo momento non voleva nemmeno stare con Aurora, lui voleva Abigail.

“Come sta Abigail?” le chiese.
“Abigail?” ripeté, lui annuì.
“Non lo so, so solo che in questo periodo fuma davvero tanto, e ieri l'ho sentita piangere”
Aurora abbassò lo sguardo e Salvatore non rispose.
Lei sapeva che lui non aveva smesso di vederla nonostante gliel'avesse promesso ma non le importava: si fidava di lui.
Sapeva che non avrebbe permesso ad Abigail di rovinarsi e sapeva anche che se fosse rimasta sola sarebbe stato peggio.

Passò qualche minuto poi lei si allontanò da lui alzandosi, prese la sua borsa e ci frugò per qualche secondo finché non ne tirò fuori una piccola boccetta che porse a Salvatore.
Lesse quello che c'era scritto: metadone.

“Cosa significa?” in realtà sapeva benissimo cosa significava solo che sperava non fosse vero perché, da quel momento, non aveva più scuse.
“Che da oggi smetti, basta eroina, quando starai tanto male prenderai quello
“Non funzionerà” disse poggiando la piccola bottiglia sul tavolino affianco a lui, Aurora tornò a sedersi dov'era prima.
“Tu però ci proverai comunque, e deve funzionare”

Improvvisamente un tuono ruppe il silenzio facendo sobbalzare la ragazza che abbracciò il ragazzo accanto a lei per lo spavento.

Esattamente come anni fa, a Padova.

Salvatore la abbracciò stringendola e sorrise a quel pensiero.
Loro due, insieme, con ancora una vita davanti tutta da scoprire.
Una vita che pensavano l'avrebbero passata uno affianco all'altro.

“Perchè sorridi?” gli chiese alzando lo sguardo ma senza staccarsi dall'abbraccio.
“Stavo pensando a quando mi hai abbracciato quel giorno al parco perché ti eri spaventata, e io ti avevo chiamata 'piccola' per la prima volta”
Sorrise anche lei accocolandosi a lui.
“Mi manca il mio migliore amico”
“Sono sempre qui, piccola, non me ne sono mai andato” si corresse dopo poco “anzi, sì me ne sono andato, ma ho sempre avuto l'intenzione di tornare.”


Hey beibies.
Come state? Io boh, sopravvivo.
È l'1:07 di notte e sono stanca.
Mi gira la testa, ho la nausea, male al collo e fame.
Soprattutto fame.
Spero che questa cosa vi piaccia.
Vi ringrazio per tutti i commenti, i voti e i messaggi: vi adoro. ❤
[Mifaccioicazzivostri: di dove siete?]
Vado a fare le nanne, se riesco (ma non credo di farcela)
Notte. <\3

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