Un mondo distante - Il Vuoto (pt1)

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Nero. Vuoto. Immobile. Così appare il nulla, lo so perché io vi fluttuo dentro, sono l'unica luce di creazione in un'immensità silenziosa e immutabile.

Non chiedetemi perché sono qui, non ne ho la minima idea, a volte mi sento come se mi ci avesse messo qualcuno (in effetti perchè dovrei entrare di mia volontà in un posto del genere) ma potrei anche averlo fatto di mia iniziativa spinto da chissà quale virtù. Non me lo ricordo, forse sono sempre stato qui. E' la mia ipotesi preferita in quanto essere la più semplice e diretta.

E' da un po di tempo (minuti, anni, eoni?) che sento una strana sensazione al petto, come qualcosa che mi comprime il respiro e mi fa sentire come se tutto intorno a me cercasse di schiacciarmi. Intrappolato nell'infinito. In realtà in mio mondo è orrendamente e tristemente minuscolo in quanto è composto soltanto da Me e il Nulla.

Credo di sentirmi solo, si deve essere questa la causa di tutto ciò. Che posso fare allora? Forse se aspetto questa sensazione svanirà, ma ho più il dubbio che sarebbe come attendere un raggio di luce sul fondo degli abissi. No la soluzione è un'altra e ben diversa. Devo, anzi voglio, creare qualcosa, questa si che è un'idea grandiosa! Devo prendere quella fastidiosa sensazione che sento dentro e farla esplodere di mille colori attorno a me. Da dove partire dunque? Di solito un pittore inizia il suo dipinto da un foglio bianco, ecco di cosa ho bisogno! Ma come sarà fatto poi, un disegno è qualcosa di molto semplice e astratto ma qui si parla di tre dimensioni, spazio, tempo, sopra, sotto e chissà quali altre incomprensibili diavolerie. Che fare dunque?

Ho deciso! Il mio tavolo da lavoro sarà un enorme parallelepipedo, e su di esso vi posero le mie opere d'arte fino a riempire tutta la sua superfice fino agli angoli più remoti. Angoli. Non mi piace come suona, se poi devo pensare ai suoi futuri spigoli decisamente poco pratici e che dire se una delle mie creazioni dovesse essere cadere oltre il bordo? Sarebbe una vera tragedia, devo inventarmi qualcos'altro.

Ci sono! Creerò una sfera e ovunque poserò le mie opere esse saranno attirate verso il suo centro così non cadranno nel vuoto e allo stesso tempo sopra e sotto saranno una cosa unica, la farò talmente grande da potermici perdere dentro. Eccola qui, allargo le mani e un'enorme sfera di roccia appare dinanzi a me.

Finalmente ho una base su cui iniziare, davvero un grande inizio e c'è dell'altro: essa si muove! Ruota su se stessa e gira attorno a me ed io mi sento così felice che inizio a risplendere di una luce potentissima che illumina ogni cosa. Credo di capire cosa sia, è felicità e sono sicuro di averla già provata in passato, solo non so dove. Decido di spostarmi e di scendere sulla mia Terra lasciandomi alle spalle l'enorme sfera di luce.

Atterro con leggerezza sulla sua superficie e mi guardo attorno ammirandone la superficie frastagliata e irregolare che si perde nell'orizzonte. Continuo a fissare queste rocce eppure non sono felice perché sembra tutto così vuoto e desolato, quello che faccio non basta...è solo qualcosa di vuoto dentro al Nulla.

Mi viene da piangere, al diavolo adesso piango di certo non ho paura che qualcuno possa vedermi. Piango tanto, per giorni e poi mesi addirittura, così tanto da riempire di lacrime l'intero mondo che ho creato, un'immensa distesa di acqua salata.

Ecco ho rovinato tutto, è come se avessi tirato una secchiata d'acqua sul mio quadro appena iniziato facendo svanire ogni colore.
Improvvisamente sento divampare dentro me una rabbia orrenda e folle, vorrei dilaniare me stesso ed ogni cosa che mi circonda, strappare le fila che tessono il tempo e lo spazio per creare un'opera apocalittica. Sento la terra sotto di me tremare, spaccarsi, distruggersi lasciando che esplosive vampe di fuoco sconquassino la superficie, echeggiando e rimbombando in lungo e i largo unendosi al mio grido di rabbia che ogni cosa attraversa.

Accade poi qualcosa che non avevo previsto, la temperatura si alza e l'acqua evapora salendo in alto, trasformandosi in bianche nuvole che placano le nere nubi tempestose e la mia rabbia.

Passa qualche ora ed io sono sdraiato a terra con la mente vuota quando una goccia tocca la mia guancia e scende fino all'orecchio. Mi metto a sedere e guardo il cielo. Piove, tanto anzi tantissimo a tal punto che non riesco a fare altro che alzarmi e sorridere mentre la pioggia lava via ogni rancore ed ogni tristezza.

Sento anche una strana sensazione: ho freddo. Strano, nel nulla non provavo niente di simile. Decido di ripararmi all'interno di una grotta che ho notato sulla parete di una montagna. Una volta al coperto mi siedo e mi immergo nei miei pensieri, tutto sommato quello che ne sta uscendo forse non è poi così male, se mi impegno può ancora uscirne un capolavoro. Questo è il mio mondo ed io appartengo a lui, la chiave è la mia mente; cio che penso, prende vita.

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