Un mondo distante - La Morte (finale)

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Giu nell'oscurità. Grido finché non finisco il fiato ma sto ancora cadendo, allora grido di nuovo e senza accorgermene non sto più precipitando.

Riapro gli occhi terrorizzato. Scopro di essere seduto in un bar, molto vecchio e decadente. Sembra essere tarda notte perché non c'è nessuno, eccetto il barista, un uomo alto ed esile, l'abito scuro e il volto nascosto dalla penombra. In effetti è come se neanche ce l'avesse, un volto.

-qualcosa da bere signore?- sussurra

-no grazie...anzi vorrei un po' d'acqua in effetti-

-certamente-
Riempie un bicchiere d'acqua e me lo serve, aspetta che io lo abbia bevuto fino in fondo prima di parlare.
-sai, non mi sarei mai aspettato di vederti di nuovo.-

-io non ti ho mai visto-

-ovvio, è impossibile ricordare-

-quindi tu chi sei?-

L'uomo scoppia in una sonora risata, per poi guardarmi di nuovo divertito
-ti do un piccolo indizio-
Si avvicina alla mia faccia e mi accorgo con orrore che non ha un volto
-dunque, cos'è che sta dinanzi agli uomini ma non ha un volto?-

Lo guardo perplesso. Ho capito.
-ho capito cosa sei-

-bravo il mio ragazzo. Io sono la Morte!-

-e cosa vuoi da me?-

-beh vedi, non sempre quando faccio visita agli uomini è un addio. A volte ci si ritrova-

-perche?!-

-beh diciamo che per te...non è ancora il momento-

-ancora questa storia! Non capisco!-

Non mi da altre risposte, riempie il bicchiere nuovamente, mi afferra per la gola e mi costringe a bere con la forza, non posso fermarlo. Cado a terra agonizzante, l unica cosa che vedo è la luce bianca della lampada. Si avvicina a me, lo sento posare una mano sul mio cuore e grida "libera!", sento un dolore atroce. "LIBERA!" grida ancora più forte, un'altra scarica e la luce si fa sempre più intensa, non vedo altro. Ancora una volta, in maniera totalmente vivida e reale "LIBERA!". Scossa elettrica. Grido, sono perso. Respiro, apro gli occhi.

La luce è meno intensa, vedo degli uomini agitarsi concitati attorno a me. Sento delle voci confuse e un beep regolare. Qualcuno dice "ce l'ha fatta, è salvo, è vivo!". Cosa vuol dire. Svengo.

Quando mi risveglio c'è un uomo davanti a me, sono sdraiato comodo e mi sento debolissimo. Sembra essersi accorto che ho ripreso i sensi.

-ben risvegliato, sa lei è davvero un uomo fortunato-

-cosa vuole dire?-

-è scampato alla morte per un soffio, non se lo ricorda? L'auto, l'incidente-

Ci penso, ma sono troppo confuso per ricordare. Ad un certo punto delle immagini appaiono alla mia mente. Ero al volante, stavo guidando, poi uno schianto e mi sono ritrovato nel Nulla.

C'è ancora qualcosa però, viene da quel ricordo ma anche dal mio mondo. Cosa? Ci penso, ci penso di nuovo. Vedo un volto e mi si stringe il cuore, il suo bellissimo viso con gli occhi azzurri, è lei, ma cosa c'entra. Assieme ad esso un nome affiora alla mia mente. Anna. Si ora ricordo, era con me nella macchina. Ricordo che la amo tantissimo.

-Anna- sussurro debolmente. Il medico si fa cupo in volto, mi guarda triste mentre un velo di lacrime copre i suoi occhi.

-mi dispiace giovanotto... lei purtroppo non ce l'ha fatta-

Non ho più la forza nemmeno per piangere, eppure riesco a gridare
-no! Lei me lo aveva promesso, ci saremmo ritrovati!-

Il medico cercò di consolarmi come poté.
-vedrà sarà così, un giorno vi riconcilierete in un posto migliore-

Se ne va ed io resto solo. Più solo di quanto non mi fossi mai sentito nel nulla. Ero vuoto. Qualche ora dopo entra l'infermiera con un mazzo di fiori, li posa sul mio comodino.
-signore, non voglio disturbarla ma c'è un biglietto per lei. Non so di chi sia-

Aspetto che se ne vada, prendo la busta e lo apro. Leggo:
"Non disperare, un giorno ci rivedremo! Morte"

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