Maria era lì, impressa sulla tela, in una spessa cornice ad arco di legno verde. Allo stesso modo avrebbe potuto apparirle in una poesia, isola d'inchiostro e senso in un mare di carta bianco.
Si trovava nel mezzo di un racconto in cui già rivestiva il ruolo di sola dea.
Dea, sia del mondo fatto di materia e tempo: forse infinito ma numerabile, forse contingente; sia del regno eterno ed etereo che quello trascende: pensato come fondamentale, oltre l'innumerabile, spudoratamente affine alla coscienza, appena esplorabile attraverso le emozioni e i virtuosismi del linguaggio.
Veniva colta nell'attimo sublime della massima consapevolezza. Un angelo, mandato sulla Terra dall'Artefice del Cosmo, le era appena apparso innanzi e le stava dicendo che lei, proprio lei, era prescelta per dare compimento all'apoteosi della femminilità dell'intero genere umano. Avrebbe presto concepito un bambino, restando tuttavia vergine, inviolata nel corpo.
Questo unigenito, opera di un'indicibile e inimmaginabile energia capace di far interagire l'Idea con la materia, avrebbe avuto una duplice natura: quella propria della carne, perché nato della sua stessa carne; e quella del logos, in quanto vero figlio anche del dio unico onnisciente onnipresente creatore di ogni cosa visibile e invisibile. Perfetto.
Già! perfetto... Se nell'implicita e perversa assunzione di una corrispondenza biunivoca quasi totale fra linguaggio e mondo, la parola perfezione – immaginabile come asintoto concettuale dove la realtà empirica ordinaria tende al limite del divino – non può far difetto dell'attributo esistenza, ecco come il buon senso, e con esso ogni forma di prudenza speculativa, si ritrova ad essere fagocitato nell'acrobatico morso della più spiazzante delle prove ontologiche.
Ma il quadro che aveva appena rapito in maniera totalizzante l'attenzione di una donna, era lì a dimostrare, giocando al loro stesso gioco, che a Cartesio, agli scolastici che lo avevano preceduto e ai teologi pseudo-razionalisti che lo avrebbero seguito, era sfuggito un piccolo dettaglio: all'essere perfetto non possono mancare nemmeno l'angoscia dell'errore, l'appagamento della redenzione e l'euforia del divenire.
Dio aveva costruito, sì è vero, a sua immagine e somiglianza, ma essenzialmente l'uomo era altro. Si era rivelato un essere indomabile. Le prescrizioni non erano servite che ad esacerbare le passioni che andavano a proibire. E a nulla era valso entrare di sana pianta nella conflittualità propria dei giochi umani, restringendo l'alleanza a quella con un solo popolo: che a un certo punto, si era creato idoli di materia, irrimediabilmente attratto dallo specchio della propria carne; e poi sarebbe stato odiato e perseguitato nei lunghi secoli a venire, per l'ostentazione di quel privilegio.
Ma a Dio, intanto, nella sua perfezione somma, era già chiara, e in maniera non diacronica, quella parte di sé simile alla natura umana.
Non serviva manipolare gli eventi con il terrore e con la magia, si era reso conto. Doveva infiltrarsi egli stesso nel caos cieco del tempo, facendo sì che gli uomini potessero riconoscerlo muovendo in sé nel veder muovere, anziché sforzarsi di comprenderlo, senza risultati di sorta, in un al di là freddo e incomunicabile.
Maria era la donna giusta allo scopo, anzi tutto esisteva e ogni cosa era andata così, come la memoria incerta lo aveva fissato nella storia, affinché ella nascesse e il ricongiungimento prendesse avvio.
Narcisi irriducibili – doveva aver pensato Dio sfregandosi le mani, in una sua possibile proiezione corporea – avete adorato forme di legno e di pietra, innamorati persi della vostra immagine, e vi siete traditi più animali che semidei offrendo sacrifici a un vitello d'oro e ad altre bestie. Se questa è la vostra indole, ebbene, allora vi verrò incontro: tornerete a me, alla Verità, venerandomi nel mio farmi figlio di una donna che, ancora autenticamente femmina, assumo nel mio regno per farla dea dell'Universo.
E se la bellissima ospite della chiesetta continuava a rimanere in estasi dirimpetto a quel bisbiglio di immagini dipinte e di pensieri frenetici che le animavano, ciò significava che il piano continuava a funzionare.
Non era vanità, la comprensione di sé che, in quel lungo istante, le stava espandendo la coscienza, più dei campi di grano e dei frutteti fuori dall'uscio in fondo, da cui filtravano fitte orizzontali di luce, mentre il profumo di seta e pastello di cinque rose bianche accuratamente sistemate in un vaso di terracotta sull'altare sembrava volerle dire qualcosa di importante.
Avvertiva nella forma di inquieti mulinelli, diffusi in tutto il corpo, come è possibile solamente oltre il limite del poter dire, i moti dell'animo della figura con gli occhi sgranati di fronte all'angelo: la paura, l'orgoglio, la sottomissione che non umilia, la responsabilità, la scelta, la necessità alla quale non possono essere addotte ragioni, l'amore, il senso d'inadeguatezza, l'esaltazione creatrice, la vertigine, il delirio, la nostalgia dell'essere per sé e basta, la resa, l'accettazione, il furore eroico.
Chi era la Lyda Borelli che, attraverso l'esistenza parallela nelle proiezioni al cinematografo o sulle locandine dei film – esistenza che sicuramente era arrivata a trascendere quello che sentiva essere il suo Io – poteva riuscire a sincronizzare i desideri di uomini e donne, ed entrando con una gestualità decisa nei loro corpi, a riverberare e rivivere le proprie emozioni, di una verità incontestabile ancorché simulate, infinite volte, arrivando dunque a manifestarsi al mondo quasi alla maniera di una divinità?
Era per questo che la chiamavano la divina?
Di donne belle – belle in senso paradigmatico – ce ne sono sempre un bel po' in giro, in ogni epoca. Non troppe, ma abbastanza da rendere ingiustificato il mero concetto ingenuo di bellezza quale causa dell'emergenza prepotente di alcune di esse.
Una donna bella non è affatto rara. È invece rara una donna immensamente bella.
I travestimenti del mondo mutano in continuazione.
La natura umana è irrequieta: non è cosa facile da gestire, la consapevolezza lucida dell'esistenza.
Le essenze, tuttavia, restano immutate.
Le sale cinematografiche – prese a riflettere dal suo provvisorio eremo la donna più desiderata d'Europa, la cui fama aveva già attecchito oltre l'Atlantico – sono i nuovi templi, che l'uomo edifica per continuare ad invitarsi a conoscere se stesso. I veicoli della transazione – aggiunge il demone demiurgo di questa narrazione – sono ancora la solennità, il carisma, i silenzi che fermano il cuore, i suoni dirompenti, l'espressività, la magniloquenza dei gesti, il riverbero fra specchi di popolazioni di neuroni.
Il linguaggio quando non mente con spudoratezza per deriva centrifuga per eccessiva presunzione o per deliberata volontà, è veritiero assai più dell'apparenza oggettiva delle cose.
Divismo, a tutti gli effetti, sta per div(in)ismo.
Lei, la principessa di Monteserico, era stata prescelta per essere la prima nuova dea. Aveva tutto: la grazia nel viso, la sensualità nel corpo, l'armonia nei movimenti, il mistero dell'àpeiron negli occhi, i lineamenti dell'aurora nei piedi e nelle mani, l'impulso della primavera sulle labbra. Tutto questo, aggiunto a qualcos'altro di inspiegabile perché simile a ciò che la vita è per un corpo, significava essere immensamente bella.
Era adorata perché rappresentava ciò che ogni donna vorrebbe essere, e che ogni uomo desidera per sé.
Il senso di consapevolezza che la invadeva adesso era una cappa di nebbia luminosa, mentre il quadro dell'Annunciazione diventava immenso al punto da invadere anche la terza dimensione, e lei stessa era Maria: sapeva, in maniera chiara e distinta, di essere in atto ciò che la maggior parte delle donne, di ogni luogo e tempo, è in potenza; perché la scintilla in lei perenne si manifestava in quelle al più come piccolo fremito, nell'attimo dell'esplosione di un amore o nella scoperta della maternità.
Era divina, dunque, perché capace di contagiare. Di transarla in tutte, la sua scintilla, forte come il getto di una supernova. Inebriandole.
In fondo, suo malgrado, aveva riscoperto il trucco di Dio.
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la donna di rugiada
Historical FictionLINK AL ROMANZO (TERZA EDIZIONE RIVEDUTA E CORRETTA) SCARICABILE GRATUITAMENTE IN .PDF: https://goo.gl/O1BNRb Ambientato nel Castello di Monteserico, non lontano da Matera, il romanzo è incentrato attorno a due figure principali: Lyda Borelli, nota...