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GENN'S POV
Sua madre era di sotto, e l'aveva svegliato mentre dormiva beatamente.
Si alzò controvoglia e scese in cucina.
"Giorno, caro." Gli disse mentre prendeva il telefono per controllare qualcosa su internet.
"Ciao." Rispose cominciando a prepararsi il caffè.
"Oggi vai a lavoro?" Chiese l'altra, ma che domanda era visto che ci andava tutti i santi giorni da due anni.
"Come sempre."
"Ah... Perché io e Fred volevamo dirti una cosa." Cominciò la madre bloccando il telefono.
"E me la direte dopo allora." Si spostò i capelli dalla faccia. "Io vado a vestirmi."
Di fuori faceva un freddo cane, e anche col giubbotto, il vento freddo gli arrivava fin sotto la felpa. Camminava svelto con i capelli sugli occhi e le mani in tasca, aumentò il passo fino a correre ed entrare di corsa nel negozio.
Lì, faceva un bel calduccio, e si sedette con tutto il giubbotto sulla sedia, scaldandosi completamente prima di andarselo a togliere. Si sedette di nuovo e si mise a guardare come i vetri del locale si stavano appannando, prima di scorgere Alex, lo guardò avvicinarsi alla porta ed entrare, aggrottò le sopracciglia.
"Che ci fai qui?" Odiava che la gente che conosceva lo vedesse a lavoro.
"Buongiorno anche a te!" Rispose l'altro togliendosi intanto il giubbotto, si appoggiò con i gomiti al bancone, guardandolo negli occhi serio. "Amico, volevo chiederti se stasera volevi venire con me, non è una festa, volevo solo andare a fare serata in discoteca." Disse.
"Alex, non mi va." Era venuto fino a lì per chiedergli se voleva andare a ballare con lui?
"Genn, lo so che è la tua ultima serata, ma per favore vieni."
Lo guardò strabuzzando gli occhi, si alzò di scatto e si pose alla sua altezza, l'altro tolse i gomiti dal tavolo.
"Ma che cazzo stai dicendo?" Chiese con voce controllata, guardandolo fisso negli occhi marroni.
"Io, ehm..." Cominciò quello. "Niente, fa niente. Io vado, se ti va di venire fammelo sapere, ciao amico!" Disse mentre già correva verso la porta.
Ora ci si metteva anche Alex farfugliando cose senza senso, mica sarebbe morto l'indomani!
La giornata passó velocemente e si sbrigò a tornare, volendo fumare sul divano.
Quando arrivò, stava per accendersi una sigaretta quando sentì la madre parlare al telefono.
"Sì... La ringrazio molto... Arrivederci..."
"Mamma!" Urlò lui per farsi sentire, sentì il rumore di un bicchiere di plastica che cadeva.
"Tesoro." Disse quella con la voce smielata, Genn andò a sedersi in cucina con lei, poco dopo apparve Fred dalla porta del bagno.
"Ragazzo." Disse mentre si tirava giù la felpa, lo guardò senza rispondergli.
"Non sei tornato un po' presto oggi?" Gli chiese la madre raccogliendo il bicchiere.
"No, è l'orario di sempre, siete voi che non dovreste essere qui." Sputò toccandosi la tanto desiderata sigaretta nella tasca dei jeans.
"Sì, beh, ma te l'ho detto stamattina che dovevamo parlarti no?"
La tua ultima sera... Le parola di Alex gli passarono di fretta per la mente.
"E allora ditemi!" Esclamò.
"Ragazzo, sappi che io e tua madre ci abbiamo pensato molto..." Cominciò l'uomo. "Sono qualche mese che ci stiamo ragionando e crediamo che questa sia la soluzione migliore per adesso..."
"Io, tesoro, non ti vedo contento, mi sembri triste, da quando hai lasciato la scuola..."
No, da quando è morto papà, mamma.
"E io non voglio vederti così, magari è questo posto, ci sono troppi ricordi che non vuoi rivivere." Si spostò i capelli da una parte, per poi continuare. "Quindi io credo sia meglio per te allontanarti per un po'." Gli passò un libricino blu, con su scritto "SOGGIORNI ALL'ESTERO PER RAGAZZI FINO AI 25 ANNI."
"Mi state prendendo per il culo, giusto?" Rispose, ripassandogli il libro incazzato. "Io non vado da nessuna parte." Puntualizzò facendo per alzarsi.
"Genn!" Lo richiamò l'uomo. "Siediti." Insultandolo mentalmente, si risedette.
"Devi capire, che io voglio solo il tuo bene, e credo che andare in Inghilterra ti farà bene, potrai fare quello che vuoi: studiare, lavorare, iscriverti a qualunque corso, suonare..."
"Lo sai che non suono più, mamma, lo sai." Disse a denti stretti, ricordando il padre.
"Comunque, Genn, io voglio che tu vada, e abbiamo aspettato fino a oggi a dirtelo perché di sicuro ci avresti convinto a farti rimanere."
"Ah, quindi è tutto già organizzato!?" Gli urlò il figlio.
"Sì..." Sussurrò quella. "Parti domani, tesoro."
"Che!? Domani!? Ma che ti dice la testa!?" Cominciò a strillare camminando avanti indietro, Fred si schiarì la voce.
"Vai per un anno ragazzo." Aggiunse, mettendo una braccio sulle spalle della madre.
"Un anno!? Un anno!?" Si tirò i capelli dalla frustrazione. "Ma siete impazziti o cosa!?" Tirò il libro addosso al muro.
"Amore, siediti." Intanto gli diceva la madre.
Li guardò per qualche secondo, allontandosi piano, prendendo le chiavi uscì di casa sbattendo la porta.
Fuori pioveva, e si mise a correre, dopo cento metri era già fradicio ma non gli importava, voleva solo andarsene da lì, lui non voleva partire, non voleva lasciare tutto, adesso che qualcosa per restare c'era, non voleva andare via, in Inghilterra, lui che non parlava nemmeno una parola di inglese!
Cominciò a urlare mettendosi il pugno in bocca, riuscì a versare anche una lacrima, poi guardò davanti a sè, si sedette sul marciapiede.
La pioggia continuava a scendere come il suo cuore continuava a piangere.
Si spostò i capelli di lato, chiuse gli occhi e decise che quella sera sarebbe andato, la sua ultima sera...
Si diresse al bar all'angolo per mangiare qualcosa.
"Sei sicuro di avere diciott'anni?" Gli richiese la vecchia dietro al bancone prima di passargli la sua Tennen's.
"Signora, per Dio, ho vent'anni!" E gliela prese dalle mani lasciando i soldi per il tramezzino e la bibita, sedendosi ad un tavolo vicino al termosifone per asciugarsi i vestiti fradici.
Prese una lunga sorsata, tenendosi appiccicato alla fonte di calore, prese il telefono e disse all'amico che lo avrebbe raggiunto a mezzanotte. Intanto prese a girare su Facebook, e eccola là! Sì, la moretta, bellissima nella sua foto di profilo con quel vestitino bianco che le stava una meraviglia...
Ma che cazzo ti prende! Domani parti, fra un anno non ti ricorderai nemmeno chi sia!
Stava impazzendo, questo era sicuro, si finì la birra in un sorso solo.
Mezzanotte era vicina e prese ad incamminarsi, aveva smesso di piovere ma si sentiva ancora la felpa umida e dopo poco cominciò a starnutire.
Il locale era pieno. Genn entrando pensò che nemmeno lo spazio per un'altra persona ancora sarebbe stato sufficiente ma decise di avventurarsi.
"Aaaamico!" Gli urlò da dietro Alex, mettendogli un braccio intorno alle spalle, si mise a fissarlo con quei suoi occhi marroni, sorrise e gli passò il suo bicchiere di jack daniel's. "Ho preso la roba da Giulio prima di venire." Sbiascicò, prima di allontanarsi di nuovo verso una biondina.
Si finì anche il superalcolico e si sedette a un divanetto, tirò fuori il suo pacchetto di Marlboro e ne stese una dietro l'altra sul tavolo, cinque sigarette, cominciò a fumare la prima.
Arrivato alla quarta, tornò Alex, lasciandogli la bustina con l'erba e le cartine, rimise a posto l'ultima e prese a prepararsi il fumo.
Che bello... Pensò dopo la prima boccata, poi prese uno dei tanti bicchieri sul tavolo e buttò giù anche quello.
Il pensiero di Alice gli passò per la mente, la vedeva ancora seduta nella macchina, quant'era carina con quelle poche lentiggini sul naso. Si diede uno schiaffo abbastanza pesante sul viso per riprendersi, e intanto tirava fuori il telefono dalla tasca, aprì Facebook di nuovo e pigiò su "invia un messaggio".
Doveva dirglielo, sentiva che lei era la prima persona che doveva sapere che stava partendo per un anno, trecentosessantacinque giorni lontano da casa.
Da Genn Butch (Facebook):
Non scordarti di me.
Ma che cazzo stava facendo!? Spense il telefono di fretta prima di ributtarsi sulla poltrona a fumare, pensando che ormai aveva il cervello andato a puttane.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Mar 14, 2016 ⏰

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