Capitolo 5

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Io e Lucy mangiammo molto bene al St. John's Restaurant e, in più, ricevemmo un ottimo servizio: i camerieri erano cordiali e disponibili - uno, che si chiamava David era anche molto carino, devo aggiungere: ogni tanto venivano a verificare la situazione nel nostro tavolo, chiedendoci se ci stesse piacendo il cibo.

La mia risposta era sempre sì: che ci posso fare, sono un'amante della buona cucina.

Ma anche del cibo in generale, mica sono schizzinosa, io.

Questi camerieri erano anche delle persone molto socievoli: quando passavano accanto al nostro tavolo, ci chiedevano sempre di unirsi alla conversazione, tanto per scambiare due chiacchiere, che potevano spaziare dagli hobby al lavoro, o alla scuola, ma anche altro.
Ero la più piccolina del gruppo e sono per fortuna riuscita ad unirmi in qualche modo nel discorso.

Inutile dire che tutto questo era coronato da un sorriso cordiale.

Ci sono state delle discussioni molto interessanti, devo ammetterlo, ma quasi non finivamo di mangiare!

Si stava facendo tardi - ormai erano quasi le 22 - e Lucy doveva tornare a casa. Ci congedammo e lei mi diede il suo indirizzo: <<In caso tu avessi bisogno di qualcuno con cui parlare,>> disse <<vieni da me, tanto ora sai dove trovarmi.>> disse sorridendo e facendomi l'occhiolino.
<<Grazie...>> risposi, un po' sorpresa, devo dire la verità.

<<Beh, allora ci vediamo! Ciao!>>
<<C-ciao...>> risposi scuotendo la testa, strigliandomi dai miei pensieri.

Non appena lei si voltò, iniziai a girare la testa a destra e a manca, spaesata.
"E adesso, dove vado?" pensai, preoccupata.
"Forse potrei provare a continuare per questa strada, magari trovo un posto in cui posso fermarmi..."

Piano perfetto, se avessi avuto i soldi.

"Ok, Lena," cercai di darmi man forte, "attua almeno la proposta della camminata, cosa vuoi che ti capiti? Le strade sono vuote!"

Che ingenua: appunto per questo mi sarei dovuta preoccupare!

Poi, un'illuminazione: cercai la strada per gli Abbey Road e gli Abbey Road Studios, che all'epoca non sapevano ancora di essere destinati a diventare leggenda.

Ero elettrizzata all'idea.

Così, mi diressi verso la mia casa discografica preferita da sempre: la passione per la musica me l'avevano trasmessa i miei genitori fin da quando ero piccola...
Ripensandoci, tirai un sospiro: mi mancano.
Chissà dove sono finiti?

Mentre ero persa nel mio mondo, mi scontrai con qualcuno e caddi a terra.
Eh sì, sono proprio esile.

<<Ehi!>> disse in tono scocciato,
<<Sta' attenta a dove cammini!>>
Poi alzai lo sguardo verso il suo viso e sussurrai: <<Scusa...>>

Sinceramente, però non sapevo perché avessi chiesto scusa, forse l'ho fatto d'istinto: dopotutto era stato lui quello che mi è venuto addosso!

Lui incrociò i suoi occhi con i miei.
Nonostante fosse buio, capii che erano marroni - sono una persona molto attenta ai particolari.

Poi mi squadrò e la sua espressione, prima corrucciata, si rilassò.
Solo a quel punto mi rispose - per fortuna con tono più calmo -:<<Dai, dammi la mano, che ti aiuto ad alzarti.>> chiuse gli occhi mentre stava dicendo la frase, mi porse la mano destra, che afferrai il più saldamente possibile, e mi tirò su.

Era un ragazzo alto, che avrà avuto poco più della mia età.

<<Grazie...>> borbottai.
<<Ma dove credi di andare a quest'ora della notte tutta sola per le strade di questo quartiere?>> chiese curioso, ma anche un po' preoccupato.
<<Io...>> sospirai, <<Non so proprio dove andare...>> risposi francamente.

Lui inarcò un sopracciglio: <<In che senso?>>
<<Nel senso che ho nessuno che abiti nei paraggi...>>
<<E i tuoi genitori?>>

Non risposi.

Perché mi stavo confidando con uno sconosciuto, tra l'altro mezzo isterico e maleducato e che mi è saltato addosso?

<<Scusami, non hai proprio nessuno che badi a te qui?>> ora sembrava più annoiato che preoccupato.
<<No...>> risposi.
<<Non è possibile!>> urlò.

"No, guarda, ti sto prendendo per il culo!" pensai tra me e me.
Per fortuna che un briciolo di buon senso ce l'ho ancora.

Non voglio sapere cosa sarebbe successo se avessi fiatato.

<<E come è possibile che tu sia finita qui?>>, continuò lui dopo il mio silenzio.
<<Beh... Me lo sto chiedendo anche io...>>
Lui continuò a fissarmi.

Sì, pensava che lo stessi prendendo in giro.
Lui stette un attimo in silenzio. Tornò a squadrarmi ed un ghigno ironico deformo la sua faccia: <<Almeno sai come ti chiami?>> mi chiese.

Io mi infastidii, la mia faccia diventò lo specchio del mio stato d'animo - anche se probabilmente non sembrava così, visto che sono molto buffa da arrabbiata - e pensai: "Mica sono scema!"
Così risposi: <<Che domande! Certo che so il mio nome!>>

<<Bene, allora che aspetti a dirmelo?>> si avvicinò, mantenendo quella maledetta espressione stampata sul volto.

Le mie guance erano in fiamme: volevo tirargli un pugno.

<<Mi chiamo Lena e se vuoi posso dirti anche la mia età!>>
<<Ma allora è proprio intelligente la ragazzina sperduta!>> rise.

Sì, prima o poi finirò per picchiarlo.

<<Allora?>> mi provocò, probabilmente a causa del mio silenzio prolungato, dato che stavo pensando a dei piani su come ucciderlo.
<<Ho 15 anni.>>
<<Ma che brava bambina!>> disse, sempre con quel dannato sorrisetto compiaciuto.

Mi irritò ancora di più la sua ultima mossa, allora dissi, anche io in tono arrogante: <<Invece tu, sai come ti chiami e quanti anni hai? Oppure sei un 'Nessuno'?>>
Mi compiacqui nel tirar fuori il mio lato pungente.
Anche espressione che assunse lui dopo la mia provocazione non fu da meno: era semplicemente sorpreso, ma io pensai comunque "Boom, baby! Colpito e affondato!"

<<Io mi chiamo Danny e ho 17 anni.>>
<<Ma bravo! E abiti da qualche parte o anche tu vaghi pet la 'terra di nessuno'?>>
"Ok" pensai poi tra me e me, calmando le acque, "basta fare questi collegamenti con la canzone Nowhere Man dei Beatles, tanto lui non può capire."

Prima di rispondere, si allontanò e mi squadrò ancora, probabilmente stava pensando: "Ma che problemi ha questa tizia?"

Beh, ti ho solo ripagato con la tua stessa moneta.
Dovevi aspettartelo.

<<Abito qui vicino con mia sorella.>> disse infine.
<<Vuoi un po' di ospitalità, Lena la ragazza pazza?>> mi chiese in tono ironico.
<<Diciamo che, viste le circostanze, ci sto, caro Danny, meglio conosciuto come "l'uomo di nessuno".>> stetti al gioco, ma la mia coscienza non fu d'accordo: "Basta con questi collegamenti, Lena!"

Lui mi sorrise - stavolta bonariamente:<<D'accordo, Lena, allora seguimi.>>

1958 - IN REVISIONEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora