Capitolo 12

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Mi addormentai abbastanza velocemente quella notte.

Al risveglio, fui salutata da una pennellata di luce che penetrava timidamente nella stanza.

Guardai l'ora: 8:30 del mattino.

Mi alzai dal letto e andai a prepararmi: quel giorno era particolarmente caldo, quindi misi un vestito bianco molto leggero, in modo da non intrappolare troppo calore.

Ero eccitatissima, perché non vedevo l'ora di iniziare a prendere le lezioni di chitarra da Danny.
Forse era questo il motivo per cui mi ero svegliata tanto presto - almeno per i miei canoni da dormigliona professionista - quella mattina.

Scesi le scale e mi assalì un profumo a me ben noto: Martha aveva appena sfornato dei deliziosissimi biscotti.

Quando arrivai in cucina, la vidi intenta a leggere il giornale e notai Danny bere una tazza di tè, assorto nei suoi pensieri.

Non appena mi vide, però, smise di fare quello che stava facendo, si alzò da tavola sorridendo e mi baciò.
<<Ciao Lena.>> disse con una voce piuttosto roca e guardandomi con gli occhi scuri stanchi e arrossati.

"Si sarà svegliato da poco..." pensai,
<<Buongiorno.>> dissi.

<<Sei pronta ad iniziare le famose lezioni di chitarra che ti avevo promesso?>> sorrise.
I miei occhi si illuminarono un'altra volta:<<Oh, sì, certo!>>
<<Bene. Allora, ti va se iniziamo subito dopo colazione?>>
<<Avete tanta fretta, eh?>> intervenne Martha, gignando, ma noi non la badammo più di tanto.

<<D'accordo.>> dissi sorridendo.

Ci sedemmo e consumammo la colazione in totale silenzio, tanto d
a poter sentire i nostri stessi respiri.

Quando finimmo, andammo a lavarci i denti e ci demmo "appuntamento" nella camera di Danny.

*Toc toc*

<<Prego, Lena.>> rispose Danny.
Entrai.
La prima cosa che mi colpì fu che c'erano due chitarre sopra il letto.

<<E quella... Da dove l'hai tirata fuori?>> chiesi spaesata indicando la chitarra.

<<L'ho presa dal magazzino, una chitarra in più può sempre tornare utile.>>
Alzando lo sguardo, continuò, <<Tranquilla, non l'ho rubata da nessuna parte.>> disse ridacchiando.

Sorrisi e gli diedi un bacio sulla fronte.

Non mi rendevo ancora conto di cosa fosse successo la sera prima: era troppo inverosimile per me!

Nella mia vita ero stata sempre evitata ed umiliata, perché ero diversa.
Invece lì, in quel posto, in quell'anno... Tutto era cambiato.
Mi sentivo a mio agio, non sembravo più una pecora nera in mezzo ad un gregge di pecore bianche.

I miei migliori sogni si erano realizzati...

Ad un tratto, però, le mie fantasticherie si fermarono: e se tutto questo non fosse vero? Se fosse tutta una grande illusione?
Di sicuro, non ne uscirei viva.

Questi pensieri mi terrorizzavano.

<<Lena?>>
<<Sì?>> chiesi tornando alla realtà.
<<Mm, niente, ti vedevo assente...  Comunque, se vuoi, la tua chitarra è stata accordata.>>
<<Oh! Grazie mille!>>
<<Di nulla.>> mi guardò sorridendo.

Attimo di silenzio imbarazzante.

<<Forza, che aspetti? Siediti sopra il mio letto.>> disse in seguito.
<<Oh, sì, certo!>>
Mi sedetti.
<<Allora, ti insegno qualche accordo di base: questo è il La.>> lo suonò <<Su, ripetilo.>>
Eseguii.
<<Brava!>> sorrise.

Arrossii un pochino.

E così, mi insegnò degli altri accordi "base" per un'oretta circa.

<<Visto che vedo che te la cavi piuttosto bene, iniziamo a fare la parte più difficile.>>
"Oddio..." pensai.
<<Questo è il Si bemolle.>> lo suonò, <<Forza, prova tu.>>
Tentai, ma non era venuto fuori proprio bene: era un pochettino gracchiante.

<<Ma brava la mia Lena!>> disse dandomi un bacio a stampo sulle labbra.
<<Visto che sei già una piccola esperta,>> arrossii <<potremmo suonare qualche canzoncina insieme, ti va?>>
<<Beh, se lo dici tu>>
<<Allora One-two,
One-two-three-four!>> urlò, come se fossimo alle prove con la sua band.

Questa cosa mi fece ridacchiare, ma tornai subito seria perché Danny aveva iniziato a cantare:

Be-Bop a Lula she's my baby,
Be-Bop a Lula I don't mean maybe,
Be-bop a Lula she's my baby love,
My baby love, my baby love...

Gene Vincent, Be-bop a Lula del 1956, anch'essa suonata da John Lennon quando incontrò Paul McCartney.

Rimasi incantata, ma provai comunque a seguirlo ripetendo gli accordi.

Se ce l'ho fatta?
Beh, diciamo che in alcuni punti l'ho fatto rallentare, perché non ho ancora la sua stessa destrezza con gli accordi.

La lezione andò avanti in questo modo fino all'ora di pranzo, quando Martha ci ha ordinato di uscire da quella stanza e di raggiungere la cucina.

Ovviamente, qualche piccola pausa c'è stata - perché io sono un totale disastro, comparata a lui -, ma abbiamo lavorato sodo.

Io ho imparato dei nuovi accordi e mi sono sentita tremendamente talentuosa per questo.

Il pomeriggio decidemmo di fare una passeggiata.
Mi portò all'Hyde Park, nel centro di Londra, ovvero il posto più spettacolare e romantico che si possa scegliere quando si è in visita in quella città.

Demmo da mangiare agli scoiattolini, alle papere e ai passerotti.

Dopodiché abbiamo fatto una tappa al Buckingham Palace e abbiamo osservato gli strani e pesanti cappelli che le guardie erano costrette ad indossare.

È stata una bella esperienza e mi sono divertita molto: abbiamo parlato delle nostre passioni e dei nostri sogni; delle nostre paure e delle cose che ci piacciono fare... abbiamo scoperto di avere tante nostre sfaccettature in comune.

Chiaramente, non tutte, perché sarebbe tremendamente noioso trovare una persona identica a te.

Secondo me, è molto importante differire dal proprio partner in alcune situazioni, perché così si hanno entrambe le facce di una medaglia, in modo tale da completarsi a vicenda.

L'ultima tappa della giornata, dato che il tramonto era ormai vicino, furono agli Abbey Road Studios: rimasi alquanto stupita per la scelta.

<<Sai,>> disse <<il sogno proibito della band è venire a registrare i nostri vinili qui. Vogliamo diventare qualcuno, come, ad esempio, Elvis!>>

Mi compiacqui molto della sua determinazione e, spunta dalla tenerezza, gli diedi un bacio sulla guancia sinistra.

Lui accennò un sorrisetto e disse, avvicinandosi al mio orecchio:  <<Ovviamente, sei anche tu il mio sogno proibito.>>

Avvampai.

Cosa avevo appena sentito?
Danny mi conosce da pochissimo tempo e già vuole me al suo fianco?

Impossibile.
Oh mio Dio.

Lo guardai e tentai di rispondere - ironica e pungente come al solito -, ma venni interrotta da un cigolio.

Ci girammo e vedemmo la porta degli Studios aprirsi.

Ci pietrificammo.

"Oddio, non ci avranno mica sentito?" pensai.

1958 - IN REVISIONEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora