Capitolo 2

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Quando mi svegliai, mi ritrovai davanti a tre uomini che mi stavano fissando con sguardo curioso,  mentre bisbigliavano tra loro:<<Guardate! Si sta svegliando!>>

Mi alzai lentamente, con la testa che mi doleva un pochettino, e li guardai sgranando gli occhi.
Loro si scambiarono un'occhiata, per poi dirmi all'unisono:<<Buongiorno, signorina. Come sta?>>
<<B-bene...>> dissi titubante e continuando a guardarlo stranita: uno dei tre uomini aveva dei baffoni tipo quelli di Armando dalla "Pimpa" - non fate domande -, il secondo aveva un fisico slanciato, ma ben poco atletico, ed il terzo era basso e tozzo, il che gli dava un'aria un po' rozza.
<<Scusate, signori, ma dove mi trovo?>> continuai, cercando di essere più garbata possibile.
I tre uomini si guardarono un'altra volta e quello più tozzo mi disse:<<A Londra, signorina, in Inghilterra.>>
"Come se non sapessi cosa sia Londra..." pensai, ma poi, rendendomi conto di quello che mi aveva appena detto, ripetei <<LONDRA?!>>,  in tono decisamente sorpreso - e chi mi può biasimare! - .
<<Esattamente, signorina, più precisamente a Piccadilly Circus.>>

"Che cosa?" pensai abbassando lo sguardo, "Ma come diamine ci sono finita qui?"

Poi rivolsi la domanda a loro: <<Scusate, ma... Come ci sono finita qui a Londra?>>
Domanda stupida, ma me ne resi conto solo dopo averla pronunciata: come facevano tre poveri operai a sapere come una ragazzina di quasi sedici anni fosse finita lì?
E infatti, loro si guardarono per la terza volta consecutiva - questa cosa mi diede alquanto fastidio - . Quello con il paio di baffoni mi rispose in imbarazzo: <<Questo dovrebbe dircelo lei, signorina...>>
<<Mi chiamo Lena.>> risposi gentilmente: a quel punto una domanda iniziò tormentarmi, tanto che decisi porgerla loro: <<Scusate, gentili signori,>> - per una volta in cui delle persone mi rivolgevano la parola in modo così raffinato, non potevo certo evitare di essere anche io gentile! - <<ma, precisamente, dove mi avete trovata?>>
<<Fuori dalla porta di questa fabbrica,>> disse quello più alto <<ma come fa, signorina...>>
<<Lena, prego.>> lo interruppi dolcemente.
<<...Lena, a non ricordarsi proprio nulla?>>

Guardai in basso e notai una cosa di cui non mi ero accorta prima, ovvero di avere delle scarpe e un vestito diverso rispetto a quando mi ero addormentata.

Quasi scioccata, chiesi ai tre uomini:<<Scusate, avete uno specchio dentro questa fabbrica?>>
<<Non esattamente, ma ne può trovate uno in bagno.>> rispose quello tozzo.
<<E come posso arrivarvici?>>
<<Vada avanti lungo questo corridoio: il bagno è la prima porta a destra.>>
<<Grazie.>> risposi sbrigativamente, per poi iniziare a correre come una matta verso il luogo indicatomi.

Arrivata lì, ansimante, mi guardai allo specchio: avevo cambiato radicalmente il mio look: indossavo un delizioso vestito rosa pallido, abbinato a delle ballerine bianche con una rosellina; i miei capelli erano raccolti in un voluminosissimo chignon; sulla mia testa si posava un cappellino della stessa tinta delle scarpe e avevo degli orecchini di madreperla, come la collana; ero inoltre completamente struccata, cosa che mi parve subito strana, visto che mi nascondevo sempre sotto tonnellate di fondotinta, eye-liner e mascara... ma non fu questo a preoccuparmi; anzi, il look scompigliato "acqua e sapone" in cui mi ritrovavo dava molta luce ai miei occhi verdi ed ai miei capelli chiari.

Uscii dal bagno altrettanto di corsa, salutai gentilmente i tre uomini - che mi guardarono quasi impauriti e ancora imbarazzati - e scappai via da quel posto.

1958 - IN REVISIONEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora