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  «Andiamo, fratellino, apri questa cella! Cosa direbbe nostra madre se ti vedesse trattare così tuo fratello?»
«Mi bacerebbe in fronte per averti salvato la vita, idiota!» risponde Bambino dall'altra parte delle sbarre, seduto alla sua scrivania. «I ladri di cavalli qui di solito li impiccano.»
Trinità si lascia cadere sul pagliericcio nella cella. «Ma quale ladro di cavalli, quel vecchio rimbambito dovrebbe essermi grato per avergli portato via quelle bestie malate! Non ha dovuto nemmeno spendere soldi per farle macellare.»
«Ma perché perdo tempo a parlare con te?» Bambino incrocia i piedi sulla scrivania e spinge all'indietro la sedia, mettendosi comodo.
«E poi, è già la seconda volta che ti ritrovo sceriffo. Basta che ti perda d'occhio per un po' e subito ti metti sulla strada della legge, eh? Papà ne sarebbe devastato.»
«La gente di queste parti sembra pensare che chiunque sia abbastanza in gamba da stendere lo sceriffo possa prendere il suo posto. Chi sono io per contraddirli? Ho un ufficio, un letto, pasti gratis al saloon, e uno stipendio. Tutta roba che tu ti puoi scordare.»
«Non invidio il cuoco del saloon, lo obbligherai a fare gli straordinari.»
Bambino salta sulla sedia. «Porc... vuoi che richiami indietro quei cowboys?»
«Dai, a me non la dai a bere. Su cosa hai messo gli occhi? La banca?»
«Se pure avessi messo gli occhi su qualcosa, tu saresti l'ultimo a cui lo verrei a dire.»
Vengono interrotti da un furioso bussare alla porta. Bambino si alza con esagerata lentezza, sbuffando, e va ad aprire.
Un uomo alto e magro dall'aria nervosa, ben vestito, con folti baffi e una bombetta che rende la sua faccia ancora più lunga, entra sfregandosi nervosamente le mani.
«Sindaco...»
«Sceriffo, ci sono dei disordini al saloon di Clayton.»
«Umpfh... spero che sia per quello che non hanno ancora portato la cena per il prigioniero.»
«Dico sul serio, deve venire a vedere!»
«Ma sì, ma sì...» Bambino si avvia con passo lento verso la rastrelliera dei fucili. «Il problema qual è?»
«C'è un cinese che dà in escandescenze...»
«Uno? E come mai non l'avete già buttato fuori a calci?»
«Non... non riescono a fermarlo...»
«Va beh.» Bambino prende la doppietta e ci infila due cartucce caricate a sale grosso. Niente di meglio per far passare i bollenti spiriti a chiunque. «Tu sta' buono lì!» intima al fratello in cella.
Trinità allarga le braccia. «E dove vuoi che vada?»
«Umpfh.»
Bambino fa segno al sindaco di precederlo, ma quello si sfrega le mani e si guarda nervosamente intorno. «Ehm... se non le dispiace, io rimarrei ad aspettarla qui.»
«Umpfh... va bene, ma non dia confidenza al tizio in gabbia.»
Il sindaco annuisce vigorosamente e si precipita dentro l'ufficio, mentre Bambino si avvia per la main street.
Ormai è notte, e le poche finestre illuminate sono quelle dei locali notturni. I cinque saloon, le tre case da gioco, il bordello grande e quello piccolo. Ma ecco che si illumina anche la finestra del becchino. Deve aver fiutato l'affare.
Il saloon di Clayton è quello più vicino, nonché quello da cui arriva più baccano.
Bambino apre le porte a battente ed entra, trovandosi di fronte uno scenario che non differisce di molto da quello solito. Tavoli rovesciati, piatti e bicchieri sparsi per terra insieme a carte da gioco, dollari e persone, e un mucchio di gente che si agita e grida.
Ma qualcosa di diverso c'è: gli uomini che corrono avanti e indietro, cercando di nascondersi dietro ai tavoli o al bancone, invece dei soliti rissaioli ubriachi sembrano sinceramente spaventati.
«Che è questo casino?» tuona Bambino. Un giovanotto con lunghi capelli biondi indica un angolo del locale, prima di passargli dietro e correre via a tutta velocità.
Alcuni uomini si fanno da parte, e finalmente ecco il famoso cinese. Sembra giovane, ma con questi cinesi non si riesce mai a capire. Ha una lunga treccia che gli arriva fino al sedere, ed è vestito con abiti sporchi e logori. È evidentemente uno di quelli che lavorano alla ferrovia. O meglio, che hanno lavorato, dato che ormai il cantiere si è spostato parecchie miglia oltre il paese.
Tiene le braccia tese rigidamente davanti al petto, come un sonnambulo. Gira la testa con rapidi scatti, in un modo che ricorda un passero, così in fretta che è strano che non gli si sia già svitata. Soffia e sibila come un gatto, ma magari è la sua lingua.
«Questa sì che è una ciucca coi fiocchi.» commenta Bambino, poi nota i fori nella camicia, sporchi di quello che sembrerebbe sangue, se non fosse che è troppo poco.
«Attenzione!» urla qualcuno. «Non fatevi mordere!»
E allora Bambino nota gli uomini a terra che cercano di trascinarsi via con vistose ferite al viso e al petto, graffi attribuibili a un puma, e quello che se ne sta riverso sotto un tavolo, con gli occhi sbarrati e la gola squarciata.
Risuona un colpo di pistola, seguito da un altro. Sul petto del cinese si aprono due nuovi fori. Le pallottole lo attraversano uscendo dalla schiena, portandosi dietro pochissimo sangue. Il cinese non ha nemmeno sussultato.
Bambino apre la doppietta ed estrae le cartucce caricate a sale.
Il cinese sembra avere anche le gambe rigide, le tiene unite e piega a malapena le ginocchia, eppure riesce a fare un lungo balzo, lanciandosi contro l'uomo che ha sparato e afferrandolo per il collo.
Bambino inserisce due cartucce caricate a pallettoni da 9 mm e chiude la doppietta.
L'uomo cerca di liberarsi ma il cinese è troppo forte. Un altro interviene spaccandogli una bottiglia in testa. Il cinese si scrolla di dosso i pezzi di vetro scuotendo la testa in quel modo da uccello. Un'altra pallottola lo attraversa. Forse ha fatto qualche effetto, perché il cinese lascia andare l'uomo e saltella via, come se avesse le gambe legate insieme. Saltellando ruota su sé stesso, cercando altre vittime, fino a trovarsi di fronte al grande specchio dietro il bancone. Vedendo il suo riflesso emette un grido stridulo e porta le mani davanti al viso, e salta ancora per allontanarsi, un salto innaturalmente alto che lo porta a sfiorare il lampadario, atterrando poco distante da Bambino, che lo raggiunge con due lunghi passi e fa fuoco.
I due colpi sparati in rapida successione devastano la camicia del cinese e scavano una miriade di buchi nel suo petto, ma lui non sembra farci molto caso. «Per la miseria.» Sbotta Bambino. Il cinese protende le braccia verso di lui tirando indietro le labbra a scoprire i denti, che sono lunghi e affilati. Bambino indietreggia di un passo e brandisce il fucile come una clava, colpendo il cinese con una mazzata che gli rivolta, letteralmente, la testa all'indietro.
Forse i nervi che dal cervello portano gli ordini al corpo sono stati recisi perché cade a terra, ma continua a muoversi. I suoi arti rigidi scattano privi di controllo, scalciando e cercando di ghermire qualche caviglia.
«Questa dovevo ancora vederla.» sbotta Bambino. «Clayton! Ce l'hai un'accetta?»
La testa pelata del padrone del saloon fa lentamente capolino da dietro il bancone. «S-s-s-s...»
«Dammela.»
Il barista si infila in una porta che conduce sul retro, e torna qualche istante dopo con un'accetta che appoggia sul pavimento e spinge verso Bambino, rifiutando di avvicinarsi al cinese che ancora si muove.
«Umpfh.» Bambino raccoglie l'accetta e la usa per spingere in strada il cinese senza toccarlo. Dall'interno del saloon si sente una serie di colpi, poi Bambino rientra tenendo in mano l'accetta gocciolante sangue. «Anche a farlo a pezzi continua ad agitarsi.» afferra una bottiglia di whisky da dietro il bancone, ne beve un lungo sorso e torna fuori. Qualche istante dopo la notte viene rischiarata dal bagliore di un fuoco.
Bambino torna dentro. «E con questo spero che la pratica sia chiusa. Nel frattempo, qualcuno sa cosa diavolo fosse?»
Facce spaesate, occhi sgranati.
Bambino guarda la gente ferita e seduta per terra, e il cadavere abbandonato sotto il tavolo. «Qualcuno ha pensato di chiamare il segaossa, tra l'altro?»
Un ragazzo che non avrebbe l'età per frequentare quei locali a quell'ora raccoglie il cappello da terra e schizza fuori.
«Umpfh. Qualcuno lo conosceva, almeno?»
Le facce non mutano espressione.
«Va beh. Vado fuori a controllare la cottura. Mandatemi il doc quando ha finito qui.»
Il dottore esce dal saloon mezz'ora più tardi, affiancandosi a Bambino che sta osservando gli ultimi resti fumanti del cinese.
«Com'è la situazione, doc?»
«Ho fatto portare il vecchio Smitthy nel mio studio, dovrò tenerlo sotto osservazione per un po', ha perso molto sangue. Ha tracce sul corpo che sembrano causate dagli artigli di un animale, ma gli altri giurano che è stato il cinese. Abbiamo contusioni o graffi, molti dei quali causati semplicemente dal correre uno sull'altro per tenersi lontani da quel... coso. Purtroppo non c'è stato nulla da fare per Bryan Malcolm. Quel cinese gli si è attaccato al collo come una sanguisuga, e quando sono riusciti a staccarglielo ha iniziato a sprizzare sangue come una fontana. Clayton avrà bisogno di un bel po' di segatura per il pavimento.»
«Dice che l'ha morso per... mangiarlo?»
«Hanno raccontato che sembrava che gli stesse succhiando il sangue. Doveva essere impazzito.»
«La pazzia non spiega come abbia potuto sopravvivere a tutte quelle pallottole in corpo, né saltare fino al lampadario.»
«I pazzi spesso dimostrano una forza maggiore del normale, e una resistenza al dolore...»
«E continuano ad agitarsi dopo che li hai fatti a pezzi?»
Il dottore si stringe nelle spalle. «È un peccato che non ne sia rimasto niente. Mi sarebbe piaciuto potergli fare un'autopsia.»
«Una che?»
«Esaminare il cadavere...»
«Stregonerie da scienziati. Può esaminare le ossa, se vuole, quando si saranno raffreddate. Dia un'occhiata ai denti. Si metta solo d'accordo con Lenny.» Bambino indica la soglia della bottega del becchino, dove il longilineo Lenny si sta sfregando le mani soddisfatto.
«Va beh, qui continui lei.» Bambino si avvia verso il suo ufficio.
«Un momento, sceriffo! Non indaga? Qualcuno saprà chi era questo cinese!»
«Sì, sì, domani vado a chiedere ai cinesi se ne manca qualcuno. Ora me ne vado a letto.»  

Attento Trinità... Arrivano i vampiri!Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora