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  Trinità corre dentro la casa da gioco dove per poco non ha ripulito quei tre imbecilli di tutti i loro risparmi. Non c'è nessuno, ovviamente, hanno tutti risposto alla chiamata di suo fratello. Dà un'occhiata fuori: il vecchio non è ancora riuscito a riaggiustarsi il collo, ma sta caracollando dalla sua parte.
Si lancia dietro il bancone, cercando una corda. Non la trova, allora strappa alcuni cordoni dalle tende. Fuori, il vecchio si avvicina, con la testa ciondolante.
Corre verso il cinese immobilizzato in mezzo alla sala, che è rimasto lì da quando Hu Ciao (o era Miao? Fondoschiena indimenticabile, comunque) gli ha attaccato il foglietto alla fronte.
Abbassa le braccia del cinese in modo che siano vicine al corpo, ma tornano su di scatto. Ci riprova, e alla fine è costretto a tenerne giù una con una mano e l'altra con un piede mentre arrotola la corda intorno al corpo del cinese con la mano libera e i denti. Gli blocca allo stesso modo anche le gambe, e quando sta usando l'ultimo pezzo di corda per imbavagliarlo si volta a guardare oltre la porta.
In strada, il vecchio finalmente riesce a prendersi la testa tra le mani e a rimetterla al suo posto con uno schiocco da far digrignare i denti. Fissa Trinità con un'espressione colma d'odio, protende le mani verso di lui e si solleva da terra di qualche centimetro, scivolando in avanti come una barca su un fiume.
«Oh, mamma.» Trinità serra il nodo in modo che il cinese non riesca a chiudere la bocca e gli stacca il foglio dalla fronte.
Il cinese riprende vita e cerca di azzannare Trinità, ma perde l'equilibrio e cade faccia a terra. Trinità lo lascia lì a rosicchiare la corda e si volta a fronteggiare il suo capo.
Le porte si spalancano di schianto staccandosi dai cardini un attimo prima che il vecchio le tocchi. Scivola dentro con le fauci spalancate e i lunghi baffi sollevati da un vento soprannaturale.
Trinità scappa, incalzato da vicino dal vecchio. Salta e si puntella sul bancone del bar, saltando ancora all'indietro, superando il vecchio che non riesce a sollevare le mani in tempo per ghermirlo e va a sbattere contro il bancone. Trinità si appende al lampadario facendolo oscillare vistosamente. Il vecchio si gira, ringhiando, appena in tempo per assistere all'oscillazione di ritorno di Trinità, che lo colpisce di nuovo con gli stivali mandandolo a sbattere la nuca sul balcone, un colpo che avrebbe avuto ragione di un toro. Il vecchio cade a terra, ma scuote la testa e si sta già rialzando. Trinità ora è in piedi sul bancone e tira con forza il pesante lampadario, staccandolo dal soffitto e facendolo cadere proprio sul vecchio, che emette un urlo stridulo. Trinità salta giù dal bancone e schiaffa il foglietto sulla fronte del vecchio prima che riesca a spingere via il lampadario.
Il vecchio si immobilizza in quella posizione, con la bocca spalancata a mostrare i denti aguzzi. Trinità raddrizza la schiena con un lungo sospiro.
«Uff... credevo che non saresti più andato giù, vecchio.»
Ora che la situazione si è tranquillizzata riesce a sentire il baccano proveniente dal bordello. «Ehi, laggiù si stanno divertendo!»
Trinità corre fuori, ansioso di menare le mani, saltando il cinese legato che morde l'aria. Non si accorge che le dita della mano destra di Guo Peng si stanno contraendo impercettibilmente.  

Attento Trinità... Arrivano i vampiri!Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora