Epilogo.

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"Ommioddio, abbiamo fatto goal!"

Louis addittò con fin troppa esuberanza il piccolo schermo, agitando nel mentre un pugno in aria come per incoraggiare i calciatori, pur sapendo di non essere minimamente visibile, imitato subito dopo dal piccolo al suo fianco.

Harry visionava il tutto confuso, sentendosi troppo stupido persino per chiedere a quale delle due squadre stessero facendo il tifo poiché, a suo parere, entrambe si presentavano difficili da identificare.
E poi quei colori non andavano mica di moda!

"Papino, tra poco vinciamo vero?"

Chiese Thomas, sollevando l'accaldato viso per incrociare gli occhi azzurri di Louis, esattamente uguali ai propri, e sorridendo al suo "Certo Campione, noi vinciamo sempre."

"Perchè sta rincorrendo la palla?"

Si ritrovò a domandare il riccio, sollevando entrambe le sopracciglia non appena due sguardi perplessi lo inchiodarono sul posto.

"Dai, vatti a mettere una tuta che io e Thomas ti diamo qualche dritta sul calcio."

Tuta? Calcio? Non erano cose commestibili e neanche alla moda, dunque ciò le rendeva un vero e proprio orrore, ma come negare davanti a loro due?
Riluttante abbandonò la postazione comoda, giá maledicendosi per la domanda azzardata, e ritornò solo dopo aver indossato degli indumenti... sobri.

"Dio amore, perchè ti sei messo quella felpa piena di glitter? E i pantaloni.."

"Io a differenza di quelli ho stile."

Puntalizzò allora, con una punta di superiorità, alla quale sia il bimbo che Louis non riuscirono a trattenersi dall'alzare gli occhi al cielo, gesto che li rese ancora più simili nonostante la capigliatura diversa.
Difatti Thomas aveva gli stessi tratti di Louis, ma la massa di riccioli color cioccolato appartenevano invece ad Harry.

"Dai, muovete le chiappe."

In poco tempo il bimbo già stringeva tra le manine paffute un pallone rosa, colore imposto dal padre riccio, impaziente di condurre i due nel piccolo giardino sul retro.

"Allora, questi due paletti..."

Iniziò Louis, mentre stringeva tra le mani due arnesi abbastanza robusti e li piantava con movimenti fluidi sul terreno morbido.

"Segnano la porta, che è protetta da un portiere, il cui ruolo è quello di non far entrare la palla."

Harry piegò il capo di lato, assimilando le nozioni e applicandole, mentalmente, alle partite già 'seguite' dal salotto di casa.

"Si, ma perchè?"

La mano di Thomas si chiuse intorno alla sua, costringendolo a chinarsi alla sua altezza per "Papino, non c'é un perchè, si gioca e basta." mormorare al suo orecchio, lanciando poi un'occhiata significativa all'espressione corrucciata del maggiore.

"Oh, okay okay."

Lo rassicurò, nonostante i numerosi dubbi che gli affollavano la mente.
Quindi divaricó le gambe, accovacciandosi davanti alla porta improvvisata in attesa del pallone, che agilmente si stavano scambiando Louis e Thomas con reciprochi apprezzamenti sul metodo adoperato.

E finalmente arrivò, solo che non colpì la rete, e neanche le mani tese di Harry, bensì la sua faccia facendolo proiettare rovinosamente all'indietro.

"Oh Dio, scusami amore!"

Quando il riccio riaprì gli occhi, i due visini preoccupati colmavano la sua visuale sfocata, inducendolo a sorridere per l'attenzione ricevuta, quindi si sentì in obbligo di sminuire la questione.

"Nah, sto benissimo... solo oh.. è sangue?"

O almeno quella era la sua intenzione, dato che dopo neanche aver terminato la frase già si portava le dita sul labbro ferito, rimuginando su un possibile testamento da fare alla sua famiglia.
Thomas inevutabilmente aveva gli occhietti sbarrati, preoccupato per il destino del suo papà, e se non fosse stato per la risata fragorosa di Louis si sarebbe addirittura messo a piangere.

"Dai Thom, curiamo il papino come solo noi sappiamo fare."

Un luccichio di risolutezza guizzò nelle iridi azzurre del piccolo che, allargando le braccia, si avvinghiò teneramente ad Harry, seguito a ruota dal maggiore.

"Hello Kitty, stai davvero piangendo?"

"È che... non so a chi dei due lasciare la mia costosa giacca, insomma essendo rosa starebbe bene ad entrambi!"

I suoi interlocutori si scambiarono uno sguardo eloquente di puro terrore, dovuto all'idea di indossare il capo appena citato, e a quel punto Harry non riuscì a trattenere una un ghigno divertito.

"Scherzo, quella giacca me la porterò anche nella tomba, solo.. vi voglio bene."

Concluse, rafforzando la stretta dell'amplesso e contagiando le ragioni del suo sorriso con la propria risata.
E, davvero, in quel momento sentiva che la sua vita era completa:
Ogni pezzo del contorto puzzle che la costituiva era incastrato al posto giusto, senza la minima imperfezione a renderla spiacevole, e il tutto era partito da un semplice "Sai, mi piacerebbe strapparti quella camicia da dosso, ti lamenteresti?" insomma, chi l'avrebbe detto?

The End.

pink ; larry mpregDove le storie prendono vita. Scoprilo ora